martedì 25 settembre 2012

Tutto ciò che desideri...

Tempo fa misi in piedi una lista dei desideri con questa filosofia.
Fare un elenco dei desideri più "concreti", qualcosa che nella nostra vita di tutti i giorni possiamo fare, con piccoli sacrifici.
In pratica non chiedere la pace nel mondo ma magari fare qualcosa per renderla più vicina a noi, per dare voci a noi stessi anche e soprattutto nelle piccole cose.
Possono essere viaggi, sport, cazzate, azioni nei riguardi di qualcuno o per se stessi.
Cose concrete insomma, che possono concludersi nel loro semplice atto di compiersi.
Alcune voci della lista le ho spuntate, altre ahimè no.
Questo ha generato delusioni?
Forse ma nella vita accadono molte cose che sfuggono dai desideri e ci portano verso altri.

Ho diffuso l'idea a chi mi stava vicino, pensando che fosse un modo concreto per rendere la nostra vita "migliore" o, meglio, più in linea con ciò che siamo.

Tutto questo per dire che in questi giorni stavo riflettendo sui nostri desideri, sulle nostre necessità e su come tutto questo influenza la nostra vita.

Penso che quella lista sia sempre valida.
Ci dice molto di noi, più del nostro lavoro o dei nostri studi.

Ti da la spinta a conoscere se stessi o, se già lo si sa, ad attuarsi.

La propongo a chi mi sta leggendo come lo faccio a me stesso.
E' un'idea che fa quasi paura nella sua banalità, un consiglio amichevole che posso dare, ben sapendo di non avere la soluzione per nulla ma allo stesso tempo avendo a cuore che chi mi circonda si senta "migliore".
La cosa vale anche per me, ovviamente. Il tutto infatti nasce da una riflessione personale.

Non deve essere fonte di ansia, non serve solo per dire "questo l'ho fatto, lo spunto e via alla prossima" ma anzi va vista come la voce di noi stessi per dirci cosa vogliamo e cosa stiamo facendo, al di fuori della quotidianità che ci estranea ed allontana dal nostro sentirci bene ed in equilibrio.

Sempre mi son trovato a confrontarmi con tante persone, che mi hanno raccontato il proprio vissuto. Permettendo anche a me di trarne insegnamento.
E noto come tanti, forse troppi, siano insoddisfatti, delusi, arrabbiati nei confronti di una vita spesso sovrastante.
Non voglio dire che questi tempi sono bui.
Ce ne sono stati sempre con l'unica differenza che ora stiamo vivendo proprio questo, il nostro.
Beh intanto riprendiamocelo a piccoli passi.
Non è così difficile come può sembrare e non vuole essere un consiglio da psicologia spicciola.
Ripeto, non è una soluzione bella e pronta.
Perchè si deve parlare a se stessi e non è facile.
Intanto, proviamoci.
Se può essere utile, questa lista la si può condividere con qualcuno.
Poi si vedrà.


