venerdì 31 ottobre 2014

[Foliage americano day 12] Far away, so close

L'altra parte della famiglia è nella Little Italy di Pittsburgh.
Quella più legata all'Italia almeno per quanto riguarda la prima immigrazione.
Infatti sei praticamente nel paese che prima raccoglieva tutti gli emigrati italiani.
Quindi altri incontri, visite, chiacchiere, risate, un linguaggio misto e tanto cibo.
Un altro tipo di famiglia certo ma sempre accogliente, simpatica e vasta.
Stavolta solo 13 bambini a cena (ieri 7).
Poi di corsa tutti insieme alla parata di Halloween.
Maschere, carri, bande e quintali di caramelle lanciati per le strade.
Parli di Italia e vivi l'America.
Anche stavolta tante sensazioni difficili da spiegare. Tanti volti finalmente collegati. Piacevoli scoperte.
Ripensi al tuo concetto di famiglia.
A come sia difficile definirla nella sua interezza. A chi entra e a chi esce.
Questi giorni hai sbancato il botteghino.
Sold out.
Beh, pensi che non sia facile farlo in poco tempo.
E sai di esserne fortunati.
E ne sei felice.

giovedì 30 ottobre 2014

[Foliage americano day 11] Just another place to call home

Come dicevo, quest'ultima parte del viaggi è dedicata ai ricordi.
Tanti anni la famiglia di tuoi nonni, come tante altre, si è separata.
Anzi direi frammentata.
Una parte è rimasta nel paese di origine.
Un'altra a Roma. Altre all'estero.
Chi in Germania, chi in Australia, chi in Svizzera.
Tutto questo avvene negli anni del boom economico o poco dopo perchè nonostante tutto c'era fame di lavoro.

Essere a Pittsburgh è come vedere un sentiero che passa lì vicino. Che hai conosciuto in qualche modo ma che non stai percorrendo.
Oggi vedendo i posti dove hanno vissuto i tuoi zii e i loro figli e nipoti, di cui hai sentito tanti racconti in passato, hai provato a fare collegamenti e come ogni famiglia ti occorgi della drammatica complessità della vita.
La comunità italiana qui è molto forte soprattutto perchè sono quasi tutti delle stesse parti, stesso paese.
Un altro posto che puoi chiamare casa.

Stasera poi, durante la cena organizzata per te, con tutti i cugini visti tanti anni fa o mai ma con cui ti senti legato, beh eri commosso.
Hai cercato di parlare con tutti, in un misto tra italiano (poco) e abruzzese/inglese (tanto, con discorsi in cui venivano mischiati a caso).
Hai cercato di conoscere le loro storie e ricordare i momenti passati insieme con loro.
Risate tante. Sai già ti mancheranno.

Sì, un post un po' melenso ma un'accoglienza così va solo lodata e ringraziata.
Le altre sensazioni le tengo per me.
Ben custodite.
Domani si ripete con l'altra parte della famiglia.

mercoledì 29 ottobre 2014

[Foliage americano day 10] 5 fottutissimi dollari

Sera tarda.
In ritardo di due ore sulla tabella di marcia a causa del traffico assurdo in Virginia.
Sei stanco.
La giornata è stata tosta ma è l'ultima prevista di questo tipo.
Esci dall'autostrada a pagamento che hai percorso per miliardi di miglia (tipo di autostrada mai presa prima e non prevista dal navigatore Garmin).
Arrivi al pedaggio.
Sono tipo 13virgolasomething dollari.
Apri il portafoglio e ne hai solo 8 e qualche spiccio.
Azz. Tanto c'è la carta di credito...
Beh al pedaggio non le accettano.
Ed ora?
Ti chiedono la patente per addebitarti la multa ma sei italiano quindi non va.
Ti dicono di accostarti così chiamano la polizia.
Tu lo fai ma dici di voler trovare un bancomat per prelevare laggiù dopo l'uscita.
Parcheggi con le 4 frecce sulla rampa di uscita.
Vai.
Scendi dal pendio con breve accenno di pioggia.
Provi un motel ma niente.
Il secondo,niente.
Il fottuto macdonald? Niente.
Lo trovi in un altro.
Vai col bancomat ma in Italia è notte e non funza.
Provi la cc ma non ti accetta il pin.
Sudante chiedi aiuto quasi elemosinando danaro.
Nessuno sa dartelo.
Torni indietro dal casellante.
Lo odi ma non puoi dirglierlo.
Lui dice che devo pagare altrimenti niente patente.
Non resta che chiamare il cugino per farti venire a prendere e fare la prima figura di merda senza neanche essere arrivato.
Dopo 15 min che aspetti al casello subendo la gianna con solo un misero maglioncino addosso, lui arriva e ti guida a casa.

