lunedì 30 dicembre 2013

In giro per Napoli

Ci sono scoperte che fai di cui in passato ne hai solo percezione, sempre contrastante.
Napoli è una di queste.
Il contrasto rimane ma la possibilità di vederla ti aiuta ad apprezzarlo e capire che il bello non è questione di perfezione ma al contrario proprio l'imperfetto rende lo scarto tra le cose la zona dove nascono certe emozioni . Il bello esplode laddove c'è il misero
È stata una visita di un giorno ma vuoi già tornare.
E di nuovo rimanere a guardare quel confine, dove il senso perde e rimane solo stupore!

martedì 22 ottobre 2013

Urla così sei il più credibile, in cerca di un non-senso

E' innegabile.

Se urli più forte, vinci.
Ma vinci cosa?
Cosa?

Ennesima polemica politica (Napolitano e il Fatto Quotidiano) per esempio.

Mai come in questo periodo (frase stra-abusata, purtroppo) si riesce a capire qualcosa.

Solo rumore, spesso fastidioso.

Fai fatica a capire nel frastuono.

Se non capisci, tendi a travisare.
Travisando, ti inserisci nel giro pensando di dover dire qualcosa di importante.

Che forse non ha senso.

Ecco, la ricerca di senso sta diventando vana.
E ci sta anche la frase fatalista che nulla ha senso ma sappiamo tutti che non ci crediamo fino in fondo.

La logica esiste perché ne hai bisogno, quando ne hai bisogno. né più, né meno.

Al di là delle ricerche filosofiche del Senso, qui intanto sta diventando il Caos.
Un Caos sistematico, molto meno imprevedibile di quello che pensi.

Perché pensi che sia uno stato voluto, dove è meglio annaspare che fermarsi, raccogliersi, sentirsi e prendere una decisione.

Non frutto di una disperata necessità di movimento (pur di non sembrare fermi agli altri e a se stessi), vittima di uno stato di accelerazione mentale in un realtà proiettata di immobilismo.
Ma un profondo, autocosciente, atto di responsabilità.

A toni potenti suoni bassi





martedì 15 ottobre 2013

Basta cambiare aria

Sarà essere a 600 km lontano da casa.
Sarà sentire tante voci diverse.
Sarà parlare di cose che in fondo si ridimensionano.
Sarà...

L'importante è portarsi dietro qualcosa.
Lasciare che sedimenti.
Poi qualcosa ne uscirà fuori.
È quello che ti riprometti.
Sarà...

mercoledì 9 ottobre 2013

Il succulento gusto dello sangue sterilizzato

Vorresti parlare di cose belle ed interessanti (almeno quelle che ti sono venute agli occhi) ma non ce la fai.

Perché subito vengono spazzate via da un sentimento dirompente che ti nasce da dentro e non vuole altro che uscire a valanga.

La chiami Rabbia, Incazzatura, Frustrazione, vedi un po' quello che calza meglio.

Quindi pronto per seguire il tuo istinto, esci dal tuo mondo interiore e ti affacci al mondo.
Accendi la TV e la gente urla di professione.
Apri Facebook, Twitter o altri social network e la gente non fa che litigare.
Ti dici che uscendo di casa le cose cambiando ma ti rendi conto che invece di Buongiorno ti esce un Vaffanculo.

Ora, fermati.
Respira e cerca di pensare.

Chiediti perché.

Ci vuole fatica.
Basta anche una semplice battuta o una piccola buca sul vialetto di casa e perdi la concentrazione.

Ritenti, ci provi di nuovo magari con un maggior astrazione (perché ce ne vuole).

Perché si è sempre più spesso uno contro l'altro, tutti contro tutti! Dove ogni idea è una battaglia, ogni opinione un affronto, ogni sentimento un abominio!

Cosa cacchio ti/ci sta succedendo?

Per ognuno di noi, cerchiamo di risponderci.

Per capirci.

Altrimenti moriremo di rabbia e di crepacuore.

Che ne pensate?

giovedì 26 settembre 2013

Tutti i talk show che vuoi....e non desideri

Avevi in mente una serie di post relativi alla comunicazione nell'era digitale.

Il primo riguarda i millemila talk show che oramai imperversano nei vari canali generalisti, insieme ai programmi di cucina e di gente che canta.

Avete notato quanti ce ne sono?
Vi siete chiesti come mai?

Beh, innanzitutto costano pochissimo e rendono parecchio.
Molteplici pause pubblicitarie e costi di produzioni bassi.
Ai politici piacciono troppo perché senza tante stronzate che dicono non farebbero notizia.
Ai non politici fa figo crearsi proseliti tra il pubblico smerdando il personaggio di turno.

Da semplice spettatore ti chiedi spesso: "Ma alla fine che hanno detto? ho capito qualcosa?"
Cercate di filtrare la rabbia e la partigianeria che suscitano.
Non è facile perché tante cose ci toccano troppo da essere obiettivi relativamente ai fatti/dati che ne escono fuori.

E' come essere in una riunione dove si presume ci sia un'agenda ma dopo appena due minuti già le urla e le frustazioni la fanno da padrona.
Per poi uscirne (dopo le classiche due ore) senza aver concluso nulla e chiedendoti "perché.".
Col punto e non quello interrogativo.
Perché la risposta non è necessaria, come se lo scopo non sia cercarla.
Ma vomitare parole in un tremendo flusso di coscienza.
Anzi un flusso di viscere, spesso putrefatte.

martedì 24 settembre 2013

America...Il grande social network

I tuoi viaggi te li porti sempre dentro.
Sedimentano lentamente o bruscamente ma riemergono improvvisamente, come piccole rivelazioni.
Se poi si tratta di un viaggio fatto nel paese straniero che meglio conosci perché cresciuto ed educato anche dal suo immaginario collettivo, quasi paragonabile ad un patheon, moderno ma allo stesso modo efficace e rappresentativo.

Quale chiave di lettura scegliere?

Così una sera te ne capita uno che sembra essere calzante.

Ho rivisto "The Social Network".
Il film sulla creazione di Facebook, diretto da David Fincher e scritto di Aaron Sorkin.
Al di là della fattezza (notevole) del film, realizzi che la storia parla dell'America e di come sia l'unico posto dove un social network di tale portata poteva nascere.

E' il paese delle possibilità, del mito del self made man, delle idee e delle parabole del successo.

E' anche il paese che ha un tremenda capacità di parlarsi, farsi conoscere tra le sue molteplici razze e caste.
Andando in giro è straniante vedere un tale miscuglio di gente diversa, che apparentemente si mischia e socializza ma tremendamente legata al proprio mondo, fatto di storia lontana, legata ai propri antenati quindi in qualche modo traslata senza essere necessariamente vissuta.
Ed in parallelo corre la sua storia recente, fatta di microfatti diventati miti (come i personaggi mitici dei piccoli villaggi di provincia) a compensare La Storia mai avuta se non importata dal gruppo etnico di provenienza.
Il tutto contornato dai una terra devastante per quanto è immensa, eterogenea, ancestrale e potente.