mercoledì 12 settembre 2012

[Figure di merda] Umorismo raggelante...parte 1

Lo sapete. Sono stupido e non perdo occasioni per dimostrarlo, anche con chi non mi conosce da molto. Non è per raccogliere conforto ma solo come dovuta premessa al tutto. Arrivati in un paesino di pochi anime a sud della cara Islanda, ci sistemiamo nel primo alloggi che ci ha fatto abbastanza schifo (forse solo quello del Caino era paragonabile). Essendo un viaggio "discovery", dedito quindi alla scoperta connessa con l'avventura estrema, cogliamo l'occasione di essere per l'ennesima volta estremi e rilassarci in una piscina pubblica riscaldata. Unica cosa economica in questo paese dove tutto costa il triplo di quanto sia possibile immaginare. Partiamo col furgone soltanto cinque di noi (i più instancabili). Arriviamo al centro sportivo verso le 19:45. Contenti ci dirigiamo alla reception e con tremendo orrendo scopriamo che la piscina chiude soltanto alle 20. Considerando che la notte arriva verso le 23 subito spendiamo ottime parole per questo popolo che osa chiudere uno dei pochi posti di aggregazione. Indefesso, insisto nel chiedere dove altro andare per umettare le stanche membra affaticate dal viaggio nel sedile posteriore di un furgone guidato sempre da altri. La tipa, carina, mi dice forse a 30 km da lì (ogni cosa in Islanda dista almeno 30 km da dovunque) c'è una piscina naturale di acqua solfurea. Dice però che dopo l'eruzione di un vulcano di un qualche anno fa, non sa se hanno riaperto poichè nessuno che conosce ci è andato ultimamente. Ovviamente ti pare che non demordo per chiedere spiegazioni sulla strada da fare? No. La tipa, vista la mia testardaggine, ci porta verso una grande cartina (la cosa non può che farmi piacere vista la mia passione per le mappe, anche fossero solo dei desolanti centri commerciali nostrani). Lì ci indica la strada e comincia a dire che l'altro vulcano, che sono ormai circa 95 anni che non erutta, potrebbe essere in procinto di farlo vista la sua regolarità ogni 100 anni (quindi i misteri delle geologia ripetitiva...devo tornare a studiare). Il come lo diceva lasciava pensare che c'è una sorta di accettazione del fato simile a quella che ho visto in Irlanda, solo che qui quando erutta un vulcano sono semplicemente cazzi. La terra cambia e la tua casa non c'è più, punto! Un'accettazione che rasenta anche il "chissene, tanto non si può far nulla e continuo la mia vita in questa splendida terra". Al che arriva il momento topico. Salgo in cattedra. E' il mio momento, lo so. Lo capisco sempre quando arriva. Devo aprire la bocca e darle fiato. Non conta cosa dire o pensare. Devi dimostrare di essere simpatico e figo in maniera eclatante. E dico, nel mio inglese da cazzeggio spinto (chi mi ha visto parlare sa cosa intendo) parlando della prossimissima eruzione: "ah, ma allora non vedete l'ora!" Gelo. Puro. Lei rimane indifferente. I compagni di viaggi mi guardano che l'espressione di "machecazzodiciminchiatesenzasensochesolotutrovi simpatiche" E calò improvviso il sipario sulla performance di Simone. Da lì non ricordo molto. Ero evidentemente uscito di scena. Aspettando i pomodori del pubblico (sotto forma di insulti del tipo "smettila di dire stronzate per fare lo splendido con la tipa che ti ha detto pure che il ragazzo è del posto e ti farebbe un culo grosso così". Torno mestamente sul mio sedile, speranzoso che domani sarebbe stato un altro giorno...per fare altre perfomance (e così fu, dissero posteri).

