giovedì 29 agosto 2019

Maremma amara...

Tutti mi dicon Maremma, Maremma…
Ma a me mi pare una Maremma amara.
L’uccello che ci va perde la penna
Io c’ho perduto una persona cara.
Sia maledetta Maremma Maremma
sia maledetta Maremma e chi l’ama.
Sempre mi trema ‘l cor quando ci vai
Perché ho paura che non torni mai.



Ognuno di noi ha uno o più posti del cuore.
Quei luoghi dove ci si rifugia dal resto del mondo, zone soffici dove il proprio equilibrio si ri-centra anche solo all'idea di andarci.
Non sono necessariamente luoghi di vacanza. Possono essere anche zone della propria casa (per me sono le "passeggiate" lungo il viale dietro casa dentro l'orto, per esempio).
Nel lungo peregrinare dei miei viaggi la Maremma ha sempre avuto un posto speciale, insieme alla Sicilia classica (che ho scoperto molto più tardi rispetto alla prima) e non includendo alcuni luoghi di Roma.
Ogni volta che ci vado, cambio prospettiva e abbraccio sempre un approccio lento e contemplativo, non necessariamente legato all'impellente necessità di scoprire luoghi nuovi.
Torno dove so cosa troverò. E quello che trovo è sempre emozionante.
Se poi si è in buona compagnia, le cose vanno ancora meglio (ringrazio sempre di avere gli amici "giusti").
Sono legato al suo parco ormai da quando avevo 12 anni.
Un luogo rimasto isolato per secoli a causa delle malaria e ha fatto in modo che oggi non ci sia una densità abitativa così alta da renderlo affollato, anche durante la stagione turistica.
Non è un luogo dove si vede l'Italia che progredisce ma neanche quella che rimane ferma al passato.
E' una sorta di non luogo temporale, pieno di vuoti riempiti di momenti presenti.
Io sto qui e ora. Nulla di più.
Aiuta certamente essere all'interno di una natura addomesticata "male", dove il "bene" potrebbe essere rappresentato da altre zone della Toscana (come la Val D'Orcia o il Chianti).
Fatto sta che è un luogo che sento mio e che mi rappresenta.
Quest'anno ho fatto anche molto mare per i miei standard e per la prima volta già ha cominciato a mancarmi.
In quest'estate un po' anomala per certi versi, dove ho ripercorso luoghi già visti molte altre volte, tornare qui è stato rigenerante.
Un momento su tutti (il più rappresentativo forse) per rendere l'idea: una nuotata in modalità snorkeling lungo gli scogli di una caletta sul Monte Argentario.
Quel momento in cui il mare si apre, si colora di un blu particolare e il fondale comincia a sprofondare.
La stratificazione della luce, i banchi di pesci e io uniti lungo un asse immaginario lungo una verticali, in un ipotetico volo acquatico a ritmo di un respiro profondo e mai disturbato da suoni esterni.
Qui e ora.
Tutto il resto sparisce per qualche istante e la mente è libera da tanta fuffa.
E' bellissimo.
.
.
.
Sarà inevitabile che quel ricco vuoto venga successivamente riempito dalla vita ordinaria ma è importante per me ricordare come il lunedì successivo, rientrato a lavoro e quindi nella nota e a spesso fastidiosa routine, ancora avevo come me quel senso di pace.
Mi sa che è questo il senso dietro al fascino del "Profondo Blu". 



