domenica 27 gennaio 2013

[Recensione Teatro] Tutto per Bene di Pirandello

Regia di Gabriele Lavia


Tornare all'Argentina dopo la morte di Mariangela Melato è stato, come dire, triste.
Nessun posto dedicato allo spettacolo può darti la forza senza filtri del emozioni come il teatro.
E pensare di non vederla più lì, beh, è dura.
Questione di fisicità, di suoni e di silenzi. vieni sommerso dalla piece e ne esci rintronato, come un esperienza reale e catartica.

Quindi con questo umore inizio a vedere questo spettacolo.

Bello, bellissimo.
E triste, tristissimo.

La regia barocca esalta queste sensazioni ma già il testo è basterebbe.

Pirandello scrivi di apparenze e di verità nascoste. Di sentimenti veri e recite.

Sorvolando sulla storia (sul web sicuramente troverete riassunti più interessanti del mio), mi rimangono il gioco di luci e il buio. La tempesta che incombe sulla scena.
Più di ogni altra cosa, quando il protagonista decide anche lui di "recitare" la scena della vita e torna camminando all'indietro verso la tomba della moglie, sapendo che colei che più l'ha tradito è quella che è stata più onesta di tutti.

Beh, in quel momento senti la pesantezza di quanto successo. La recita che spesso siamo costretti a condurre durante la nostra vita.

Quando cammini nelle sale buie della tua casa, illuminati solo dalla luce della stanza accanto o del lampo della tempesta prossima a venire.

Inciso.
Spesso molte persone dicono "non è meglio vedersi una bella commedia e farti due risate? E' tanto amara la vita".

Beh, io non sono uscito depresso dallo spettacolo. Ne abbiamo parlato, abbiamo condiviso le emozioni scaturite e ce le siamo portate a casa. ripensadoci e riparlandone in fasi successive.
Se è questo l'effetto che mi fa il teatro, devo ringraziare gente come Mariangela Melato e tutti gli altri, grandi e piccoli, che riescono a regalare emozioni.
E badate, l'ironia, per me sacra, la si trova ovunque e non è mai facile come sembra.


[Recensione Cinema] Django Unchained

Ci pensavo in questi giorni, dopo la visione del film.
Come recensirlo?
Essendo questo il mio blog dovrei seguire la linea (casuale) che mi sono dato.
Non essendo un cinefilo incallito, metto subito da parte qualsiasi analisi critica del film.
Forse la miglior strada possibile è quella delle sensazioni che si provano, senza nulla togliere al peso storico/culturale che Tarantino (e molti altri) hanno per il cinema.
Quindi bando alle ciance.
Django mi è piaciuto e consiglio di vederlo.
Detto questo, la recensione è bella che finita e dovrei chiedere scusa a chi legge per queste poche, banali considerazioni.

Chi mi conosce sa che un tipo di giudizio del genere a me sembra sempre limitativo.
Certo, definisce chiaramente il giudizio e lascia a chi legge l'idea dell'impatto che ha avuto su di me.

Direte (o direi):" sì va beh, e quindi? perché ci stai a far perdere tempo?"

Infatti ora vengono le considerazioni, magari molto asciutte e dirette.
Tiè, vi ho fregati!ah ah ah

Protagonista. Non mi ha coinvolto la sua storia e la sua motivazione. Non esce dal film. Mi sta anche antipatico e saccente senza però essere interessante.
La ricerca di sua moglie è decisamente poco appassionante...mah

Coprotagonisti. Bravissimi Waltz e Di Caprio, sicuramente con le battute migliori e con caratterizzazioni interessanti. Jackson finalmente in un ruolo diverso e a tratti molti interessanti.

Storia principale. Semplice, direi banale ma con Quentin non ha mai contato

L'altra storia. La schiavitù affrontata in un modo originale e tremendamente interessante. Odio la retorica e qui si dice molto senza spiegarlo. Se non è questa arte?

Dialoghi e situazioni. Marchio di fabbrica ma forse se ne eccede. Direte tipico dei spaghetti western? beh, leggevo in giro che Kill Bill è un vero spaghetti western. Qui, sotto la maschera, ho visto altro (vedi la schiavitù). Come al solito Tarantino ti far credere di vendere un certo tipo di film che in realtà non è. Per esempio Bastardi senza gloria non era un film di guerra ma un film della Nouvelle Vague francese...per questo lo adoro. C'è sempre molto altro di quello che sembra.