lunedì 20 agosto 2012

[Islanda] Lassù, così lontano e così vicino al centro della Terra

E' difficile esprimere cosa rimane di questo viaggio. O, meglio, è difficile esprimerlo. Ci sto provando con chi ne ho parlato. Tante cose. I paesaggi, immensi e violenti, l'allegra compagnia di gente tutta diversa, ognuna con la propria storia che si è portata dietro e l'ha riversata in questo contesto, la popolazione locale, distante, gentile ed interessante. Tante foto, filmati, considerazioni. Poi la musica che contestializzava quanto i nostri occhi riuscivano a scorgere. Ognuno ha creato la sua immagine, a volte difficile da filtrare da tanta bellezza. E' inevitabile che ogni foto sembri una finta cartolina e può risultare senza un personale spessore. Fortunatamente non tutti sono così. In alcune ho cercato di catturare un'emozione. Può essere una corsa in libertà su un prato di muschio o uno sguardo assorto e contemplativo che rapisce. Forse scendendo su un piano più tattile, il tentativo risulta più efficace. Allora posso dire che mi manca quella sabbia nera finissima, soffice e fragile. Quei muschi dai colori cangianti. Neri, verdi o bianchi sui quali camminarci sopra dondolando e lentamente affondando. Vicino ad una cascata, sdraiati al sole, lasciandosi andare al moto delle nuvole. E quel vento freddo, spesso insistente, che sembrava portare echi glaciali di storie ancestrali. Letteralmente perdersi semplicemente camminando, rimanendo solo senza la paura della solitudine. Perchè poi bastava dirigersi in quei centri abitati piccolissimi e trovare una dimensione umana essenziale. Ecco, il punto potrebbe essere questo. Riconoscere l'essenziale delle cose. L'Islanda è un paese occidentale. A suo modo comodo. Soltanto che le cose non sono tutte accessibili. Tutto cambia, a causa dei vulcani, col concreto rischio di perdere la propria casa e la propria terra da un giorno all'altro. Questo rapporto con l'essenziale può essere brutale e fastidioso. E' un paese per ricchi. E non solo perchè servono molti soldi per vivere secondo certi standard o per visitarla. Bisogna essere ricchi di emozioni per capirla, almeno quel poco che basta per farsi sommergere. E' vero. Qui Verne collocò l'entrata al centro della Terra. Che può anche significare entrare in una dimensione intima, a contatto con le proprie emozioni quasi senza filtri. Sei lì e contempli. Le emozioni si accavallano. Te le tira fuori, rompendo tutte le proprie difese che nella vita di ogni giorno tentiamo di arginare. Davanti ad una cascata ho avuto paura. Pura paura di quella forza. Non so dire altro. Non sto spiegando niente di specifico e certe parole potrebbero risultare retoriche. Potrei anche tenere queste emozioni dentro, tutte per me. Credetimi, ne ho talmente tante che penso che possano travolgermi come quella cascata. Allora le scrivo anche per sentirle di nuovo. Ma non la stessa cosa. Fidatevi, andare lì è un'altra cosa. Ognuno sperimenterà cose diverse e sarà colpito da cose diverse. Chi mi conosce sa che sto condividendo questa esperienza perchè penso che vada fatta. Spero che molti di voi possano farlo. Poi magari quando si torna, scambiarsi soltanto uno sguardo. Senza futili parole e spiegazioni, rimanendo lì a contemplare le emozioni che si sono provate, in questo lungo viaggio in questa terra ai confini del mondo.

lunedì 16 luglio 2012

[Diario di Viaggio] Paris, Paris

Dovuta premessa: amo viaggiare e difficilmente un posto mi può fare letteralmente schifo. La mia idea è che ogni posto, per quanto degradato, nasconde un suo fascino. L'unico inconveniente è che può capire che non si è predisposti a vederlo e spesso si liquida il tutto adducendo argomentazioni superficiali. Ora, cosa c'entra questo con Parigi? Lo dico subito. Adoro questa città. Ci sono stato svariate volte, in situazioni sempre diverse che mi hanno suscitato sensazioni altrettanto diverse. Più volte ci vado, più carpisco cose che vanno al di là della semplice e veloce visita del turista. Stavolta per un matrimonio che mi ha permesso di vedere dinamiche sociali più interessanti. Quello su cui mi volevo soffermare sono le sfumature, quei dettagli che rendono i quadri meno perfetti quindi più complessi e umani. Parigi si mostra splendida. Ostenta questa attitudine e si ha tempo di rimanerci si capisce che spesso è apparenza. Noi italiani amiamo poco i francesi ma di questi invidiamo il modo in cui riescono a valorizzare il loro patrimonio. Tutto è perfettamente bello da vedere e tutto funziona apparentemente bene. Però questa perfezione si paga. La società è divisa e ci si mischia meno di quanto non si faccia a Roma. Questo accade anche in altri paesi come il Regno Unito o, soprattutto, negli USA. Soltanto che qui c'è una sostanziale differenza. Ha una cultura neolatina. E' vero quando si dice che i francesi sono italiani, soltanto più snob e imbronciati. Ho avuto modo di vedere le differenze tra Belleville e il Marais. Tra la città e la sua banlieue e quanto queste differiscono con le persone di Versailles. Ovviamente il mio punto di vista è limitato, come quello di tutti, solo da quello che ho visto e quello che mi hanno raccontato. La mia non è la verità assoluta. Però...qui sta la chiave del mio scrivere. Adoro viaggiare perchè colgo queste sfumature, queste pennellata nel quadro che di solito ci viene dipinto di ciò che ci circonda. Questo per me è fondamentale e apprezzo Parigi che mi da occasione ogni volta di vedere qualcosa di nuovo, interessante, non necessariamente bello e moralmente condivisibile ma tant'è. Eppoi è una città nella quale può camminare per ore ed è una cosa che mi rende felice. Ogni angolo racconta una storia. Per questo, ma anche per altro, adoro la mia città, Roma, bella e pronta a raccontare sempre una storia ad ogni passo. Purtroppo ultimamente ne racconta spesso di brutte. Alla prossima esplorazione. Ps. Sì, ci sarebbe molto altro da dire...di persona è più interessante!^___^