Ecco, quello che mi ha colpito è questa necessità di comunicare, fatte però attraverso artifici (come ora i computer) o mille e una regole sociali, che tappezzano ogni singola azione che decidi di intraprendere, nell'ottica di preservare un senso civico necessario.
Sia chiaro, la cosa in sé non è negativa (detto da chi proviene da un paese del "faccio un po' come cazzo mi pare").
Non è questione di paragone, almeno non in questo discorso (e ci sarebbe da autoflagellarsi se lo importassimo un minimo in Italia).
Lì tutto cambia (il paesaggio) ma tutto è esattamente dove deve essere. le tue abitudini sono possibili in ogni villaggio, a portata di macchina, luogo principe del nostro isolamento sociale

Nel film si costruisce una rete di amicizie virtuali, nell'ottica di essere visti da tutti ma alla fine, anche col successo, non si è mai detto veramente quello che si prova, si sente, si vive con chi fa parte della nostra vita.
Anche FB è la nostra vita ora.
Solo che quando si è online si è anche lontani, su una rocca, pronti ad urlare al mondo quello che si vuole.
Se ci pensi anche tu stai facendo lo stesso. Nessuno ne è esente.
Non è solo FB ma anche altri media come il cinema, la TV o i fumetti. La quasi psicotica necessita di narrare, raccontandosi, spiegare e spiegarsi, perché sembra quasi non riesca ad essere chiari.
Una sorta di lotta senza fine perché spiegare gli USA è una cosa impossibile.

Alla fine però succede.
Ti fermi e finalmente riesci a parlare con la gente, con le persone.
Ed una cosa stupenda.
Perché risulta dannatamente semplice. Entrare per pochi minuti nell'imperscrutabile.
E capisci, in maniera incosciente.
Però ti basta.
Perché quello che hai sempre cercato e voluto è cercare quella sensazione di essere dentro un grande sogno.
Nel tuo splendido immaginario.

sabato 7 settembre 2013

On the road again - Giorno 15 - Avvicinamento a Denver...e al rientro

Quando 5 ore teoriche di macchina diventano 7.
Ed incontri un traffico assurdo per motivi ignoti ed incomprensivi sulla interstate 70, oltre al traffico di Denver che somiglia vagamente a quello del raccordo di Roma.
Pensavamo si fossero riesumati i dinosauri per spiegare l'evento.
La giornata e' stata allietata poi da uno sconto di 20 dollari per aver intasato noi il bagno del motel.
Le risorse in tempi di magra sono infinite.

Il Colorado e' lo stato dalle mille sfaccettature. Altri canyon, boschi, laghi, montagne.
Tutto immerso in un atmosfera western.
Il ritardo di oggi non ci ha permesso di fare una capatina a Denver citta'.
La stanchezza e' alta e ci aspetta praticamente un giorno di viaggio per rientrare, stremati considerando le temperature polari dell'aereo e i sedili che ovviamente non sono fatti per dormire.
Quindi domani non postero' nulla.
Al rientro, dopo aver metabolizzato tutto, parlero' di questa America vista nella sua vastita'.
E' stato il primo viaggio di piacere di cui ho tenuto un diario.
Il precedente era anche di lavoro.
Gli Stati Uniti si prestano ad essere raccontati, pieni come siamo anche noi italiani di un ricco immaginario di questo paese.
Altri viaggi possono essere piu' intimisti.
Questo e' stato fatto molto di casualita' e di poca programmazione.
Perche' qui e' possibile perdersi e ritrovarsi.
Bastano 4 case in croce ed un motel.
Ciao

venerdì 6 settembre 2013

On the road again - Giorno 14 - Mesa Verde

Forse per capire tutto il sud ovest degli Usa può essere utile vedere il sito di mesa verde.un sito archeologico in nord america. Proto nativi americani che scompaiono improvvisamente dopo aver costruito villaggi tra le rocce.
Un bel mistero.

Oggi per avvicinarci a Denver ci siamo persi nel Colorado. Beh è stato singolare. Si passa da paese tristi anche nel nome, Dolores, a certi fashion come Telluride. Altri col simbolo di un castoro gigante.Altri con tipi che ti inseguono con un paio di corna di bufalo sul cofano. Poi entri in locale e il mondo fuori sembra scomparire perso cercando di sopravvivere ad una buffalo wings da fiamme e le rib infinite.
La chicca della giornata è stata la guida per mesa verde. Era un ranger del parco.indovinate il nome? Come poteva chiamarsi se non john Wolf? Subito si è richiamato alla testa il manuale delle giovani marmotte. Stessa saccenza mista a saggezza aggiunta di cabaret.tutto questo con i minuti contati perché qui tutto ha già dei tempi stabiliti. Mah

giovedì 5 settembre 2013

On the road again - Giorno 13 - Monument Valley

Dopo giorni di tempo variabile, con sole e lampi all'orizzonte, oggi una giornata di sole cocente.
Che con il rosso delle mese della Monument Valley ci sta tutto.
Percorrere il tratto sterrato del parco rende la visita quanto di piu' suggestivo ci possa essere.
E il pensiero corre verso le vecchie immagine del mito cinematografico del vecchio west. Spazi enormi e una lotta per la conquista di ogni singolo metri diventa un'odissea.
All'improvviso un indiano arriva al galoppo e tutto prende un sapore di altri tempi.
A scriverle certe cose sembrano di una banalita' allucinante.
Beh, tutto questo viaggio sembra un continuo susseguirsi di salti nel proprio immaginario e questo luogo forse ne e' la summa.
In territorio Navajo, nell'immensa e ancestrale altopiano che prende il nome di Colorado Plateau.
Un luogo letteralmente segnato, fregiato, eroso dal tempo e dalla natura.
Luoghi immensi che da italiano difficile riesci a cogliere, anche se scafato da altre esperienze di viaggio in luoghi similari.
Quando si programma in viaggio nel grande ovest americani non ci si rende conto delle distanze.
Sono immense.
Ma forse il punto e' che lo si fa in mezzo al nulla pieno di altro. per tornare nella civilta' standardizzata americana, in continui salti culturali e capisci forse perche' a tanta forza si reagisce con un terraforming eccessivo.
Ho bisogno di tempo per elaborare certe sensazioni poiche' gli input sono tanti e spesso contrastanti.
Spiegarseli all'italiana si pecca nel profondo.

