giovedì 26 settembre 2013

Tutti i talk show che vuoi....e non desideri

Avevi in mente una serie di post relativi alla comunicazione nell'era digitale.

Il primo riguarda i millemila talk show che oramai imperversano nei vari canali generalisti, insieme ai programmi di cucina e di gente che canta.

Avete notato quanti ce ne sono?
Vi siete chiesti come mai?

Beh, innanzitutto costano pochissimo e rendono parecchio.
Molteplici pause pubblicitarie e costi di produzioni bassi.
Ai politici piacciono troppo perché senza tante stronzate che dicono non farebbero notizia.
Ai non politici fa figo crearsi proseliti tra il pubblico smerdando il personaggio di turno.

Da semplice spettatore ti chiedi spesso: "Ma alla fine che hanno detto? ho capito qualcosa?"
Cercate di filtrare la rabbia e la partigianeria che suscitano.
Non è facile perché tante cose ci toccano troppo da essere obiettivi relativamente ai fatti/dati che ne escono fuori.

E' come essere in una riunione dove si presume ci sia un'agenda ma dopo appena due minuti già le urla e le frustazioni la fanno da padrona.
Per poi uscirne (dopo le classiche due ore) senza aver concluso nulla e chiedendoti "perché.".
Col punto e non quello interrogativo.
Perché la risposta non è necessaria, come se lo scopo non sia cercarla.
Ma vomitare parole in un tremendo flusso di coscienza.
Anzi un flusso di viscere, spesso putrefatte.

martedì 24 settembre 2013

America...Il grande social network

I tuoi viaggi te li porti sempre dentro.
Sedimentano lentamente o bruscamente ma riemergono improvvisamente, come piccole rivelazioni.
Se poi si tratta di un viaggio fatto nel paese straniero che meglio conosci perché cresciuto ed educato anche dal suo immaginario collettivo, quasi paragonabile ad un patheon, moderno ma allo stesso modo efficace e rappresentativo.

Quale chiave di lettura scegliere?

Così una sera te ne capita uno che sembra essere calzante.

Ho rivisto "The Social Network".
Il film sulla creazione di Facebook, diretto da David Fincher e scritto di Aaron Sorkin.
Al di là della fattezza (notevole) del film, realizzi che la storia parla dell'America e di come sia l'unico posto dove un social network di tale portata poteva nascere.

E' il paese delle possibilità, del mito del self made man, delle idee e delle parabole del successo.

E' anche il paese che ha un tremenda capacità di parlarsi, farsi conoscere tra le sue molteplici razze e caste.
Andando in giro è straniante vedere un tale miscuglio di gente diversa, che apparentemente si mischia e socializza ma tremendamente legata al proprio mondo, fatto di storia lontana, legata ai propri antenati quindi in qualche modo traslata senza essere necessariamente vissuta.
Ed in parallelo corre la sua storia recente, fatta di microfatti diventati miti (come i personaggi mitici dei piccoli villaggi di provincia) a compensare La Storia mai avuta se non importata dal gruppo etnico di provenienza.
Il tutto contornato dai una terra devastante per quanto è immensa, eterogenea, ancestrale e potente.

Ecco, quello che mi ha colpito è questa necessità di comunicare, fatte però attraverso artifici (come ora i computer) o mille e una regole sociali, che tappezzano ogni singola azione che decidi di intraprendere, nell'ottica di preservare un senso civico necessario.
Sia chiaro, la cosa in sé non è negativa (detto da chi proviene da un paese del "faccio un po' come cazzo mi pare").
Non è questione di paragone, almeno non in questo discorso (e ci sarebbe da autoflagellarsi se lo importassimo un minimo in Italia).
Lì tutto cambia (il paesaggio) ma tutto è esattamente dove deve essere. le tue abitudini sono possibili in ogni villaggio, a portata di macchina, luogo principe del nostro isolamento sociale

Nel film si costruisce una rete di amicizie virtuali, nell'ottica di essere visti da tutti ma alla fine, anche col successo, non si è mai detto veramente quello che si prova, si sente, si vive con chi fa parte della nostra vita.
Anche FB è la nostra vita ora.
Solo che quando si è online si è anche lontani, su una rocca, pronti ad urlare al mondo quello che si vuole.
Se ci pensi anche tu stai facendo lo stesso. Nessuno ne è esente.
Non è solo FB ma anche altri media come il cinema, la TV o i fumetti. La quasi psicotica necessita di narrare, raccontandosi, spiegare e spiegarsi, perché sembra quasi non riesca ad essere chiari.
Una sorta di lotta senza fine perché spiegare gli USA è una cosa impossibile.