lunedì 7 maggio 2012

[RECE] The Avengers

Chiariamo subito. Adoro Joss Whedon, soprattutto i suoi dialoghi. Buffy, il telefilm, per quanto non avesse trame particolarmente originali (anche se in anticipo con la moda dei vampiri), brillava per questi (oltrechè omaggiare in ogni dove le saghe mutanti). Lui, cresciuto a pane ed X-Men, non poteva essere da meno. Ed è questo il punto. Questo film si lascia vedere proprio perchè i personaggi brillano nonostante la loro storia e i loro miti mi sono risultati sempre troppo granitici. Non è un caso che io ami i mutanti che, in quanto tali, evolvono e danno la possibilità ai personaggi di essere tridimensionalmente più umani. Fosse stato scritto da altri, questo film probabilmente non l'avrei visto. Non adoro Cap America, nè Iron Man, nè Thor...quest'Hulk non è quello con cui sono cresciuto ma ancora quello che SPACCA e basta. Eppure funzionano. Detto questo, il film c'è e nonostante certe illogicità piace. Perchè i personaggi parlano e si esprimono. Non è profondo o tragico ma non serve ed anzi non è richiesto perchè questi sono gli eroi ufficiali, di pubblico dominio ed accettati dalla società. Il cast è azzeccato. Forse la Johanson come Vedova Nera non è proprio la migliore ma mi hanno colpito gli altri. La trama è un po' convulsa ma è tirata dalla trame di Loki, il dio dell'inganno, quindi va bene così! Per finire una richiesta: Caro Joss, mi hai regalato una delle più belle saghe su carta degli X-Men (un superbo Ciclope, ed ho detto tutto visto quanto possa essere antipatico e monodimensionale). Ora caccia le palle e prova a fare lo stesso con un film coi mutanti!Sei uno dei pochi che può farlo!Sbrigati!