Per esempio, stasera arriviamo a Cortez nel Colorado.
Una citta' piu' grande del solito in queste zone. Si esce per cena in un ristorante dove non c'e' la licenza per l'alcool, condotto da un veterano che chiede di supportare le truppe del proprio paese.
Cena casereccia. Gente semplice a tavola. Semplice in senso positivo.
Poi il bisogno di una birra si fa incessante anche perche' ieri non e' stato possibile berla visto che in territorio Navajo e' vietato l'alcool.
Il paese alle 21:30 e' gia' morto ma troviamo un locale con un po' di giovani.
Cantano al karaoke canzoni principalmente country. Divertendosi.
Beh, e' stata una serata bellissima. un piccolo tocco di America, autentica. Uno dei motivi che per me fa un vacanza un'esperienza memorabile.
Una serata semplice. Un sacco di risate.
Ed anche se alle 23 i giochi si chiudono ti ritieni appagato.
Di esserci stato anche per poco tempo. in un luogo che ragiona a ritmi lenti (la gente) e in milioni di anni (il territorio).

mercoledì 4 settembre 2013

On the road again - Giorno 12 - Grand Canyon

Difficile dire qualcosa di non detto sul Grand Canyon. Va visto ma soprattutto attraversato.non avendone avuta la possibilità rende il tutto mancante di quel quid di essenziale. Sono sceso per pochi metri (in altezza) e posso dire di aver iniziato un'emozione.che cresce dentro di te mano a mano che scendi. Vedi sentieri, gole e strapiombi.poi vedi il Colorado, causa di tutto che quasi si nasconde dalla vergogna per quello che ha fatto. Poi scendere è come viaggiare nel tempo. In termini di milioni di anni. Dentro la Terra.

La Madre Terra casa degli indiani i nativi americani. Nomi di merda perché loro si indentificano per nome della tribù. Qui ci sono Navajo ed Hopi. Segregati in terre belle ed ostili. Con una strana sensazioni mista di atmosfere metà ottocento, modernità di rimessa, assistenzialismo, orgoglio, turismo. Dovessi definirla meglio non ci riuscirei. Non ho avuto modo di parlare con uno di loro e quello che rimane è solo superficie erosa come nei Canyon o nelle mese. Tutto cambia a seconda della luce. E degli occhi che usi per scorgere i confini

martedì 3 settembre 2013

On the road again - Giorno 11 - Bryce canyon and more

La passeggiata dentro il Bryce è quanto di più evocativo ci voleva in questo viaggio. Scendere e salire sotto gli hoodos, sudando e coprirsi di polvere rossa sa di ancentrale. È tornata ciclica la voglia di riappassionarmi di geologia. Uno dei motivi di tanti viaggi in giro per il mondo. È allucinante come in questa zona sia avvenuto di tutto e il suo contrario . scendere fino al lago powell è come fare un viaggio a salti di milioni di anni. Poi per una strada interrotta perdersi in mezzo al nulla e scoprire la nazione Navajo per arrivare tardi nel grand canyon. Il viaggio è stata la riprova del sistema a ghetto di stampo americano.in poche miglia si passa dai mormoni ai nativi americani. Il tutto in luoghi immensi e da sogno...per un viaggio ma viverci è un'altra cosa. Ci tornerò sopra nelle riflessioni post viaggio.con un computer davanti invece di un cellulare. Comunque le distanze sono immensi ed i paesi che si incontrano minuscoli. I motel sono effettivamente dappertutto ma si macinano miglia come non mai.

Se il Nevada è brullo e lo Utah molto verde e rosso, l'Arizona è un immenso susseguirsi di canyon dai mille colori.sulla California ci tornerò in dettaglio. Le cose da dire sono tante ma lo è anche la stanchezza!

lunedì 2 settembre 2013

On the road again - Giorno 10 - Zion park

Lasciata Las Vegas con un misto di sensazioni contraddittorie, si ritorna nella terra brulla del Nevada. Un lungo altopiano desertico intervallato da montagne e paesi che non capisci mai pienamente come facciano a resistere da quelle parti.a parte l'ovvia risposta dei casinò. Appena raggiunta l'Arizona, solo poche miglia, e lo Utah tutto cambia. Cadi letteralmente nei canyon multicolore e comincia a sbucare anche una vegetazione più rigogliosa.prima preghi per non trovare strade bloccate dall'improvvise inondazioni per pioggia, poi entri nel silenzio e la maestosità di Zion. Ora, tolti i discorsi contemplativi che ognuno si fa ma diventano noiosi e banali raccontandoli, ti colpisce come in mezzo ad una valle tu possa andare in autobus, sostando dove vuoi.tutto organizzato bene e senza caos. Gli americani hanno ritmi lenti ma sanno rendersi semplice la vita.anche per godersi la natura.
Calandosi nelle realtà dei paesini dove si dorme, dopo saint luis lungo la pacific highway sull'oceano e shoshone ( con la leggenda di tale charles brown sfigatone pistolero divenuto senatore) nella valle della morte, oggi tocca a springdale.
Luogo noto per la famosa bumbleberry pie. Con annessa leggenda di folletti. Non ho ben capito che bacche siano ma con la camereria è stata una buona occasione per attaccare bottone. Zion comunque rimane nel cuore. Soprattutto vedere la roccia che piange da secoli sulle rosse pareti del canyon!

domenica 1 settembre 2013

On the road again - Giorno 9 - Las Vegas

L'afa assurda che si respira nella Death Valley può riuscire a non farti dormire e a farti alzare prestissimo se vuoi visitare qualcosa decentemente. Il segno di sottrazione, riduzione all'essenziale lo si prova costantemente durante le infinite miglia che ti separano dal mondo. Il paesaggio parla al tuo cervello usando il linguaggio del silenzio. A -85 metri sotto il livello del mare hai piena la percezione dei tuoi limiti. Mentre cerchi di elaborare bevendo acqua per la disidratazione arrivi a Las Vegas.dal nulla spunta e subito esagerata ti investe.pensi all'eccesso e quanto costa mantenerlo. Un enorme giocattolo. Finto e trash. Soltanto che, riflettendo su tanti atteggiamenti degli americani nell'affrontare la vita, capisci quanto sia legata a questa società. È una macchina ben oleata retta da una società che forse qui sa essere meno bigotta di quanto non debba ammettere.
Guardando la gente alle slot e giocandoci tu stesso, riesci ad intuire cosa c'è dietro: la speranza.
Per un futuro migliore. Esente da particolari costrutti intellettivi, desideri sperare nella svolta. Che sia denatosa o di altro tipo, qui speri.inutile stare a dire che non conta solo il denaro nella vita. Conta crederci.anche solo un centesimo e giù un altro giro.
Poi ne parlerò in un post più corposo perché il discorso è molto corposo.
Oggi poca roba trash. La stanchezza ti rende meno operativo anche per fare il buffone.

