martedì 24 settembre 2013

America...Il grande social network

I tuoi viaggi te li porti sempre dentro.
Sedimentano lentamente o bruscamente ma riemergono improvvisamente, come piccole rivelazioni.
Se poi si tratta di un viaggio fatto nel paese straniero che meglio conosci perché cresciuto ed educato anche dal suo immaginario collettivo, quasi paragonabile ad un patheon, moderno ma allo stesso modo efficace e rappresentativo.

Quale chiave di lettura scegliere?

Così una sera te ne capita uno che sembra essere calzante.

Ho rivisto "The Social Network".
Il film sulla creazione di Facebook, diretto da David Fincher e scritto di Aaron Sorkin.
Al di là della fattezza (notevole) del film, realizzi che la storia parla dell'America e di come sia l'unico posto dove un social network di tale portata poteva nascere.

E' il paese delle possibilità, del mito del self made man, delle idee e delle parabole del successo.

E' anche il paese che ha un tremenda capacità di parlarsi, farsi conoscere tra le sue molteplici razze e caste.
Andando in giro è straniante vedere un tale miscuglio di gente diversa, che apparentemente si mischia e socializza ma tremendamente legata al proprio mondo, fatto di storia lontana, legata ai propri antenati quindi in qualche modo traslata senza essere necessariamente vissuta.
Ed in parallelo corre la sua storia recente, fatta di microfatti diventati miti (come i personaggi mitici dei piccoli villaggi di provincia) a compensare La Storia mai avuta se non importata dal gruppo etnico di provenienza.
Il tutto contornato dai una terra devastante per quanto è immensa, eterogenea, ancestrale e potente.

Ecco, quello che mi ha colpito è questa necessità di comunicare, fatte però attraverso artifici (come ora i computer) o mille e una regole sociali, che tappezzano ogni singola azione che decidi di intraprendere, nell'ottica di preservare un senso civico necessario.
Sia chiaro, la cosa in sé non è negativa (detto da chi proviene da un paese del "faccio un po' come cazzo mi pare").
Non è questione di paragone, almeno non in questo discorso (e ci sarebbe da autoflagellarsi se lo importassimo un minimo in Italia).
Lì tutto cambia (il paesaggio) ma tutto è esattamente dove deve essere. le tue abitudini sono possibili in ogni villaggio, a portata di macchina, luogo principe del nostro isolamento sociale

Nel film si costruisce una rete di amicizie virtuali, nell'ottica di essere visti da tutti ma alla fine, anche col successo, non si è mai detto veramente quello che si prova, si sente, si vive con chi fa parte della nostra vita.
Anche FB è la nostra vita ora.
Solo che quando si è online si è anche lontani, su una rocca, pronti ad urlare al mondo quello che si vuole.
Se ci pensi anche tu stai facendo lo stesso. Nessuno ne è esente.
Non è solo FB ma anche altri media come il cinema, la TV o i fumetti. La quasi psicotica necessita di narrare, raccontandosi, spiegare e spiegarsi, perché sembra quasi non riesca ad essere chiari.
Una sorta di lotta senza fine perché spiegare gli USA è una cosa impossibile.

Alla fine però succede.
Ti fermi e finalmente riesci a parlare con la gente, con le persone.
Ed una cosa stupenda.
Perché risulta dannatamente semplice. Entrare per pochi minuti nell'imperscrutabile.
E capisci, in maniera incosciente.
Però ti basta.
Perché quello che hai sempre cercato e voluto è cercare quella sensazione di essere dentro un grande sogno.
Nel tuo splendido immaginario.

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