martedì 1 maggio 2012

Dall'altra parte dell'oceano...parte settima ed ultima

Sì,è vero, è saltato qualche giorno ma che ci volete, la vita di New York è frenetica e non ho avuto modo di raccogliere le idee e scriverle. Sul tornare a casa ci sarebbeto tante cose da dire ma lasciamo al tempo questo compito. Il giro a Mahnattan è stato veramente molto interessante. Tenendo conto che c'erano pochi giorni a disposizione, ho seguito l'istinto e visto quello che mi ispirava. E' vero. Questa città è frenetica, fatta più di taxi che auto normale, dicendola lunga su quanto il movimento ne sia la più profonda attitudine. Tutto è in una sorta di equilibrio fuori dalle leggi della fisica, dove palazzi dai stili più diversi e genti dalla più disparate perti del mondo vivono insieme. due ore all'Empire seguendo il tramonto e l'accensione delle luce hanno rappresentato questa presa di conoscienza, della complessità e moltitudine in un'unica realtà. I molti nell'uno. Fermarsi nel vagamente pericoloso Harlem per prelevare i soldi dall'ATM, andare a Brooklyn per avere un ulteriore punto di vista, girare a caso per Central Park, rendersi conto che Park Avenue è veramente costosa...tutte cose accadute nella stessa giornata, spontanee e accatastate. Per dirla tutta, anche essere un gruppo di persone con esigenze diverse permetteva comunque di poter fare quel che si vuole, separandosi e reincontrandosi, raccontandosi cosa si era visto. Puoi voler far shopping o vedere tante cose diverse, o andarsene a zonzo senza metà ma predisposto a cogliere tutte le piccole sfumature. Questa città va sicuramente rivista ma rischiando la possibile delusione della seconda volta va tenuto a mente questa sensazione. Ps. Sì, ho trovato una specie di paio di guantoni giganti...non sono proprio quello che volevo ma per il momento ce l'ho fatta.

domenica 29 aprile 2012

Dall'altra parte dell'oceano...parte sesta

Con in testa una canzone di Tori Amos su New York, abbiamo cominciato a visitarla partendo dall'Hudson River, luoghi di tanti annegamenti organizzati da quei bravi ragazzi della Mafia Newyorkese. Statua della libertà ed Ellis island viste da lontano. Fare il tour sarebbe durato troppo ed allora abbiamo fatto gli sfollati inizio novecento andando sul traghetto gratis per Staten Island. Dopo lower Manhattan con un'inutile statua di un toro all'inizio di Broadway...intanto un vecchio con occhiali da sole e bastone mi urla in faccia di farlo passare perchè bloccavo la strada. Ho dedotto fosse cieco ma come ha fatto a vedere che c'ero? Subito dopo Ground Zero...lì non siamo riusciti ad entrare dentro ma sia a St. Paul che nel centro visitatori, si respira una strana aria celebrativa. Per carità, è stata una botta tremenda per questa parte della città ma mi colpisce come gli americani riescano ad elaborare i lutti tramite queste celebrazioni. Sempre affascante. Proseguiamo a caso tra Soho, Tribeca, Little Italy (caffè improponibile dove Manuel stava vomitando per quanto faceva schifo), Chinatown, piena di negozi e con un assembramento di gente ad ascoltare le litanie di una coppia che fanno veramente paura. Dopo sono cominciati i negozi. Ho comprato le Converse dopo aver perso un'ora nel negozio più lento del mondo, dove grazie a Manuel ho fatto la figura di merda di chiedere informazioni ad uno che commesso palesemente non era. Dopo questo, ci siamo separati per andare nell'East Village, luogo molto british e decisamente più vintage. Molto carino, case basse ed alberi. Molto simile il Greenwich anche se più da ricchi. La cosa impressionante è come nel giro di pochi passi ci siano tanti quartieri diversi, con stili e abitudini opposte. Tutto convive insieme in un equilibro armonico e dissonante. Personalmente mi fa sentire a disagio perchè non è nostro. Vabbè, vedremo. Ritorno in taxi fino in albergo. Un traffico molto simile a quello sulla Palombarese la sera tornando da Roma. See you Ps. ci vuole tanta pazienza con certa gente...grazie