Ps. ovviamente ho perso sia alle slot che alla roulotte.  Sigh

sabato 31 agosto 2013

On the road again - Giorno 8 - Verso il deserto

Passare dell'oceano al deserto è lavorare di sottrazione. Nel primo caso si è proiettati verso le infinite possibilità. Anche solo potenziali. Le brezze portano sollievo e si aspetta soltanto contemplativi il tramonto (o l'alba). Stasera sullo zabriskie point c'era sempre il tramonto. E il deserto. Il caldo insopportabile e nessun apparente approdo.
Non fai ritrarti, raccogliere tutte le energie, cercando sollievo nel dissetarti. Gli occhi sono stanchi, appesantiti.

Mi son pentito di non aver indossato le lenti. Il deserto perdona poco però...basta che il sole la smetta con la sua oppressione e si metta da parte.in un gioco più democratico con gli elementi. Così anche per occhi stanchi appaiono miraggi.

venerdì 30 agosto 2013

On the road again - Giorno 7 - San Diego

Arrivati quasi al confine sud della California, pensavo di sentire di più aria di Messico. Per carità, c'è stata a cena nella old town ma sapeva di artefatto. San Diego è una città moderna.una baia carina e decisamente troppi ristoranti. Trovare un negozio è stato più duro del previsto.in compenso la visita nel supermercato farmacia è stata illuminante. Vendono ciò che dovrebbe curarti con ciò che far stare, tipo junk food!
In compenso ho trovato la prima cassiere veloce fino ad oggi.
I californiani sono lenti.ieri un'ora di fila per fare il biglietto per gli studios.fila di 20 persone.

Detto ciò anticipo che il momento trash è stato fare il bucato in una lavanderia. Beh con qualche pantalone con parti di metallo ho rischiato di rompere il dryer.

Tutto ciò per arrivare al momento più bello.
Ve lo dedico.dico solo che sentirlo all'improvviso mi ha regalato un brivido.

giovedì 29 agosto 2013

On the road again - Giorno 6 - Los Angeles.

Diciamolo subito.questa città non è così brutta. Il problema sta nel cosa si vuol fare o vedere. Immensa anche nelle sue sfaccettature ma sicuramente spersonalizzante. Oggi negli studios storici della Universal.praticamente il paese dei balocchi. Il discorso di ieri è sempre più vero.ci mancano i sogni. Continuano i flash di cose viste tante volte.
I set montati visti da vicino rubano un po'di magia, devo essere sincero però.
Dopo una giornata ludica ci siamo diretti a san diego.il momento trash di oggi è decidere di comprare delle patatine che in mezz'ora non avevo ancora capito a che gusto fossero.mi hanno anche macchiato ed unto le dita. Domani laudry automatica.ci sarà da ridere!

mercoledì 28 agosto 2013

On the road again - Giorno 5 - Strada Oceanica 1 - seconda parte

Questa seconda parte della strada è meno bella e più brulla. Le temperature si stanno alzando e sto emergendo dal permafrost di Frisco.
Santa Barbara villoni e riccume come se si fosse in una città mediterranea vicino al mare. Malibu carina coi suoi km di spiagge.poi vengono le città di los Angeles. Uso il plurale perché ce ne sono tante. Venice e santa monica molto di mare.poi km di diversi quartieri e arrivi sulle colline di Hollywood. Tanta gente che appare.
La cosa strana è che leggendo tanti nomi dei luoghi la tua memoria viaggia e in qualche modo pensi di conoscerli.
Fatto parte di te anche se non hai vissuto lì ma l'hai comunque fatto.
C'è una mitologia moderna, popolare che nutre l'immaginario di chi ci vive e non solo.
Di questo provo un po' invidia per gli americani. È opinabile che sia finto ma oggi quando guardiamo i nostri miti moderni non possiamo certo competere coi Cesaroni.
Sono sempre convinto che oltre alla cultura alta ognuno di noi ha bisogno anche della fantasia libera anche infantile.
Domani Studios e chissà che ne uscirà fuori.
Momenti trash? A parte aver comprato cose ignobili, mai dare per scontato cosa ordinare per colazione.della serie "il nuo gusto:al tutto insieme".il quinto gusto dopo il salato, il dolce, l'amaro e l'aspro. Mah

martedì 27 agosto 2013

On the road again - Giorno 4 - Strada oceanica 1.parte prima

Lasciata Frisco con la sensazione di dover rimanere ancora per goderne tutte le sfaccettature, abbiamo preso la strada 1 della California. Per chi non lo sapesse è la strada che costeggia l'oceano praticamente dal canada al messico.beh mai avrei immaginato scenari così fuori dal mondo. Scogliere e spiagge. Km di curve in saliscendi. Parchi e piantagioni. Città deliziose come monterey e santa cruz. Soprattutto però km di strada senza anima viva.poche macchine e scenari grandiosi. Una California che non ti aspetti se pensi quanto sia popolata.
Chi mi conosce sa quanto il paesaggio della costa soprattutto oceanica eserciti un fascino quasi straziante.beh sono contento di avervi guidato.

Per il momento trash scelgo la lite che ho avuto col navigatore elettronico per fargli prendere la strada 1 invece di quella obbligata da lui . c'è mancato poco che non lo sfrullavo dal finestrino.
Lo odio visceralmente.
Sk è salvato solo perché abbiamo trovato subito un motel. Domani direzione LA con tappe santa barbara e malibu!
Macinando km, anzi miglia!

lunedì 26 agosto 2013

On the road again - Giorno 3 - San Francisco bay

Oggi primo contatto con l'oceano pacifico. Ogni volta è sempre devastante. L'oceano e la nebbia...
Fatto un veloce passaggio al nascosto golden gate. Poi direttamente napa valley con passaggio a sausalito.
È stato un flash.sembra di essere in una campagna del sud Italia se non fossero i cartelli a ricordati che gli americani possono molte cose, come tentare di clonare il nostro territorio. Il tutto sotto un sole cocente ma con il vento freddo.
Quindi terzo giorno di freddo. San Francisco gelida.
Dopo visita al campus di Berkeley. Sì, immaginate bene.essere lì nel 69 sarebbe stato bello. Anche nei miei anni universitari.anche se non ero così intelligente come una tipa da starbucks che studiava fisica quantistica sorseggiando un caffè. Carina.aveva tutta la mia stima.
Di ritorno a san Francisco, sono fiorite constatazioni pesante sul come i californianj guidino e gestistano il traffico.
La tappa serata è stata di nuovo chinatown dove ho mangiato quello che mi dicono essere la vera cucina cinese fuori dalla città. Ovviamente comprate altre cazzate. Domani si parte verso sud e ci muoviamo seriamente.

domenica 25 agosto 2013

On the road again - Giorno 2 - San Francisco

Essere originali e' cosi' ordinario.