Beh America, tu e le tue carte di credito che usi pure al cesso...beh...vaffanculo!

martedì 28 ottobre 2014

[Foliage americano day 9] Prima traversata...Washington DC

Comincia la parte in solitudine che durerà poco, fino a domani sera.
Col l'improbabile auto verde ti spari 6 ore di macchina.
Tutto ok. Gli americani corrono con le macchine c'è poco da dire.
Il percorso è praticamente fatto solo di strade e foreste.  Qualche città.
Si arriva a Washington nel pomeriggio e subito comincia il giro del Mall e del quartiere di Georgetown.
Ora, ieri hai accusato la scalata a Chimney Rock. Poi il viaggio in macchina di 400 miglia. Non contento ti spari settantordici km a piedi nel giro.
Magari meno?
La beffa? Toppare la strada a piedi e farti aggratis altri ventordici km.
È ora che ti mandi a fanculo da solo, mi sa.
Hai provato a fermrti in locale creolo/jazz per cena ma il tuo fisico ti ha detto "una fetta di culo pure?".
Ti puoi dire distrutto.
Fortuna domani ritorni in famiglia ai ritmi slow a cui ti eri abituato.
Veniamo a DC.
Non ami le cose monumentali di norma.
Qui peró c'hai vissuto per anni con West Wing prima e House of Cards poi, oltre a millemila film.
Davanti all'uscita della west wing della casa bianca ti sembrava di vedere Josh e Donna uscire dopo una giornata di lavoro col presidente oppure Frank Underwood perso nelle sue trama.
Pazzesco.
Sul Mall ricordi Lincoln, il Vietnam e soprattutto la seconda guerra mondiale.
Senti la storia ufficiale tornare alla testa con tutte le sue contraddizioni,  a partire dallo stesso Lincoln.
Gli Usa sono anche questo. Con Campidolio e il Pentagono. E molto altro
Prendere o lasciare.
Capire i meccanismi dietro alla democrazia, non fermarsi alla grandeur.
Anche per questo ringrazi Josh, Josiah, Cj, Toby, Sam,
Leo e soprattutto Aaron
Per averti intrattenuto con storie che raccontano chi siamo e cosa vorremo la nostra democrazia.
Non quello straziante memoriale con la lista dei morti del Vietnam.

lunedì 27 ottobre 2014

[Foliage americano day 8] Ultimo giorno nel sud...con la famiglia

Ti rendi conto a fine giornata che questi ultimi tre giorni sono volati vivendo insieme alla splendida famiglia di amici.
Oggi in gita sulle montagne con loro, in mezzo alla natura nel pieno foliage con cascata e picco di roccia inclusi nel quadretto.
Ringrazi loro per averti offerto la possibilità di vivere un piccolo spaccato della vita fuori dai grandi circuiti del turismo.
Belli i siparietti familiari, le cene insieme, le partite e gli allenamenti, le chiacchieri, i giochi, il taglio delle zucche, i balli e la musica, gli attimi di terrore nella piantagione infestata, gli abbracci, le prese in giro e tanto altro.
Momenti intensi e veri.
Ora mi aspetta Washington e poi altre famiglie, stavolta all'insegna dei ricordi e della radici.
Beh, porterò sempre nel cuore questi momenti.
Grazie Fabio, Brandy, Lorenzo, Francesca e Sofia per aver reso possibile tutto ciò.
Si continua...

domenica 26 ottobre 2014

[Foliage americano day 7] Piantagione di cotone...infestata

Quello che rende grandi gli americani è saper creare un mito della propria vita e della loro (breve) storia.
Così accade che per caso visitando una ex piantagione di cotone assisti alla rievocazione storica di un episodio dell'ottocento in salsa horror.
Cura dei dettagli, senso della meraviglia, immaginario nutrito a dovere.
Questo in famiglia.
Come la preparazione delle zucche da metter fuori casa per Halloween.
In compagnia dei bambini il tutto si riveste di un vago sentore di innocenza, dritto verso la radice delle emozioni.
Che siano spavento o gioia, stupore o liberazione, gli Usa incarnano spesso queste immediatezza.
O almeno questo si rispecchia col tuo immaginario di bambino, rapito per quei racconti dove l'ordinario diventava straordinario.
Perchè diventa parte di un rito a cui ogni bambino sogna di partecipare