sabato 28 aprile 2012

Dall'altra parte dell'oceano...parte quinta

Perdere un aereo è sempre molto interessante, soprattutto se grondante sudore ed in cerca di un cazzo di car rental che non esiste nel tomtom di merda. Siamo arrivati quindi tre ore dopo il previsto perdendoci un pomeriggio di cazzeggio (meglio non commentare il motivo del ritardo). Ma il tempo è relativo quindi...pish. Lasciato il caldo sud Carolina arriviamo nella fredda New York. Bella as usual ma sono contento di aver visto anche un'altra America, con altra gente e ritmi meno caotici. Questo paese stimola la mia innata curiosità ma non è detto che siano cose che mi piacciano realmente. Oggi si inizia il giro sempre se quella si sveglia in orario. Ogni speranza è vana...Manuel è distrutto. Gli è partito un embolo e l'ho portato in ospedale per un controllo...inutilmente. Ormai ho perso le poche capacità di parlare una lingua. sdkajdkaladjak è una parola molto in voga in questo momento. Gli Usa sono quello che mi aspettavo...ora bisogna vedere se in città troverò quello che cerco da sempre, le risposte di una vita: "Quante cose trash posso comprare?". La vita è inutile quindi bisogna circondarsi di queste cose!^___^ L'albergo fa abbastanza cagare ma tanto quello che conta è essere qui. Ho scoperto dalla finestra si può uscire e camminare. Vedete un po' se verrò segnalato come possibile suicida da un grattacielo. Vi aggiorno stasera che ora vado a bardarmi visto che la Gianna è sempre in agguato. Stay tuned e take care...for me!

venerdì 27 aprile 2012

Dall'altra parte dell'oceano...parte quarta

Devo dire che un modo migliore di iniziare la giornata non poteva esserci. Venire fermati dalla polizia (per la precisione da due macchina) poichè ad uno stop non ci eravamo completamente fermati. Domanda di Manuel:"Simon, guarda se dietro c'è la polizia". Ovviamente aveva le luci accesse e già fremevo dalla voglia di portare le arancie nella prigione in cui Manuel sarebbe stato rinchiuso. Peccato solo un semplice warning senza neanche la multa (l'avrebbe pagata lui visto che non sa palesemente guidare una macchina qui ove tutto è troppo grande). Arrivati al sito in ritardo, ho re-incontrato il mio collega che mi ha fatto fare il plant tour. Veloci impressioni: claustrofobico ma allo stesso tempo una sensazione di comunità che da noi è difficile percepire. Vabbè, ci rifletterò a tempo debito. Poichè non c'era molto tempo a disposizione sono uscito per le quattro e abbiamo fatto un giro in cerca di un accesso ai mille laghi della zona. Ora, vabbè che qui ognuno ha una cazzo di casa di solo 230 mq ma tutte le case col molo e quindi accesso privato rompono un po' le palle (nonchè invidia). Sorvolo sul tentativo di Manuel di spiegare a dei negozianti cinesi cosa fosse un lago ve lo risparmio. Morale della favola, si è fatto un giringiro del lago. Bei paesaggi non c'è che dire con annessa amena centrale nucleare... Di corsa a cena da qualche parte con alcuni loro colleghi. Io ero l'imbucato ma ho fatto la mia solita splendida figura di persona colta mentre gli altri due dopo 4 giorni di accozzamento non ne potevano più di parlare delle solite cose. Ho parlato di armi, caccia, pesca, football, baseball con la mia solita maestria senza ovviamente capirne molto. Tentativo di andare a bere qualcosa a Greenville fallito, se escludiamo la volontà del navigatore di farci imboccare dentro casa di qualche residente. Per le pubblicazione la vedo complicata, non ho fatte molte e devo controllare se ho il cavo per scaricarle. Ora vado che qui le giornate durano mille ore e alle sette di sera, dopo cena, sale il dramma di come impegnare il resto del tempo. Ps. See you soon Seneca, è stato breve ma intenso. Domani arriva New York, o meglio, Manhattan!