lunedì 26 agosto 2019

Ferie d'agosto - Lassù, nei monti, lungo una mulattiera

Per comprendere appieno cosa sto per scrivere, vi basti sapere che in termini genetici sono abruzzese al 100%, almeno fino al 1700 e forse anche prima.
Questa cosa, di primo acchitto solo una simpatica nota di colore, in realtà ricopre un ruolo molto più rilevante e profondo nella mia vita.
Non averne pienamente coscienza mi ha permesso lo stesso di vivere ma ultimamente, in un lungo processo di consapevolezza, sta recuperando importanza soprattutto quando, come in questi 4 giorni di agosto, torno al paese "dei miei" come capita in maniera irregolare lungo la mia vita.
Sono nato a Roma, ci sono cresciuto e credo che in fondo non riuscirei mai ad abbandonarla.
Solo che da lì si estende una corda che in qualche maniera mi ha sempre tirato a sé.
Senza tirare in ballo cose più personali, basti pensare che, girata quella specifica curva, entro regolarmente in un mondo a parte: una bolla spazio temporale, dove si attiva una parte del cervello che normalmente rimane silente o in secondo piano.
Gli occhi guardano oltre. Una macchina che passa in un posto isolato, un rumore sospetto, un ricordo stratificato.
Si attivano sensi specifici. Badate, non tutti positivi. Perché l'intento del post non è declamare la vita bucolica che noi cittadini votati alle stress non riusciamo a vivere se non per brevissimi periodi. Almeno non è solo questo.
Faccio prima a raccontare una cosa semplice per rendere l'idea.
In una tarda mattinata, decido di fare una passeggiata lungo le varie frazioni collegati tra loro da strade più o meno sgarrupate.
Sto parlando di neanche un paio di km, in luoghi dove non passavo da molti anni poiché fuori itinerario (un chiarimento: la geografia del territorio è allo stesso tempo semplice e superstratificata). Mi faccio accompagnare da mia zia che funge da cicerone, compagnia, spalla e molto altro.
Nel giro di due ore incontriamo una sacco di gente, non tutti necessariamente parenti, tutti pronti a parlare con te e raccontarti cose o, semplicemente, condividere le più svariate emozioni (dalle nascite alle perdite). E' tremendamente disarmante constatare come un ritmo lento predisponga le persone ad aprirsi e stupirsi. Non parlo solo delle persone incontrate, abituate a quei ritmi visto che ci vivono ma anche di me e degli altri che vengono da fuori quel mondo ma che in qualche modo ritornano per starci un po'.
Ovviamente si entra anche nei pettegolezzi più bassi (di cui molto spesso fatico a tenere le fila viste le ramificazioni allucinanti). Di per sé non è un male. Fa parte del gioco e lungi da me sentirmi superiore. Accade sempre.
Stavolta, forse con un approccio mentale leggermente diverso (più narrativo?) sono stato lì, vivendo momento per momento, contestualizzandolo, dandogli un paesaggio e, soprattutto, una luce.
Non so se è per via dell'età, che tutto colora con la memoria e la nostalgia. Forse ma non solo.
Era anche qualcos'altro, ne sono sicuro. Non riuscivo a focalizzarlo.
Poi...
Poi mi son detto 'chi se ne frega'.
So che mi è rimasta una sensazione estremamente positiva.
Un'energia.
Una ricarica potentissima.
Come detto da altre parti, non sarà mica questo lo scopo delle vacanze?

domenica 21 luglio 2019

Lazos Familiares - Parte 4, Cordoba, Siviglia e Italica

La piana del Guadalquivir è bella e piena di luce.
Fa sempre troppo caldo di giorno in estate quindi le visite in posti diversi vanno diluite.
Bella e unica la Mezquita di Cordoba, splendido e lussureggiante l'Alcazar di Siviglia, suggestiva e inaspettata la città romana di Italica.
Tutto luoghi consigliatissimi ma vorrei soffermarmi su altro.
L'Andalusia chiede tempi lenti e allo stesso li allunga ancora di più.
Durante i km percorsi nelle sue campagne e valli, ti permette di perdere i tuoi pensieri futili e ti aiuta a "stare" in quell'accecante giallo di metà luglio. Km di apparente nulla ma pieni di confidenze.
Il titolo di questo viaggio rimanda al fatto che ho potuto consolidare un legame famigliare con una mia cugina australiana,  vista solo pochissime volte ma con cui ho legato fin da subito.
I viaggi possono avere tanti temi e motivazioni. Quelli che mi legano alla Spagna hanno quello con l'amicizia. Qui ci sono stato con gli amici storici italiani, con quelli conosciuti fuori dall'Italia, con quelli più recenti. Stavolta con un paio con cui ho un legame di sangue. Una di questi addirittura vive a migliaia di km da me. Già siamo legati come se ci conoscessimo da tempo...