Alla fine però succede.
Ti fermi e finalmente riesci a parlare con la gente, con le persone.
Ed una cosa stupenda.
Perché risulta dannatamente semplice. Entrare per pochi minuti nell'imperscrutabile.
E capisci, in maniera incosciente.
Però ti basta.
Perché quello che hai sempre cercato e voluto è cercare quella sensazione di essere dentro un grande sogno.
Nel tuo splendido immaginario.

sabato 7 settembre 2013

On the road again - Giorno 15 - Avvicinamento a Denver...e al rientro

Quando 5 ore teoriche di macchina diventano 7.
Ed incontri un traffico assurdo per motivi ignoti ed incomprensivi sulla interstate 70, oltre al traffico di Denver che somiglia vagamente a quello del raccordo di Roma.
Pensavamo si fossero riesumati i dinosauri per spiegare l'evento.
La giornata e' stata allietata poi da uno sconto di 20 dollari per aver intasato noi il bagno del motel.
Le risorse in tempi di magra sono infinite.

Il Colorado e' lo stato dalle mille sfaccettature. Altri canyon, boschi, laghi, montagne.
Tutto immerso in un atmosfera western.
Il ritardo di oggi non ci ha permesso di fare una capatina a Denver citta'.
La stanchezza e' alta e ci aspetta praticamente un giorno di viaggio per rientrare, stremati considerando le temperature polari dell'aereo e i sedili che ovviamente non sono fatti per dormire.
Quindi domani non postero' nulla.
Al rientro, dopo aver metabolizzato tutto, parlero' di questa America vista nella sua vastita'.
E' stato il primo viaggio di piacere di cui ho tenuto un diario.
Il precedente era anche di lavoro.
Gli Stati Uniti si prestano ad essere raccontati, pieni come siamo anche noi italiani di un ricco immaginario di questo paese.
Altri viaggi possono essere piu' intimisti.
Questo e' stato fatto molto di casualita' e di poca programmazione.
Perche' qui e' possibile perdersi e ritrovarsi.
Bastano 4 case in croce ed un motel.
Ciao

venerdì 6 settembre 2013

On the road again - Giorno 14 - Mesa Verde

Forse per capire tutto il sud ovest degli Usa può essere utile vedere il sito di mesa verde.un sito archeologico in nord america. Proto nativi americani che scompaiono improvvisamente dopo aver costruito villaggi tra le rocce.
Un bel mistero.

Oggi per avvicinarci a Denver ci siamo persi nel Colorado. Beh è stato singolare. Si passa da paese tristi anche nel nome, Dolores, a certi fashion come Telluride. Altri col simbolo di un castoro gigante.Altri con tipi che ti inseguono con un paio di corna di bufalo sul cofano. Poi entri in locale e il mondo fuori sembra scomparire perso cercando di sopravvivere ad una buffalo wings da fiamme e le rib infinite.
La chicca della giornata è stata la guida per mesa verde. Era un ranger del parco.indovinate il nome? Come poteva chiamarsi se non john Wolf? Subito si è richiamato alla testa il manuale delle giovani marmotte. Stessa saccenza mista a saggezza aggiunta di cabaret.tutto questo con i minuti contati perché qui tutto ha già dei tempi stabiliti. Mah