giovedì 26 aprile 2012

Dall'altra parte dell'oceano...parte terza

Che sensazione strana viaggiare sull'aereo di Topo Gigio. Ho contato i posti ed erano solo 39. Inoltre come superstizione vuole, manca la fila numero 13. Aggiungete il fatto che rischiavo di lasciare il portatile nell'aeroporto di Newark perchè lo stavo semplicemente dimenticando al controllo bagaglio e capirete lo stato psicofisico della giornata. Dopo il freddo e la pioggia, in South Carolina non poteva essere che caldo ed umido. Molto verde però. Non il verde del New Jersey ma comunque molto piacevole. Visuale a campo lungo. Sembra un altro cielo, sarà la suggestione. L'autista del pickup è un tipo interessante. In pensione, professore, uomo tipico del sud. Ama il suo stato.Veterano (il primo e l'unico che finora ho conosciuto). E' stato tempestato di domande. Non ho espresso opinioni ma gli ho chiesto un po' di cose. Altro mondo questo stato. Arrivo nell'hotel. Un club di giocatori di golf molto esclusivo. Lago annesso molto suggestivo. Qui gli spazi si allargano. Ho chiesto se si poteva arrivare ad un ristorante a piedi e mi ha guardato sbigottiti. Ah, l'America e le sue distanze. Certo è il mio spirito esploratore viene messo alla dura prova se non hai una macchina. Manuel e quell'altra mi hanno pisciato così a cena ho incontrato i miei colleghi inglese e cenato con loro. Non sapete quanto sia difficile saltare da un accento ad un altro e tentare di capire quello che la gente vuole dirti. Domani giornata a Seneca e spero che finalmente possa mangiare la mia bistecca. Qui ho sempre fame, sarà il jet lag. Certo cenare alle sette è impegnativo. Gli americani girano poco per il loro paese e si ragiona sulle distanze in termini di tempo. Tempo e spazio sono alterati ed hanno un altro ordine di grandezza. Ah, ieri la mia collega cinese mi ha detto di andare in Cina a cercare moglie. Sarà...intanto alla capa la proposta di andarci gliela sto facendo spesso. Vedremo. Ora vado a rincorrere gli scoiattoli che corrono sul green con par 4 (o 5?). See you bub!

mercoledì 25 aprile 2012

Dall'altra parte dell'oceano...parte seconda

Fissate bene l'immagine. Poltrona larga comoda e larga. Ha un meccanismo automatico che la fa aprire e farti sdraiare. E' dotata di tavolo semimovibile. Io lì sdraiato e rilassato. Ad un certo punto passa un cameriere e mi chiede se voglio ordinare qualcosa. Ok, vada per i Tacos...certo poi mi accorgo che ho bisogno anche da bere e correggo subito il tiro con un'ordinazione successiva. Mi sdraio. Vicino a me due, e dico due, ragazze chiamate entrambe Jessica, che si stanno sganasciando. E davanti a me uno schermo enorme con un film demenziale, ovviamente in inglese di cui capisco la metà delle cose che dicono. Dove sono? In un cinema ACM (credo, altro che i banali multiplex scomodi) e sono le 17. E tutto sembra strano. Dopo una giornata di riunioni in cui ovviamente non ho potuto non fare figure di merda col capo business della mia divisione, mi invitano ad uscire. Andiamo al cinema, un tipo mai visto prima che solo negli USA puoi trovare. Siamo 4, due ragazzi e due ragazzi. Tutti giovani e lo sono anche io visto che mi chiedono il documento per ordinare da bere..quindi tiè a chi pensa altrimenti. Cose così succedono solo qui. Questo paese ogni giorno ti stupisce. La serata continua con un inglese ed una cinese a fare gossip lavorativi e non. E pensi a quanto sia piccolo il mondo ma quanto grandi siano le interazioni umane. Dopo anni ho dato volti a persone sentite solo via e-mail o al massimo per telefono. Oggi mi sono sentito come in film, al centro commerciale di rito a fare quello che di solito fanno gli americani di qui. Portato in giro nel megaSUV fiammante di una che sarà più di dieci anni più piccola di me. E domani si scende a sud e sarà un'altra cosa. Altra realtà. Altre dinamiche. Stasera andavo in giro sorridendo. Faccio cose, vedo gente. E io che mi ci butto, sempre sorridendo. See you tomorrow Ps. Sì, domani Pedro raccatta Manuel che già si lamenta...as usual