Questo, in soldoni, il pensiero che mi viene pensando al quartiere Haight di San Francisco, quello della Summer of Love degli anni 60.
L'aria che si respira e' quella del dove tutto e' possibile, circondati da quelle case color pastello che tanto hanno colpito l'immaginario, una citta'dove ogni fa quello che vuole, sbattendotelo in faccia.

Sia chiaro, e' bello respirare quest'atmosfera ma oggi, 2013, tutto questo appare anche molto artefatto.

Chiaramente si possono comprare tutte le cazzate che si vogliono.
Ed ho reso onore alla cosa, se mi conoscete.
Postero' qualche foto relativamente a questo.

Anche oggi abbiamo macinato chilometri a piedi, salendo e scendendo per la citta'.
Tanti quartieri ghetto visitati e come a NY netta e' la sensazione che ogni debba rimanere al suo posto quando la sera si torna a casa.
Perche' e' bello condividere ma la mia zona di confort va difesa, nel mio quartiere tra mia gente.
Per superare le inibizioni, basta l'alcool, la droga o il cibo.

Abbiamo preso la macchina, rossa fiammante, che si nota a miglia di distanza.

Scene memorabili?
La carta igienica gentilmente fornita all'autonoleggio, non chiesta, per usufruire del bagno.

Ho anche guidato per la prima volta negli States.
Beh, il cambio automatico e' qualcosa di lontano da me ed infatti io e il freno non abbiamo un ottimo rapporto.

sabato 24 agosto 2013

On the road again - Giorno 1 - San Francisco

Scrivere col cell richiede pazienza.ergo opto per la sintesi.
Sono stanco per un giorno di viaggio.
Dormo in periferia e il corpo non regge come credevo nella mia testa.

Comunque tolti i lamenti, appunti flash tramite sensazioni:

Lontananza.nel senso di percepire di essere dall'altra parte del mondo.
Un mondo dove potenzialmente si fa gara a chi crea di più. No limiti.e' chiaro non è vero a prescindere ma qui chi ha un minimo di voglia può provarci.e sapete quanto questo mi colpisca.

Salire e scendere.detto, fatto con facilità.magari le cose vanno solo affrontate a tappe.e che tappe.

Momenti trash. Superati in salita da gente con le stampelle. Balbuzia incipiente con tutti, anche per dire il mio nomeva beh ora cerchiamo un posto per cena qui lontano da tutyi

giovedì 6 giugno 2013

Ne voglio di più

Scioccato.
Impietrito.
Scorrono i titoli coda e sono lì fermo cercando di capire.
Non possono aver fatto questo.
Mi sono perso qualcosa.
Intimamente non lo accetto.
E' successo qualcosa di troppo grande da accettare.
Vi odio, autori. Vi odio dal profondo.

E' evidente che abbiamo bisogno di essere rassicurati.
Ci succedono tante cose nella vita che vorremo controllare ma che, volenti o nolenti, mandiamo giù perché non ci possiamo fare nulla.
Sì, è vero. Ci è data la possibilità di scelta. Siamo artefici del nostro destino e pensiamo che il domani sia sempre un progressione dell'oggi (spesso in positivo).
Però bisogna fare i conti anche coi limiti del nostro umore, del nostro carattere, del nostro corpo.

Allora che facciamo per ingannarci?
Ci immergiamo nelle storie.
Ci accompagniano, ci coccolano, ci fanno partecipare a cose che normalmente non faremo ma che, in qualche maniera, ci fanno essere quello che potenzialmente sentiamo di essere.

Spesso ci fermiamo alle storie autoconclusive. C'è un evento scatenante, uno svolgimento, un scelta, una risoluzione e alla fine della storia succede quello che vogliamo succeda fin dall'inizio, immedesimandosi nel protagonista di turno che risolve il suo conflitto.
Poi esistono le serie con la trame sviluppata su più episodi. Anche lì funziona più o meno allo stesso modo ma si richiede al fruitore un'attenzione e una costanza maggiori.

Il fantasy, per esempio (e non è il solo) è un genere molto ben delineato nei suoi meccanismi e spesso non è altro che una forma di crescita del nostro io bambino, potenzialmente potentissimo, che sfoga la sua "passione" per arrivare al punto di raggiungere la sua maturità e vivere "felice e contento", in un mondo pacificato dove il male è sconfitto dal bene.

Molta della narrazione si basa su questo. Spaventarci per poi rassicurarci.
E' umano e legittimo cercarlo, quasi come una catarsi per affrontare le prove che la vita reale ci riserva.

Tutta questa pippa per cosa?
Molti di voi non seguono la serie Game of Thrones.
Tratta da una serie di libri fantasy, è prodotta dalla HBO, canale via cavo americano specializzato in serie che osano, spesso precursore di nuove tendenze della narrativa (nonchè di mode, vedi Sex & The City).

L'altra sera ho visto l'episodio 3x09, penultimo della terza stagione che dovrebbe corrispondere alla prima metà del terzo libro della saga.
E già vedo molti di voi storcere il naso dicendo: "oddio, un'altra saga infinita. Ho lasciato perdere Lost, figurati se mi metto a seguire questa. Meglio tornare a vedersi che fanno Derek e Meredith su Grey's" (tra parentesi vedo pure io).

In questo episodio però succedono cose (di cui non mi interessa spoilerare (anticipare) nulla, tranquilli).
Quello che mi interessa è la scelta fatta prima dallo scrittore, poi dagli sceneggiatori della serie.

Non dare mai nulla per scontato.
Non pensare che i personaggi che tu carichi di una certa aspettativa (vincitori o vinti, buoni o cattivi) rimangano sempre tali.

In questo episodio quello che tu ritieni sia la linea narrativa che si sta seguendo, magari con un finale con certi personaggi nei posti chiave e quindi con la risoluzione del conflitto bene/male, il tutto, viene disatteso.

Dopo questa svolta, la serie non sarà più quello che ti aspetti.
Ti eri schierato, avevi presi la parti di alcuni personaggi.
Ma adesso, tutto cambia. Soprattutto quello che provi dentro di te.

Ma non è delusione ("oddio, che cazzate","che esagerazione","vabbè...").
E' qualcosa che ti tocca dentro. Profondamente.

E' la base della magia che sta dietro la narrazione. Quello stupore candido che gli avvenimenti generano dentro di te e ti coinvolgono facendoti dire la grande frase:
"Ed ora che succederà"?
Perché tutte le tue certezze sono cadute, hai visto succedere cose tremende.
Il tema dell'episodio è la responsabilità delle proprie scelte, qualunque esse siano, che hanno un effetto sorprendente nella tua vita tanto da metterti nella condizione di aspettare il giorno successivo, ignari delle trame delle nostre esistenze.

