Regia di Gabriele Lavia
Tornare all'Argentina dopo la morte di Mariangela Melato è stato, come dire, triste.
Nessun posto dedicato allo spettacolo può darti la forza senza filtri del emozioni come il teatro.
E pensare di non vederla più lì, beh, è dura.
Questione di fisicità, di suoni e di silenzi. vieni sommerso dalla piece e ne esci rintronato, come un esperienza reale e catartica.
Quindi con questo umore inizio a vedere questo spettacolo.
Bello, bellissimo.
E triste, tristissimo.
La regia barocca esalta queste sensazioni ma già il testo è basterebbe.
Pirandello scrivi di apparenze e di verità nascoste. Di sentimenti veri e recite.
Sorvolando sulla storia (sul web sicuramente troverete riassunti più interessanti del mio), mi rimangono il gioco di luci e il buio. La tempesta che incombe sulla scena.
Più di ogni altra cosa, quando il protagonista decide anche lui di "recitare" la scena della vita e torna camminando all'indietro verso la tomba della moglie, sapendo che colei che più l'ha tradito è quella che è stata più onesta di tutti.
Beh, in quel momento senti la pesantezza di quanto successo. La recita che spesso siamo costretti a condurre durante la nostra vita.
Quando cammini nelle sale buie della tua casa, illuminati solo dalla luce della stanza accanto o del lampo della tempesta prossima a venire.
Inciso.
Spesso molte persone dicono "non è meglio vedersi una bella commedia e farti due risate? E' tanto amara la vita".
Beh, io non sono uscito depresso dallo spettacolo. Ne abbiamo parlato, abbiamo condiviso le emozioni scaturite e ce le siamo portate a casa. ripensadoci e riparlandone in fasi successive.
Se è questo l'effetto che mi fa il teatro, devo ringraziare gente come Mariangela Melato e tutti gli altri, grandi e piccoli, che riescono a regalare emozioni.
E badate, l'ironia, per me sacra, la si trova ovunque e non è mai facile come sembra.
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