martedì 24 aprile 2012

Dall'altra parte dell'oceano...parte prima

Sì, è la prima volta negli Stati Uniti e anche quella di un viaggio con un fuso orario consistente. Non è il primo viaggio da solo ma ogni volta è un'esperienza piena di sensazioni. Cosa raccontare? Boh, vedremo. Forse non aspetti privati ma tenere un diario pubblico implica doversi riferire e confrontare con chi ti legge. E' un viaggio di lavoro, principalmente. Il primo di una serie spero lunga, che mi porterà a visitare paesi lontani. Questo di viaggio ha molte implicazioni. Spesso pensavo che non permette di entrare nel mondo che si visita velocemente. E' vero ma sarebbe stupido pensare di farlo in altra maniera visto che, in quanto viaggio e non uno stato stanziale, cogli solo quello che ti capita durante il soggiorno. C'è da dire però che ti permette di vedere le persone interagire con te nella loro ordinarietà, specialmente lavorativa. Dove sono ora? Nel New Jersey, a pochi chilometri da New York. Ed è interessante subito vedere il contrasto. New York fino ad ora l'ho vista da lontano, dall'altra parte dell'Hudson quindi ancora non so com'è. Però per arrivarci attraversi una parte del NJ e devo dire che è scioccante vedere tanti stabilimenti, parchi, lagune, porti ed autostrade si alternano lungo la strada, con uno sfondo a tratti suggestivo e a tratti inquietante come la skyline di Manhattan. E' entrare in un film ma dalla porta sbagliata. A parte la cultura americana che ha pervaso la mia crescita, a parte l'undici settembre che rende i grattacieli qualcosa di ulteriormente più instabile per chi come me soffre di acrofobia. Sono qui, ancora non turista, anche alle prime armi come viaggiatore lavoratore e tutto si mischia. L'America è qualcosa di fluido nella mia testa. Non ha morale perchè c'è bello e brutto tutt'insieme. Se so di amare ed odiare Roma e l'Italia per motivi diversi, vedendo questa America non mi chiarisce quello che per me rappresenta. Andrò anche in South Carolina e lì ne troverò un'altra. Forse è questa varietà ad affascinarmi. Richiama tante cose che affollano la mia testa. Sono cordiali e a lavoro non sono chiassosi e neanche così frenetici. Tengono contatti col mondo che però faticano a conoscere veramente. Ed io sono un po' bambino, curioso e ingenuo. Non è facile scrivere queste righe perchè i pensieri sono tanti e complessi da buttare giù. Certo è che qui le distanze sembrano enormi ma allo stesso tempo gli accostamenti contradditori sempre dietro l'angolo. La mia curiosità viene nutrita e frustata allo stesso tempo, forse filtrata da un approccio troppo europeo. Allora decido che non è necessario capire ma lasciar andare le sensazioni. Sicuro che non verranno copiose. Gliela posso fare...a rischio di ictus!

martedì 28 febbraio 2012

Prossimamente su Twitter...

...un'idea che mi sta frullando in testa, sfruttando l'immediatezza del mezzo.
Rimanete sintonizzati...e poi spargete voce

sabato 18 febbraio 2012

Citazioni

"Alla fin fine, Rogue, sai cosa ci ha sempre allontanati? Noi stessi. Perché tutti e due stiamo scappando da qualcosa da tanto tempo... che stare insieme significherebbe accettare tutto quello che è successo nel nostro passato. E non siamo pronti. Perché siamo due stupidi che hanno troppa paura della vita! Io sono pronto a cambiare... ad andare avanti... ma so di non poterlo fare con te... non finché tu non sarai pronta. Così, la giostra si ferma ed è tempo di scendere, cherie, per il bene di entrambi. Forse, in futuro, saremo pronti a risalirci... insieme. Avevi ragione, le ultime settimane sono state come un sogno. Ora svegliamoci e affrontiamo la realtà."

Gambit, XMD 70