Qui si è scelto di non seguire lo schema solito della narrazione.
Si è scelto di approcciare la storia come approcciamo la vita, rimanendo ignari di cosa succederà dopo e di chi ne parteciperà.
E torna lo stupore, dopo tante storie che tentando di costruire architetture barocche (affascinando quella parte di noi che ama la logica) rischiano di perdere l'immediatezza e l'autenticità del momento narrativo.
Sia chiaro, non sto parlando solo del colpo di scena ma di un momento chiave dove ti si presenta una biforcazione di mille strade possibile, che mai avresti pensato.

Grazie ai dialoghi, ai personaggi complessi, alle tante tematiche tirate in ballo, etc
Hanno avuto coraggio nel rischiare così tanto. La possibilità di fare qualcosa di ingestibile, proprio perchè ancora non siamo abituati ad abbandonare le nostre certezze anche quando ci diciamo che ci dobbiamo svagare, con cose disimpegnate.
Che poi molto spesso vuole dire essere rassicurati che tutto torna a posto.
Qui non torno a posto nulla e si aprono nuovi scenari.
E alla fine sono contento, dopo la fase di elaborazione post shock.

Ci sarebbe da dire altro, molto altro.
Attendo il finale di stagione della prossima settimana per le ulteriori riflessioni.

Ed è questo il punto.
Subito dopo lo shock, quello che ho detto a me stesso è: "Ne voglio di più".
Sta lì il segreto di una storia.
Aspettare e dire:
Cosa succederà poi?



venerdì 24 maggio 2013

L'ho fatto trentacinque minuti fa...

Pensate questa situazione.

I nostri eroi che tanto abbiamo amato da soffrire per le loro vicende, stanno finalmente affrontando il supercattivo di turno.
Sono stanchi, emotivamente provati, hanno visto in faccia il male con tutto il carico di paura che si porta.
Ma sono lì, pronti per salvarci rischiando di dare la loro stessa vita.
Lui è lì davanti, in qualche modo fiero che il suo piano stia facendo il suo corso.
Comincia ad illustrarlo, crogiolandosi di quanto sia contorto e geniale.

Arriva il momento topico.
Gli eroi serranno i ranghi e sono pronti per sferzare l'ultimo attacco risoluto.
Ma prima tentano di redimerlo facendogli capire quanto tutto questo sia crudele e meschino, di come le sue azioni causino del male a tante persone innocenti.

E lui inaspettatamente ride.
Li guarda con pietà e con aria soddisfatta sibila queste parole:
"Pensi veramente che vi avrei rivelato il mio capolavoro se ci fosse le benché minima possibilità che voi possiate impedirlo? l'ho fatto trentacinque minuti fa!"

...
...
...


Tutto questo per dire cosa?

In questi giorni caotici e febbrili, mi sono successe un po' di cose.
Niente di particolarmente importante o avvincente da meritare singolarmente un racconto dettagliato.
Però la sensazione che ne è uscita è più o meno questa.

I momenti topici accadono raramente.
Quello che siamo accade prima che ce ne rendiamo conto.
La nostre rivelazioni sono riferite alle azioni che ci accadono e ci facciamo accedere durante il nostro percorso.
Quindi possiamo lamentarci, maledire il mondo che ci "odia" e ricercare un effetto catartico che in qualche maniera ci aiuta a ingoiare il rospo.

Quelli che scelgono siamo sempre noi.
Di lottare, di viaggiare, di nutrire la nostra complessa personalità, fatta di cose contrastanti che ci fanno essere sempre in gioco, anche quando pensiamo di essere delle vittime di un sistema vecchio, logoro e stantio.

I fatti che hanno determinato quello che sono ora sono già accaduti.
35 minuti fa.
Tra 35 minuti ne saranno accaduti certamente altri.


S

sabato 4 maggio 2013

Forse dimenticherò

Così all'improvviso tutto può cambiare.
Un'esistenza, finire.
E quelle delle altre che rimangono, inevitabilmente cambiare.

A seconda di quanto si è vicini, fisicamente ma soprattutto emotivamente, alla persona che se ne va, le reazioni a questi eventi sono molteplici.

Si viene comunque toccati.

Nel mio caso, tanto lontani da non viverne il dramma quotidiano che si andrà ad affrontare ma tanto vicini da scuotere qualcosa che è comune a tutti noi: il presunto flusso sensato della nostra esistenza e il nostro rapporto con la morte e la ricerca della felicità.

Ed inizia il flusso inevitabile di ricordi, di situazioni, di sensazioni insieme ai bilanci, al sentirsi vicini a chi ne ha bisogno e parallelamente al tenersene lontani per un autodifesa emotiva troppo grande da affrontare.

Tutto questo è tanto da affrontare e da digerire.
In qualche modo ci difendiamo.
Inconsciamente ci diciamo:
"Forse dimenticherò".
Per andare avanti e continuare.


In queste tristi occasioni, dove si concentrano tante cose in brevissimo tempo, al limite del corto circuito, rincontri la tua vita passata sotto forma di legami che hai tessuto e stanno ancora lì, presenti, magari senza la necessità di scambiare parole ma solo sguardi e abbracci, lacrime e sorrisi.

Si mischia il passato col presente, si vedono sprazzi di futuro.

Tutto questo ad un livello diverso delle mera comprensione razionale causa-effetto.
Ad un livello superiore, forse una comprensione inconscia, che è difficile da spiegare con parole o ragionamenti.

Tutto questo fa una paura tremenda, è un punto nodale della nostra esistenza.
E' incontrollabile.
Inammissibile per certi versi.
Dobbiamo difenderci per essere forti.
Però non ha intimamente senso.

Forse non dimenticherò, mi dico.
Perché questa è la vita e dimenticare sarebbe solo negarla.


giovedì 28 febbraio 2013

[Rece-Libri] Mustaine

Le biografie sono di parte ma le autobiografie possono essere celebrative, specie se il soggetto è un personaggio come Dave Mustaine, leader dei Megadeth e fondatore dei Metallica.

Con questa parte del metal ci sono cresciuto, hanno segnato la mia formazione musicale sia in termini di semplice ascoltare ma anche di musicista "teorico".
Ore a parlare di riff, tempi dispari, assoli e giri di basso.

I Megadeth ce li ho nell'anima anche se, chi mi conosce, sa che il thrash metal non è il mio genere di elezione.
E mi ha sempre affascinato la storia di Dave.

Da buona rockstar, non smentisce, nel suo racconto, i molteplici eccessi dovuti ad una vita sempre ai limiti. Iniziata da un infanzia travagliata (padre violeto, famiglia religiosa/settarista, dubbie amicizie).
Non fatico a dire che a tratti sono cose banali, che ti aspetti e che ci stanno per quanto distanti dalla mia vita "ordinaria".

