venerdì 24 maggio 2013

L'ho fatto trentacinque minuti fa...

Pensate questa situazione.

I nostri eroi che tanto abbiamo amato da soffrire per le loro vicende, stanno finalmente affrontando il supercattivo di turno.
Sono stanchi, emotivamente provati, hanno visto in faccia il male con tutto il carico di paura che si porta.
Ma sono lì, pronti per salvarci rischiando di dare la loro stessa vita.
Lui è lì davanti, in qualche modo fiero che il suo piano stia facendo il suo corso.
Comincia ad illustrarlo, crogiolandosi di quanto sia contorto e geniale.

Arriva il momento topico.
Gli eroi serranno i ranghi e sono pronti per sferzare l'ultimo attacco risoluto.
Ma prima tentano di redimerlo facendogli capire quanto tutto questo sia crudele e meschino, di come le sue azioni causino del male a tante persone innocenti.

E lui inaspettatamente ride.
Li guarda con pietà e con aria soddisfatta sibila queste parole:
"Pensi veramente che vi avrei rivelato il mio capolavoro se ci fosse le benché minima possibilità che voi possiate impedirlo? l'ho fatto trentacinque minuti fa!"

...
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Tutto questo per dire cosa?

In questi giorni caotici e febbrili, mi sono successe un po' di cose.
Niente di particolarmente importante o avvincente da meritare singolarmente un racconto dettagliato.
Però la sensazione che ne è uscita è più o meno questa.

I momenti topici accadono raramente.
Quello che siamo accade prima che ce ne rendiamo conto.
La nostre rivelazioni sono riferite alle azioni che ci accadono e ci facciamo accedere durante il nostro percorso.
Quindi possiamo lamentarci, maledire il mondo che ci "odia" e ricercare un effetto catartico che in qualche maniera ci aiuta a ingoiare il rospo.

Quelli che scelgono siamo sempre noi.
Di lottare, di viaggiare, di nutrire la nostra complessa personalità, fatta di cose contrastanti che ci fanno essere sempre in gioco, anche quando pensiamo di essere delle vittime di un sistema vecchio, logoro e stantio.

I fatti che hanno determinato quello che sono ora sono già accaduti.
35 minuti fa.
Tra 35 minuti ne saranno accaduti certamente altri.


S

sabato 4 maggio 2013

Forse dimenticherò

Così all'improvviso tutto può cambiare.
Un'esistenza, finire.
E quelle delle altre che rimangono, inevitabilmente cambiare.

A seconda di quanto si è vicini, fisicamente ma soprattutto emotivamente, alla persona che se ne va, le reazioni a questi eventi sono molteplici.

Si viene comunque toccati.

Nel mio caso, tanto lontani da non viverne il dramma quotidiano che si andrà ad affrontare ma tanto vicini da scuotere qualcosa che è comune a tutti noi: il presunto flusso sensato della nostra esistenza e il nostro rapporto con la morte e la ricerca della felicità.

Ed inizia il flusso inevitabile di ricordi, di situazioni, di sensazioni insieme ai bilanci, al sentirsi vicini a chi ne ha bisogno e parallelamente al tenersene lontani per un autodifesa emotiva troppo grande da affrontare.

Tutto questo è tanto da affrontare e da digerire.
In qualche modo ci difendiamo.
Inconsciamente ci diciamo:
"Forse dimenticherò".
Per andare avanti e continuare.


In queste tristi occasioni, dove si concentrano tante cose in brevissimo tempo, al limite del corto circuito, rincontri la tua vita passata sotto forma di legami che hai tessuto e stanno ancora lì, presenti, magari senza la necessità di scambiare parole ma solo sguardi e abbracci, lacrime e sorrisi.

Si mischia il passato col presente, si vedono sprazzi di futuro.

Tutto questo ad un livello diverso delle mera comprensione razionale causa-effetto.
Ad un livello superiore, forse una comprensione inconscia, che è difficile da spiegare con parole o ragionamenti.

Tutto questo fa una paura tremenda, è un punto nodale della nostra esistenza.
E' incontrollabile.
Inammissibile per certi versi.
Dobbiamo difenderci per essere forti.
Però non ha intimamente senso.

Forse non dimenticherò, mi dico.
Perché questa è la vita e dimenticare sarebbe solo negarla.