sabato 25 ottobre 2014

[Foliage americano day 6] Tutto ciò di cui hai bisogno è...nel Walmart

Cominci dalla fine per spiegare il tutto.
Un giro nel megasupermercato dice tanto quanto un giro nei subborghi di una città.
Poi se fatto con chi ti fa vedere le sfumature e i dettagli, ti da un quadro di insieme.
Armi, vestiti, costumi, junk food, persone improbabili, oggetti estremamente necessari nella loro inutilità.
C'è tutto, mischiato in maniera folle.
Affascinante.
La linea di demarcazione può essere una strada per quartieri di classe sociale diversissima, uno scaffale per separare un cibo bio da le più improbabili misture iperglicemiche.
Leggere un'etichetta, una lectio divina di raro masochismo.
Poi insieme alla famigliola ti immergi nella vita quotidiana.
Quindi allenamenti a calcio o cene conviviali.
Ti accorgi che la dimensione sulla quale vuoi essere è quella che scegli.
Solo che qui rischi di cadere nella pandimensionalità percettiva.
E vai col trip, allora.
Buona visione.

venerdì 24 ottobre 2014

[Foliage americano day 5] Jersey shore...e oltre

Come in ogni giornata di pioggia, non c'è traffico tenga.
Ovunque nel mondo.
Guardare così il Garden State, sembra solo strade e fabbriche. Uffici e capannoni. Poi attraversi l'Hudson e sei ad Harlem. Poi Bronx e Queens.
Ti accorgi di essere attaccato al finestrino come i bambini nei film.
Il cervello elabora ma non proietta nulla di concreto.
Tanti ricordi falsi diventano vere immagini.
Come quando cerchi di fare una foto alla skyline di Manhattan da un ponte dentro una macchina ed immancabilmente becchi il traliccio.
Si va a sud vedendo il nord nel pieno del suo essere.
Di nuovo volo con l'aereo di topo gigio (54 posti). Jfk e aereoporto di charlotte girati in taxi-aereo per ben 45 min.
Arrivi finalmente a casa.
Sì, piena suburbia.
Casa di amici.
Parcheggi sul vialetto ed entri dal garage.
Hai appena iniziato l'american beauty.

giovedì 23 ottobre 2014

[Foliage americano day 4] Ristorante italiano

Post conviviale.
Dopo giornata dedicata a stendere il progetto trovando idee e valorizzandole, c'è la cena col gruppo con due italiani e mezzo su otto.
Ora, in Usa ho mangiato poche volte italiano. Devo dire niente di così schifoso.
Mi fa ridere però come ti guardano,  chiedendotelo anche, come un alieno alla prova. Un italiano che mangia italiano negli USA.
Il tutto condito dai camerieri che mischiano parole di dubbia provenienza.
Ti rendi conto di come siamo percepiti. Esigenti sul cibo anche se loro le differenze non le vedono.
Acqua san pellegrino ovunque cosa che italia non la trovi in quasi nessun ristorante.
Piatti tuffati nelle salse.
Conversazioni varie anche se si torna sempre sul lavoro.
A tavola si risulta più simpatici. Alle nove stai già in albergo pensando ai kg che stai prendendo mangiando come drogato.
Detto ciò, è tutto tremendamente divertente.
Soprattutto se ti butti nella mischia e vedi cosa ne viene fuori.

mercoledì 22 ottobre 2014

[Foliage americano day 3] In the middle of.

Ritorno in NJ e primo meeting.
Se ieri venivi immerso in un atmosfera casalinga, oggi torni ad essere internazionale e a parlare per un continente.
Ok. Stiamo parlando di lavoro e non di pace nel mondo ma forse in questi momenti ti senti parte del mondo, portando le tue esperienze.
Ovviamente ti è capitato di farlo in contesti più sociali come il volontariato ( e aggiungo più nobili) ma c'è da dire come nel lavoro l'urgenza di essere parte del tutto sia più immediata.
Se non avessi un animo curioso forse il mondo lo conoscerei solo attraverso il lavoro, limitando il tutto all'efficienza, alla profitabilità e allo sfruttamento delle risorse.
L'aspetto emotivo che è parte dell'animo umano come quello razionale rimane sempre tra le righe.
Passando la sera a manhattan, conquistandosi il marciapiede passo dopo passo è una banale metafora sul cosa ci muove ( il consumo) e da come veniamo interrotti guardando in alto ( lo stupore).
Tu in mezzo che cammini e poi ti fermi,  magari sulle strisce per fare una foto cercando di cogliere quel qualcosa vicino all'attimo emozianale e la testimonianza di dove sei nel mondo.

martedì 21 ottobre 2014

[Foliage americano day 2] It's so quiet...

Difficile esprimere il concetto.
Ci provo tramite immagini.

