giovedì 6 giugno 2013

Ne voglio di più

Scioccato.
Impietrito.
Scorrono i titoli coda e sono lì fermo cercando di capire.
Non possono aver fatto questo.
Mi sono perso qualcosa.
Intimamente non lo accetto.
E' successo qualcosa di troppo grande da accettare.
Vi odio, autori. Vi odio dal profondo.

E' evidente che abbiamo bisogno di essere rassicurati.
Ci succedono tante cose nella vita che vorremo controllare ma che, volenti o nolenti, mandiamo giù perché non ci possiamo fare nulla.
Sì, è vero. Ci è data la possibilità di scelta. Siamo artefici del nostro destino e pensiamo che il domani sia sempre un progressione dell'oggi (spesso in positivo).
Però bisogna fare i conti anche coi limiti del nostro umore, del nostro carattere, del nostro corpo.

Allora che facciamo per ingannarci?
Ci immergiamo nelle storie.
Ci accompagniano, ci coccolano, ci fanno partecipare a cose che normalmente non faremo ma che, in qualche maniera, ci fanno essere quello che potenzialmente sentiamo di essere.

Spesso ci fermiamo alle storie autoconclusive. C'è un evento scatenante, uno svolgimento, un scelta, una risoluzione e alla fine della storia succede quello che vogliamo succeda fin dall'inizio, immedesimandosi nel protagonista di turno che risolve il suo conflitto.
Poi esistono le serie con la trame sviluppata su più episodi. Anche lì funziona più o meno allo stesso modo ma si richiede al fruitore un'attenzione e una costanza maggiori.

Il fantasy, per esempio (e non è il solo) è un genere molto ben delineato nei suoi meccanismi e spesso non è altro che una forma di crescita del nostro io bambino, potenzialmente potentissimo, che sfoga la sua "passione" per arrivare al punto di raggiungere la sua maturità e vivere "felice e contento", in un mondo pacificato dove il male è sconfitto dal bene.

Molta della narrazione si basa su questo. Spaventarci per poi rassicurarci.
E' umano e legittimo cercarlo, quasi come una catarsi per affrontare le prove che la vita reale ci riserva.

Tutta questa pippa per cosa?
Molti di voi non seguono la serie Game of Thrones.
Tratta da una serie di libri fantasy, è prodotta dalla HBO, canale via cavo americano specializzato in serie che osano, spesso precursore di nuove tendenze della narrativa (nonchè di mode, vedi Sex & The City).

L'altra sera ho visto l'episodio 3x09, penultimo della terza stagione che dovrebbe corrispondere alla prima metà del terzo libro della saga.
E già vedo molti di voi storcere il naso dicendo: "oddio, un'altra saga infinita. Ho lasciato perdere Lost, figurati se mi metto a seguire questa. Meglio tornare a vedersi che fanno Derek e Meredith su Grey's" (tra parentesi vedo pure io).

In questo episodio però succedono cose (di cui non mi interessa spoilerare (anticipare) nulla, tranquilli).
Quello che mi interessa è la scelta fatta prima dallo scrittore, poi dagli sceneggiatori della serie.

Non dare mai nulla per scontato.
Non pensare che i personaggi che tu carichi di una certa aspettativa (vincitori o vinti, buoni o cattivi) rimangano sempre tali.

In questo episodio quello che tu ritieni sia la linea narrativa che si sta seguendo, magari con un finale con certi personaggi nei posti chiave e quindi con la risoluzione del conflitto bene/male, il tutto, viene disatteso.

Dopo questa svolta, la serie non sarà più quello che ti aspetti.
Ti eri schierato, avevi presi la parti di alcuni personaggi.
Ma adesso, tutto cambia. Soprattutto quello che provi dentro di te.

Ma non è delusione ("oddio, che cazzate","che esagerazione","vabbè...").
E' qualcosa che ti tocca dentro. Profondamente.

E' la base della magia che sta dietro la narrazione. Quello stupore candido che gli avvenimenti generano dentro di te e ti coinvolgono facendoti dire la grande frase:
"Ed ora che succederà"?
Perché tutte le tue certezze sono cadute, hai visto succedere cose tremende.
Il tema dell'episodio è la responsabilità delle proprie scelte, qualunque esse siano, che hanno un effetto sorprendente nella tua vita tanto da metterti nella condizione di aspettare il giorno successivo, ignari delle trame delle nostre esistenze.

Qui si è scelto di non seguire lo schema solito della narrazione.
Si è scelto di approcciare la storia come approcciamo la vita, rimanendo ignari di cosa succederà dopo e di chi ne parteciperà.
E torna lo stupore, dopo tante storie che tentando di costruire architetture barocche (affascinando quella parte di noi che ama la logica) rischiano di perdere l'immediatezza e l'autenticità del momento narrativo.
Sia chiaro, non sto parlando solo del colpo di scena ma di un momento chiave dove ti si presenta una biforcazione di mille strade possibile, che mai avresti pensato.

Grazie ai dialoghi, ai personaggi complessi, alle tante tematiche tirate in ballo, etc
Hanno avuto coraggio nel rischiare così tanto. La possibilità di fare qualcosa di ingestibile, proprio perchè ancora non siamo abituati ad abbandonare le nostre certezze anche quando ci diciamo che ci dobbiamo svagare, con cose disimpegnate.
Che poi molto spesso vuole dire essere rassicurati che tutto torna a posto.
Qui non torno a posto nulla e si aprono nuovi scenari.
E alla fine sono contento, dopo la fase di elaborazione post shock.

Ci sarebbe da dire altro, molto altro.
Attendo il finale di stagione della prossima settimana per le ulteriori riflessioni.

Ed è questo il punto.
Subito dopo lo shock, quello che ho detto a me stesso è: "Ne voglio di più".
Sta lì il segreto di una storia.
Aspettare e dire:
Cosa succederà poi?