La Spagna ha fatto da sfondo a legami importanti e a ricordi piacevoli.
E io non so che dire.
Troppe cose sento dentro di me. Difficile essere preciso e sfuggire la banalità.
Non posso che provare un senso di profonda graditudine per tutto questo.
I viaggi per me, i posti che visito, servono a sottolineare i sentimenti che provo. Come un brano musicale "giusto" in quel momento cantato insieme o un'esperienza di "perdita" in mezzo ad un deserto.
Credo si chiamino emozioni e qui, onestamente, se possono provare tante.
Ed è un po' come sentirsi a casa.
All'ombra di un patio o di un giardino arabo, lamentandosi solo per il caldo, ma gustando insieme una birra facendosi un sacco di risate.
Ti amo troppo Spagna in tutte le molteplici declinazioni.

Ps. Lo so. Ve lo state chiedendo. Ovviamente è tornata prepotente la "necessità" di visitare quel paese che mi aspetta dalla 5a elementare. Laggiù, sotto l'equatore. Non ho fatto promesse quindi forse sarà la volta buona.

venerdì 19 luglio 2019

Lazos Familiares - Parte 3, Deserto di Tabernas, Granada e Ronda

Ci sono pochi posti in cui sento di appartenere come la Spagna.
Non che gli altri non risuonino qualche parte del mio essere ma qui sono in una sorta di seconda casa.
Come molti sud d'Europa, qui si respira un'aria comune, nota per certi aspetti, sicuramente legata al Mediterraneo.
Sono tornato a Granada e posso dire che la amo. Non solo per la splendida Alhambra ma per il suo essere una città raccolta intorno alle sue colline, con luci e colori vivissimi, in mezzo ad una valle che d'estate è accecante. Vicoli e scorsi semplicemente incantavoli. Ci potrei tornare tranquillamente.

Il viaggio per arrivarci da Cartagena è stato emozionante. Il deserto di Tabernas. Letteralmente ci si trova in un deserto polveroso, luoghi di tanti Spaghetti Western italiani e non solo. Capisco come la colonizzazione di luoghi come il Messico sia stata possibile per gli spagnoli.
Merita un passaggio per capire cosa voglia dire essere in Europa e da tutt'altra parte allo stesso tempo.

Ronda è semplicemente un gioiellino, incastonata tra quell'inquietante gorgo. Soffrendo di una forma strana di vertigine, l'ho sentita "molto". Anche qui, la luce e i colori sono uno stato della mente.

Sto parlando dell'Andalusia, un luogo dove lo spirito della Reconquista Spagnola è ovunque, con le sue vestigia arabe rimaneggiate per farne qualcosa di nuovo e ancora più splendido.

mercoledì 17 luglio 2019

Lazos Familiares - Parte 2, Valencia y Cartagena

Valencia è una riscoperta.
Mai vista veramente, stavolta l'ho potuta apprezzare.
Mi affascina il suo essere moderna senza essere necessariamente cool come Barcellona.
In molti l'hanno visitata e consiglio di andarci.
Una cosa su tutte mi piace sottolineare: quel fiume che non c'è più e tutto ciò che è stato messo al suo posto.
In passato sui fiumi e le loro foci nascevano le città. Fonte di vita e luogo di incontro.
Traslato nei tempi moderni, questo concetto è perfettamente reso dal fatto che chiunque, "scendendo" dalla città, può prendersi il tempo da dedicare a se stesso e ai propri incontri. Non saprei dirlo meglio ma è a questo ho pensato in particolar modo oltre ad ammirare le bellezze della città.

Intermezzo tra la Castillia La Mancha e la Murcia. Un grande spazio tra l'arido e il verde. Affascinante a dir poco.

Cartagena. Bella posizione, città molto piccola ma carina. Un retaggio nobilissimo che si scontra con un presente ai margini delle grandi rotte.
Si capisce dalla sua baia quanto sia stata importante. Dal suo teatro romano, quanto sia stata bella.
Non è un must ma come tappa tecnica verso il sud desertico, molto piacevole.

lunedì 15 luglio 2019

Lazos Familiares - Parte 1, Barcellona

Dopo una settimana di feste a base di legami famigliari locali e internazionali, parto alla volta della Spagna con cugine al seguente, per una parte della saga 'Simone in giro per il mondo quando il Mondo non viene da lui'.