Perché parlarne?
Beh, quello che mi ha sempre affascinato è scoprire cosa spinge le persone a determinati comportamenti, soprattutto se questo sentire si riversa in una qualche forma artistica.

Quello che emerge è l'ossessione di Dave per la sua cacciata dai Metallica.
Confrontarsi sempre su quello che sarebbe potuto essere se fosse rimasto con uno dei gruppi metal che hanno fatto la storia.

Da questo eterno conflitto ha tirato fuori un gruppo che sostanzialmente era lui, con un ottimo occhio per i musicisti eclettici che lo hanno accompagnato.

Canzoni dure, testi tagliente, a volte politici e a volte di un intimismo così forte che pochi hanno avuto il coraggio di tirar fuori.

I Metallica, per quanto grandi, mi hanno sempre dato l'idea degli intoccabili, da idolatrare senza criticare. Nascondendo però un ipocrisia di fondo che a tratti risultava fastidiosa.

Dave ha un carattere di merda. Lo ammette ma non solo lui era eccessivo. I Metallica non sono santi come molti "proseliti" considerano tali.

Apprezzo di lui la continua ricerca di crearsi la sua identità, attraverso un percorso complesso e fatto di molte ricadute.

Cosa mi ha sempre colpito di lui è l'essere così umano ed alla fine non vergognarsi di questo. nelle cose belle ed in quelle brutte.
Soprattutto in un mondo per certi versi chiuso alla musica mainstream come quello del metal, da cui ha saputo ritagliarsi un posto esprimendo idee che, negli USA, valevano qualcosa!

La biografia posso consigliarla a chi ha vissuto la vita dei Megadeth e del suo leader.
o a chi pensa che l'ascesa e la caduta delle star è molto simile a quella di chi cerca uno spazio nel proprio mondo, certo con più sesso, droga e, ovviamente, rock'n roll!

lunedì 25 febbraio 2013

Elezioni

Non ho voluto dare un titolo particolare al tema del post.

Non ho problemi a dirlo.
Sono un elettore di centrosinistra.
Ho votato alle primarie prima la Puppato, poi Renzi.
Perché credo sempre più fermamente che ci sia necessità di rinnovarsi, soprattutto all'interno di un partito che sta definendo la sua anima, giovane come molto del suo elettorato.
Ha vinto Bersani e la cosa mi ha fatto molto piacere.

Certo, c'è chi può dirmi che sarebbe stato meglio svoltare verso Grillo ma su di lui e anche sul suo movimento ci sono delle cose che non mi hanno mai convinto.
Rispetto chi lo ha votato e ne capisco le ragioni (meno certe modalità di dialogo).

Le proprie convizioni e credenze sono sempre opinabili certamente ma è certo che quando votiamo lo facciamo sia con la testa che con il cuore, guardando al portafoglio ma anche ai desideri.

Ripeto, credo sempre nel rinnovamento all'interno di una comunità, senza rinnegarla in toto e cambiarla.
Poi quella comunità è fatta da noi, in cui ci siamo nati, cresciuto e nella quale abbiamo partecipato attivamente.
Le idee, si sa, possono cambiare soprattutto perché cambia il mondo intorno a noi in maniera imprevedibile.

Non ho nulla contro chi vota per idee diverse dalla mia. Anzi, lo scontro e il confronto serve a crescere e a scoprire cose di sé impensabili se ci si arena nel proprio schieramento.
Vedo arricchimento.

Solo che non capisco e, ahimè, tollero sempre meno chi non porta avanti idee e sentimenti ma soltanto calcoli e vanagloria. Vittima e carnefice della priopria disonestà elevata a valore di vita giornaliera.
Non parlo di Berlusconi ma di quello che rappresenta e rispecchia della nostra società.
Che, ad onor del vero, è fatta, leggendo la nostra storia, di tanta cultura ed umanità ma anche di brama di potere e prevaricazione.

Sono appassionato della Storia e delle storie.

Oggi mi sembra che ci stiamo ripetendo, rendendo la trama e l'intreccio quanto di più banale e previdibile.
Non c'è il punto di svolta che rende le storie degne di essere raccontate.

Sto pensando, anzi, sentendo cosa voglio fare adesso.
Quale sia il mio ruolo e il mio atteggiamento nei confronti di questa società.
Non nego che una delle prime battute che ho detto è stata "ho un motivo di più per andarmene perché non sento un futuro qui".

E' importante essere sinceri su quello che si sente.
Ma è altrettanto penso sia importante anche capire se con la fuga risolverei la questione fondamentale:
Definire quale italiano voglia essere.
A leggere la nostra Storia, le opzioni sono state molteplici.
Questo la dice lunga sulla nostra unicità ed eterogeneità.





domenica 27 gennaio 2013

[Recensione Teatro] Tutto per Bene di Pirandello

Regia di Gabriele Lavia


Tornare all'Argentina dopo la morte di Mariangela Melato è stato, come dire, triste.
Nessun posto dedicato allo spettacolo può darti la forza senza filtri del emozioni come il teatro.
E pensare di non vederla più lì, beh, è dura.
Questione di fisicità, di suoni e di silenzi. vieni sommerso dalla piece e ne esci rintronato, come un esperienza reale e catartica.

Quindi con questo umore inizio a vedere questo spettacolo.

Bello, bellissimo.
E triste, tristissimo.

La regia barocca esalta queste sensazioni ma già il testo è basterebbe.

Pirandello scrivi di apparenze e di verità nascoste. Di sentimenti veri e recite.

Sorvolando sulla storia (sul web sicuramente troverete riassunti più interessanti del mio), mi rimangono il gioco di luci e il buio. La tempesta che incombe sulla scena.
Più di ogni altra cosa, quando il protagonista decide anche lui di "recitare" la scena della vita e torna camminando all'indietro verso la tomba della moglie, sapendo che colei che più l'ha tradito è quella che è stata più onesta di tutti.

Beh, in quel momento senti la pesantezza di quanto successo. La recita che spesso siamo costretti a condurre durante la nostra vita.

Quando cammini nelle sale buie della tua casa, illuminati solo dalla luce della stanza accanto o del lampo della tempesta prossima a venire.

Inciso.
Spesso molte persone dicono "non è meglio vedersi una bella commedia e farti due risate? E' tanto amara la vita".

Beh, io non sono uscito depresso dallo spettacolo. Ne abbiamo parlato, abbiamo condiviso le emozioni scaturite e ce le siamo portate a casa. ripensadoci e riparlandone in fasi successive.
Se è questo l'effetto che mi fa il teatro, devo ringraziare gente come Mariangela Melato e tutti gli altri, grandi e piccoli, che riescono a regalare emozioni.
E badate, l'ironia, per me sacra, la si trova ovunque e non è mai facile come sembra.


