lunedì 17 novembre 2014

Senza parole

Ti capita spesso ultimamente di non sapere parlare.
Non è un problema di bocca legata o una forma di dislessia galoppante.
Quella c'è sempre e ci stai facendo il callo.
Capiti invece di non riuscire a dire qualcosa.
Una sorta di risposta in qualche modo censurata.
Per chi, come te, ama avere sempre una risposta, quasi alla ricerca della spiegazione, del senso trovato e svelato al mondo.
Adesso capita di non saper parlare, lasciar dire al proprio interlocutore quello che ha da dire.
Possono essere sciocchezze, lamentele, farneticazioni oppure emozioni, esperienze, sensazioni.
Tu lì a sentire.
A volte ad ascoltare.
Non vuol dire che un commento lo si abbia, un'opinione valida quanto discutibile.
Allora stai zitto.
Perché...
Non sapresti spiegartelo, rientrando nello stesso loop del non doversi spiegare nulla.
Forse sono troppe le emozioni dietro certe parole o discorsi da non riuscire ad essere espresse.
Dialoghi con due livelli di comunicazioni talmente distanti da essere potenziali vasi di Pandora o vuoti involucri.
E ci sono le sfumature, i messaggi non verbali, i battiti e le occhiate.

Beh, almeno vuoi avvertire i tuoi interlocutori.
Ci sei sempre.
Presente, in ascolto. Tranquilli.
Semplicemente una risposta potrebbe non arrivare.
Magari ti stai semplicemente soffermando sulle domande.
Che si dicono essere il motore del nostro divenire.
Oppure sei stupido e non c'hai capito nulla.
Sta a voi interpretare.

sabato 1 novembre 2014

[Foliage americano day 13] Il mondo in valigia

Te ne vai col sorriso.
Di quelli sinceri.
L'immagine dei simpatici battibecchi familiari in salsa italo-americana è quanto di più preparatorio al rientro in Italia.
Dopo soli tre giorni ti sei ambientato tanto che ti sembrava di vedere scene già vissute, storie vecchie che in qualche modo ti ricordano chi sei e da dove vieni non importa dove sei in quel momento.
Gli Usa sono parte di te nonostante tutto e per fortuna.
Stavolta però hai dedicato questo viaggio alle persone non ai luoghi.
Fantastiche perchè umane. Colte dall'interno.
Torni contento.
Felici di averle riviste o conosciute.
Di aver condiviso le chiacchiere, il cibo e i riti.
Case moderne piene di spazio e case che ti hanno riportato vecchi ricordi d'infanzia.
Dove si vive le vite che si scelgono.
Che nascono da decisioni forti come l'emigrazione e diventano nuovi radici di un albero forse allucinato ma terribilmente emozionante.
Le valigie si riempiono.
Per poi far spazio ad altre.
Gironzolando per il mondo che visto nel planetario di Washington DC stupisce per quanto è piccolo e immenso allo stesso tempo.

Il globetrotter Simone