In sostanza sono soddisfatto. Mi hanno dato fastidio certe esagerazioni e forse qui più di ogni altra parte si è caduti nelle tarantinate, cosa che di solito fanno chi cerca di imitarlo.

Sulle musiche nulla di dare come al solito.

Visto il film, mi è venuta voglia di rivederli tutti, soprattutto per studiarli. A cominciare da Jackie Brown, quello meno spaccone e meglio scritto di tutti.
Poi, sia chiaro, ci si diverte lo stesso anche senza stare ad esaminare.
Però ve l'ho detto all'inizio, sono stato onesto!





giovedì 3 gennaio 2013

[RECE - Fumetto] Un polpo alla Gola di Zerocalcare

Zerocalcare è il fenomeno del fumetto italiano degli ultimi tempi.

Non ho ancora letto il suo primo "La profezia dell'armadillo" (che mi riprometto di fare presto) e seguo saltuariamente il suo blog.

Beh, me lo sono divorato e mi sono tagliato dalle risate.

La trama è abbastanza esile. Una scusa per parlare di come crescendo certe cose (comportamenti o avvenimenti che siano) ci colpiscono.

Seguiamo la sua vita dalla elementari fino ai trentanni.
Tanti amici, parenti, conoscenti che invadono la nostra esistenza e le azioni/reazioni che ci fanno avere.

Battute e considerazioni su tutto e tutti.
C'è un mistero, quello che genera il senso di colpa che lo fa vivere come se avesse un polpo alla gola che lo avvinghia.

Consigliatissimo.
Il fumetto più bello che ho letto ultimamente.




[Rece- Serie Tv] Downton Abbey stagioni 1-2-3 + speciali

Continua il mio viaggio tra le serie tv prodotte dalla perfida Albione che, come al solito, si dimostra sempre prodiga di idee interessanti ben realizzate.

La sinossi:

Periodo tra il 1912 e il 1920. Dopo il naufragio del Titanic, la famiglia di un conte dello Yorkshire si trova di fronte ad un serio problema di successione del titolo e di mantenimento della proprietà. Ne conosciamo le dinamiche familiari. In parallelo seguiamo anche la vita di tutta la servitù di contorno, un po' come in "Quel che resta del giorno" e "Gosford Park".
Morti, tradimenti, lusso e povertà nella campagna inglese stranamente sempre soleggiata (ci sono stato per dire che è veramente strana).
Detto questo, cosa mi ha colpito di questa serie?

Digressione: oggi ci si vanta di quanto riusciamo ad essere sinceri, dire e fare di tutto dicendo "lo vedi quanto sono sincero/a? non ho peli sulla lingua!mica sono falso, ti dico le cose in faccia, io".

Beh, a me questi discorsi hanno sempre fatto ribrezzo. Le parole sono importanti e quando si parla si dovrebbe almeno avere coscienza di quello che si dice.

Questa serie è l'esatto contrario. Tutti (nobili e servitù, uomini e donne) devono sottostare all'etichetta, nel bene e nel male.
Hanno dei ruoli sociali da rispettare e tutto quello che succede li mette sempre in discussione, facendoli evolvere.
Il tutto in tempi che oggi ci farebbero ribrezzo per quanto possono essere lenti.

Ecco, le cose cambiano lentamente. Maturano fino a "cadere" dagli alberi.

Quante volte, invece, in nome della sincerità e della schiettezza, abbiamo a che fare con l'acerbo, l'immaturità e la cafonaggine?

Questa riflessione forse spiega il perché i romanzi classici ci affascinino.
Quell'approccio alla vita diverso dal nostro che ci fa piacere gustare con una sensazione quasi "esotica".

La serie ha ritmo e bei dialoghi (con qualche battuta tagliente come solo gli inglesi sanno fare).
Forse non è mai troppo crudele e realistica quanto oggi ci potremmo aspettare.
Sto parlando di una certa tendenza a rendere molte situazioni alla "Molto rumore per nulla", cioè tutto si risolve per il meglio.

In Italia l'ha passata Rete4 in prima serata (solo due stagioni) e la cosa mi ha stupito alquanto.

La consiglio?
Ovviamente sì. Una appuntamento piacevole per molti, bilanciato tra leggerezza da drammone d'appendice e risvolti socio-culturali.