[Recensione Cinema] Django Unchained

Ci pensavo in questi giorni, dopo la visione del film.
Come recensirlo?
Essendo questo il mio blog dovrei seguire la linea (casuale) che mi sono dato.
Non essendo un cinefilo incallito, metto subito da parte qualsiasi analisi critica del film.
Forse la miglior strada possibile è quella delle sensazioni che si provano, senza nulla togliere al peso storico/culturale che Tarantino (e molti altri) hanno per il cinema.
Quindi bando alle ciance.
Django mi è piaciuto e consiglio di vederlo.
Detto questo, la recensione è bella che finita e dovrei chiedere scusa a chi legge per queste poche, banali considerazioni.

Chi mi conosce sa che un tipo di giudizio del genere a me sembra sempre limitativo.
Certo, definisce chiaramente il giudizio e lascia a chi legge l'idea dell'impatto che ha avuto su di me.

Direte (o direi):" sì va beh, e quindi? perché ci stai a far perdere tempo?"

Infatti ora vengono le considerazioni, magari molto asciutte e dirette.
Tiè, vi ho fregati!ah ah ah

Protagonista. Non mi ha coinvolto la sua storia e la sua motivazione. Non esce dal film. Mi sta anche antipatico e saccente senza però essere interessante.
La ricerca di sua moglie è decisamente poco appassionante...mah

Coprotagonisti. Bravissimi Waltz e Di Caprio, sicuramente con le battute migliori e con caratterizzazioni interessanti. Jackson finalmente in un ruolo diverso e a tratti molti interessanti.

Storia principale. Semplice, direi banale ma con Quentin non ha mai contato

L'altra storia. La schiavitù affrontata in un modo originale e tremendamente interessante. Odio la retorica e qui si dice molto senza spiegarlo. Se non è questa arte?

Dialoghi e situazioni. Marchio di fabbrica ma forse se ne eccede. Direte tipico dei spaghetti western? beh, leggevo in giro che Kill Bill è un vero spaghetti western. Qui, sotto la maschera, ho visto altro (vedi la schiavitù). Come al solito Tarantino ti far credere di vendere un certo tipo di film che in realtà non è. Per esempio Bastardi senza gloria non era un film di guerra ma un film della Nouvelle Vague francese...per questo lo adoro. C'è sempre molto altro di quello che sembra.

In sostanza sono soddisfatto. Mi hanno dato fastidio certe esagerazioni e forse qui più di ogni altra parte si è caduti nelle tarantinate, cosa che di solito fanno chi cerca di imitarlo.

Sulle musiche nulla di dare come al solito.

Visto il film, mi è venuta voglia di rivederli tutti, soprattutto per studiarli. A cominciare da Jackie Brown, quello meno spaccone e meglio scritto di tutti.
Poi, sia chiaro, ci si diverte lo stesso anche senza stare ad esaminare.
Però ve l'ho detto all'inizio, sono stato onesto!





giovedì 3 gennaio 2013

[RECE - Fumetto] Un polpo alla Gola di Zerocalcare

Zerocalcare è il fenomeno del fumetto italiano degli ultimi tempi.

Non ho ancora letto il suo primo "La profezia dell'armadillo" (che mi riprometto di fare presto) e seguo saltuariamente il suo blog.

Beh, me lo sono divorato e mi sono tagliato dalle risate.

La trama è abbastanza esile. Una scusa per parlare di come crescendo certe cose (comportamenti o avvenimenti che siano) ci colpiscono.

Seguiamo la sua vita dalla elementari fino ai trentanni.
Tanti amici, parenti, conoscenti che invadono la nostra esistenza e le azioni/reazioni che ci fanno avere.

Battute e considerazioni su tutto e tutti.
C'è un mistero, quello che genera il senso di colpa che lo fa vivere come se avesse un polpo alla gola che lo avvinghia.

Consigliatissimo.
Il fumetto più bello che ho letto ultimamente.




[Rece- Serie Tv] Downton Abbey stagioni 1-2-3 + speciali

Continua il mio viaggio tra le serie tv prodotte dalla perfida Albione che, come al solito, si dimostra sempre prodiga di idee interessanti ben realizzate.

La sinossi:

Periodo tra il 1912 e il 1920. Dopo il naufragio del Titanic, la famiglia di un conte dello Yorkshire si trova di fronte ad un serio problema di successione del titolo e di mantenimento della proprietà. Ne conosciamo le dinamiche familiari. In parallelo seguiamo anche la vita di tutta la servitù di contorno, un po' come in "Quel che resta del giorno" e "Gosford Park".
Morti, tradimenti, lusso e povertà nella campagna inglese stranamente sempre soleggiata (ci sono stato per dire che è veramente strana).
Detto questo, cosa mi ha colpito di questa serie?

Digressione: oggi ci si vanta di quanto riusciamo ad essere sinceri, dire e fare di tutto dicendo "lo vedi quanto sono sincero/a? non ho peli sulla lingua!mica sono falso, ti dico le cose in faccia, io".

Beh, a me questi discorsi hanno sempre fatto ribrezzo. Le parole sono importanti e quando si parla si dovrebbe almeno avere coscienza di quello che si dice.

Questa serie è l'esatto contrario. Tutti (nobili e servitù, uomini e donne) devono sottostare all'etichetta, nel bene e nel male.
Hanno dei ruoli sociali da rispettare e tutto quello che succede li mette sempre in discussione, facendoli evolvere.
Il tutto in tempi che oggi ci farebbero ribrezzo per quanto possono essere lenti.

Ecco, le cose cambiano lentamente. Maturano fino a "cadere" dagli alberi.

Quante volte, invece, in nome della sincerità e della schiettezza, abbiamo a che fare con l'acerbo, l'immaturità e la cafonaggine?

Questa riflessione forse spiega il perché i romanzi classici ci affascinino.
Quell'approccio alla vita diverso dal nostro che ci fa piacere gustare con una sensazione quasi "esotica".

La serie ha ritmo e bei dialoghi (con qualche battuta tagliente come solo gli inglesi sanno fare).
Forse non è mai troppo crudele e realistica quanto oggi ci potremmo aspettare.
Sto parlando di una certa tendenza a rendere molte situazioni alla "Molto rumore per nulla", cioè tutto si risolve per il meglio.

In Italia l'ha passata Rete4 in prima serata (solo due stagioni) e la cosa mi ha stupito alquanto.

La consiglio?
Ovviamente sì. Una appuntamento piacevole per molti, bilanciato tra leggerezza da drammone d'appendice e risvolti socio-culturali.