giovedì 5 settembre 2013

On the road again - Giorno 13 - Monument Valley

Dopo giorni di tempo variabile, con sole e lampi all'orizzonte, oggi una giornata di sole cocente.
Che con il rosso delle mese della Monument Valley ci sta tutto.
Percorrere il tratto sterrato del parco rende la visita quanto di piu' suggestivo ci possa essere.
E il pensiero corre verso le vecchie immagine del mito cinematografico del vecchio west. Spazi enormi e una lotta per la conquista di ogni singolo metri diventa un'odissea.
All'improvviso un indiano arriva al galoppo e tutto prende un sapore di altri tempi.
A scriverle certe cose sembrano di una banalita' allucinante.
Beh, tutto questo viaggio sembra un continuo susseguirsi di salti nel proprio immaginario e questo luogo forse ne e' la summa.
In territorio Navajo, nell'immensa e ancestrale altopiano che prende il nome di Colorado Plateau.
Un luogo letteralmente segnato, fregiato, eroso dal tempo e dalla natura.
Luoghi immensi che da italiano difficile riesci a cogliere, anche se scafato da altre esperienze di viaggio in luoghi similari.
Quando si programma in viaggio nel grande ovest americani non ci si rende conto delle distanze.
Sono immense.
Ma forse il punto e' che lo si fa in mezzo al nulla pieno di altro. per tornare nella civilta' standardizzata americana, in continui salti culturali e capisci forse perche' a tanta forza si reagisce con un terraforming eccessivo.
Ho bisogno di tempo per elaborare certe sensazioni poiche' gli input sono tanti e spesso contrastanti.
Spiegarseli all'italiana si pecca nel profondo.

Per esempio, stasera arriviamo a Cortez nel Colorado.
Una citta' piu' grande del solito in queste zone. Si esce per cena in un ristorante dove non c'e' la licenza per l'alcool, condotto da un veterano che chiede di supportare le truppe del proprio paese.
Cena casereccia. Gente semplice a tavola. Semplice in senso positivo.
Poi il bisogno di una birra si fa incessante anche perche' ieri non e' stato possibile berla visto che in territorio Navajo e' vietato l'alcool.
Il paese alle 21:30 e' gia' morto ma troviamo un locale con un po' di giovani.
Cantano al karaoke canzoni principalmente country. Divertendosi.
Beh, e' stata una serata bellissima. un piccolo tocco di America, autentica. Uno dei motivi che per me fa un vacanza un'esperienza memorabile.
Una serata semplice. Un sacco di risate.
Ed anche se alle 23 i giochi si chiudono ti ritieni appagato.
Di esserci stato anche per poco tempo. in un luogo che ragiona a ritmi lenti (la gente) e in milioni di anni (il territorio).

mercoledì 4 settembre 2013

On the road again - Giorno 12 - Grand Canyon

Difficile dire qualcosa di non detto sul Grand Canyon. Va visto ma soprattutto attraversato.non avendone avuta la possibilità rende il tutto mancante di quel quid di essenziale. Sono sceso per pochi metri (in altezza) e posso dire di aver iniziato un'emozione.che cresce dentro di te mano a mano che scendi. Vedi sentieri, gole e strapiombi.poi vedi il Colorado, causa di tutto che quasi si nasconde dalla vergogna per quello che ha fatto. Poi scendere è come viaggiare nel tempo. In termini di milioni di anni. Dentro la Terra.

La Madre Terra casa degli indiani i nativi americani. Nomi di merda perché loro si indentificano per nome della tribù. Qui ci sono Navajo ed Hopi. Segregati in terre belle ed ostili. Con una strana sensazioni mista di atmosfere metà ottocento, modernità di rimessa, assistenzialismo, orgoglio, turismo. Dovessi definirla meglio non ci riuscirei. Non ho avuto modo di parlare con uno di loro e quello che rimane è solo superficie erosa come nei Canyon o nelle mese. Tutto cambia a seconda della luce. E degli occhi che usi per scorgere i confini

martedì 3 settembre 2013

On the road again - Giorno 11 - Bryce canyon and more

La passeggiata dentro il Bryce è quanto di più evocativo ci voleva in questo viaggio. Scendere e salire sotto gli hoodos, sudando e coprirsi di polvere rossa sa di ancentrale. È tornata ciclica la voglia di riappassionarmi di geologia. Uno dei motivi di tanti viaggi in giro per il mondo. È allucinante come in questa zona sia avvenuto di tutto e il suo contrario . scendere fino al lago powell è come fare un viaggio a salti di milioni di anni. Poi per una strada interrotta perdersi in mezzo al nulla e scoprire la nazione Navajo per arrivare tardi nel grand canyon. Il viaggio è stata la riprova del sistema a ghetto di stampo americano.in poche miglia si passa dai mormoni ai nativi americani. Il tutto in luoghi immensi e da sogno...per un viaggio ma viverci è un'altra cosa. Ci tornerò sopra nelle riflessioni post viaggio.con un computer davanti invece di un cellulare. Comunque le distanze sono immensi ed i paesi che si incontrano minuscoli. I motel sono effettivamente dappertutto ma si macinano miglia come non mai.