Autunno inoltrato.
Gli alberi nel pieno della stagione, tutti colorati.
Spazio.
Vento.
Freddo.
Spazio per permettere alle foglie di cadere con dolcezza dove vogliono, quasi indisturbate.

Visita del piccolo stabilimento.
Calma.
Un sacco di domande, una conversazione piacevole.
Stona il giro nel solito reparto dove manca la luce.
Sarebbe da indagare sul perché con tanto spazio a disposizione, i reparti sembrano luoghi di prigionia, dove per cercare un po' di luce devi andare sulla strada.
La sicurezza a lavoro? Mah, opinabile.

Mi colpisce sempre come gli americani si relazionino con lo spazio infinito che hanno a disposizione.
A volte sembrano ignorarlo, in altre viverlo come se fosse il loro ambiente naturale.
Forse colpisce me, italiano, perché noi in qualche modo ne dobbiamo sempre fare i conti.
Anche quando, volutamente, decidiamo di non considerarlo come se non avesse un'influenza sulla nostra vita quotidiana.
Vuoi per il lavoro che faccio, vuoi per la passione per la geografia che ho, guardo sempre ogni singola nazione vive i suoi spazi.
In macchina, dall'ennesimo aeroporto, mi guardo intorno.

Laggiù c'è Manhattan ma qui ci sono solo strade, luci e prati.

Parliamo di caccia con due persone diverse e mi fanno pensare al nord del Michigan con fantomatiche donne cacciatrici più abili dei compagni.

Parliamo di gente che raramente passeggia per strade perché per km può non esserci nulla.

Vedi persone, le conosci.
Vedi terra e natura, cogli i dettagli e la sua storia.
Faccio fatica a collegare le due cose.
Si vede anche dal fatto che questo post non ha un senso ben preciso.
Tento almeno di farlo, nella mia testa ma ho sonno.
Jet lag regna.
A domani.


lunedì 20 ottobre 2014

[Foliage americano day 1] incroci

Inizi un nuovo viaggio negli Usa.
Lo inizi pensando ai linee che tracci lungo il percorso.
Ogni scalo si sfilaccia. Perdela trama e ne ritrova un altra, diversa.
Gli aeroporti sono dei grossi miscelatori, compresivi di zone di ristagno della polpa e altre che rimangono intonse.
Oggi hai girato molto al loro interno,  specie per le operazioni doganali. Gli incontri vanno e vengono e nel frullato generale non riesci mai i determinare il sapore. I gusti variano troppo velocemente così cone i corridoi degli aeroporti che sembrano progettati per gli appuntamenti ma sempre tristemente vuoti.
In aeroporto nascono e muoiono velocemente le storie nella tua mente. Riesci solo a contemplarle.
Ti siedi allora e ti guardi intorno. Poi riapri il libro  al segno che avevi lasciato.
Con un piccolo sorriso di complicità.

Ps. Il libro, consigliatissimo, eraquello nuovo di zerocalcare.

Pps. Domani comincio a parlare anche degli Usa. Posso dire già che fa un freddo da paiura

lunedì 6 ottobre 2014

Lentamente

Stai correndo.
Sincronizzando il tuo respiro al passo.
Cercando l'equilibrio, instabile, in continuo movimento.
Sudi, fai fatica e i muscoli tirano.
Togli la poesia del vento nei capelli e invece riconosci l'aria umida che grava sui tuoi muscoli e raschia la tua pelle.
Ti muovi e il paesaggio invece apparentemente rimane fermo.
Invece no, si muove lentamente contro di te.
Piccoli dettagli che cambiano, a volte impercettibili eppure istantanei.

Alla fine del giro ti fermi, secondo quando stabilito.

Ecco, in quel momento, quando le tue falcate si trasformano in passi, senti solo il sudore, il fiato e la fatica scaricarsi lungo il tuo corpo.
Perdi per pochi attimi il pensiero o questi si trasforma in semplice azione.
Ti stai fermando e sei ora in piena presenza con te stesso.
Delle tua fisicità. Il mondo sparisce e se chiudi gli occhi, niente altro esiste.
Pochi attimi poi riaccendi lo sguardo e il mondo turba ad inondarti, senza freni, senza preavvisi.

Ci sono cose che ti succedono coscientemente. Molte altre meno.

Sembra che riescano ad accadere solo velocemente, fuori controllo, senza pietà, in bellezza e in tragedia.

Solo che tu sei lento.
Sempre ed inevitabilmente.

Allora, ogni tanto, ti fermi.
Chiudi gli occhi.
Inspiri.
Perdi coscienza, dentro.
Poi li apri e tiri fuori il fiato.

E il mondo arriva.