Se il Nevada è brullo e lo Utah molto verde e rosso, l'Arizona è un immenso susseguirsi di canyon dai mille colori.sulla California ci tornerò in dettaglio. Le cose da dire sono tante ma lo è anche la stanchezza!

lunedì 2 settembre 2013

On the road again - Giorno 10 - Zion park

Lasciata Las Vegas con un misto di sensazioni contraddittorie, si ritorna nella terra brulla del Nevada. Un lungo altopiano desertico intervallato da montagne e paesi che non capisci mai pienamente come facciano a resistere da quelle parti.a parte l'ovvia risposta dei casinò. Appena raggiunta l'Arizona, solo poche miglia, e lo Utah tutto cambia. Cadi letteralmente nei canyon multicolore e comincia a sbucare anche una vegetazione più rigogliosa.prima preghi per non trovare strade bloccate dall'improvvise inondazioni per pioggia, poi entri nel silenzio e la maestosità di Zion. Ora, tolti i discorsi contemplativi che ognuno si fa ma diventano noiosi e banali raccontandoli, ti colpisce come in mezzo ad una valle tu possa andare in autobus, sostando dove vuoi.tutto organizzato bene e senza caos. Gli americani hanno ritmi lenti ma sanno rendersi semplice la vita.anche per godersi la natura.
Calandosi nelle realtà dei paesini dove si dorme, dopo saint luis lungo la pacific highway sull'oceano e shoshone ( con la leggenda di tale charles brown sfigatone pistolero divenuto senatore) nella valle della morte, oggi tocca a springdale.
Luogo noto per la famosa bumbleberry pie. Con annessa leggenda di folletti. Non ho ben capito che bacche siano ma con la camereria è stata una buona occasione per attaccare bottone. Zion comunque rimane nel cuore. Soprattutto vedere la roccia che piange da secoli sulle rosse pareti del canyon!

domenica 1 settembre 2013

On the road again - Giorno 9 - Las Vegas

L'afa assurda che si respira nella Death Valley può riuscire a non farti dormire e a farti alzare prestissimo se vuoi visitare qualcosa decentemente. Il segno di sottrazione, riduzione all'essenziale lo si prova costantemente durante le infinite miglia che ti separano dal mondo. Il paesaggio parla al tuo cervello usando il linguaggio del silenzio. A -85 metri sotto il livello del mare hai piena la percezione dei tuoi limiti. Mentre cerchi di elaborare bevendo acqua per la disidratazione arrivi a Las Vegas.dal nulla spunta e subito esagerata ti investe.pensi all'eccesso e quanto costa mantenerlo. Un enorme giocattolo. Finto e trash. Soltanto che, riflettendo su tanti atteggiamenti degli americani nell'affrontare la vita, capisci quanto sia legata a questa società. È una macchina ben oleata retta da una società che forse qui sa essere meno bigotta di quanto non debba ammettere.
Guardando la gente alle slot e giocandoci tu stesso, riesci ad intuire cosa c'è dietro: la speranza.
Per un futuro migliore. Esente da particolari costrutti intellettivi, desideri sperare nella svolta. Che sia denatosa o di altro tipo, qui speri.inutile stare a dire che non conta solo il denaro nella vita. Conta crederci.anche solo un centesimo e giù un altro giro.
Poi ne parlerò in un post più corposo perché il discorso è molto corposo.
Oggi poca roba trash. La stanchezza ti rende meno operativo anche per fare il buffone.

Ps. ovviamente ho perso sia alle slot che alla roulotte.  Sigh