Barcellona la conoscono tutti. È forse il posto, almeno in Europa, dove tutti scelgono di andare appena ne hanno la possibilità. Per una serie di strani motivi, alcuni legati a certi miei preconcetti, non c'ero mai stato.
Premessa: amo la Spagna tanto da reputarla come luogo di ritiro spirituale insieme alla Grecia.
Di Barcellona non posso dire molto se non banalmente che Gaudì ne rappresenta oggi più che mai lo spirito.
Un posto pieno di possibilità dove se hai idee grandiose, forse, riesci a realizzare. Fosse anche aprire un ristorante o un negozio. Se vuoi essere artista o imprenditore.
Lo so benissimo che non è tutto oro quello che luccica ma Barcellona brilla comunque.
Gaudì ha fatto o progettato cose anche potenzialmente kitsch ma ha seguito un suo sogno.
Entrare nella Sagrada Familia o in una delle sue case è un'esperienza di possibilità, di idee e di visioni.
Non è forse questa una delle cose che dovrebbero guidarci?
Io, come tanti, forse tutti, ho sogni da nutrire ed essere in un ambiente così aperto (e contraddittorio) non fa che riplasmarli e dargli nuova luce.
Come quella che filtra all'interno della cattedrale, filtrata da vetrate a mosaico multicolore.
Abbiamo bisogno ogni tanto di essere investiti da quella luce.

sabato 27 aprile 2019

Cupe Vampe, Giorno 5 - Approdo dei re

L'ultimo giorno di questo breve viaggio nei Balcani è dedicato alla vecchia Ragusa che ora si chiama Dubrovnik.
Una città di mare ai piedi della montagna, con delle mura ciclopiche e un architettura tardo barocca molto bella.
Un grosso neo: il turismo eccessivo e i prezzi allucinanti di tutte le cose.
Ad ogni modo tutti i suoi trascorsi storici sono molto intriganti ed interessanti.
Peccato però che per tutto il giorno mi risuonava nel cervello solo questa cosa: la sigla di Game of Thrones.
Tutto.Il.Santo.Giorno.
E mentre mi facevo a piedi tutta la cinta muraria mi saliva il fomento.
Questo la dice lunga sulla mia sanità mentale e di come le storie, sia reali che immaginarie, hanno una forte presa su di me.
Si mescolano e creano quell'incoerente mix di cultura pop e cultura seriosa che rimbalza dentro il mio cervello.

Questo per dire che questo viaggio ha attraversato diversi stati d'animo legati alla storia del posto e alle suggestioni suggerite dalle mie conoscenze generali.
Le riassumerei con viaggi stratificati, dove non è più importante quale livello sia interessato ma come si mescolino tra di loro.
Sono contento di aver seguito l'istinto che mi suggeriva di andarci. Senza star troppo a pensare se fosse più o meno opportuno.

venerdì 26 aprile 2019

Cupe Vampe, Giorno 4 - Tra fiumi e montagne col misticismo

La Bosnia-Erzegovina è un luogo tremendamente spirituale.
Sarà per le molteplici montagne che l'attraversano impedendo assembramenti consistenti, riducendo il numero delle persone agli spazi facilmente raggiungibili.
Tagliate di netto da molteplici fiumi dalla portata consistente dove il costante rumore dell'acqua crea un tappeto sonoro accoccolante.
La molteplicità delle culture presenti ha creato la necessità di ribadire ogni credo ed identità arrivando all'apparente paradosso di un sincretismo in definitiva tremendamente affascinante.
Il monastero sufi dei dervisci Blagaj o il paesino ottomano Pocitelj sono piccoli gioielli a ridosso delle montagne con splendidi fiumi che li solcano.
Magari non sacri ma sicuramente spirituali.
Col tempo clemente e di buon passo, la passeggiata ti mette in pace col mondo.
Mi sembra sufficiente, no?

giovedì 25 aprile 2019

Cupe Vampe, Giorno 3 - Brucia la biblioteca di Sarajevo città

Sono su un ponte. Tra poco passerà l'arciduca Ferdinando. L'ho ucciderò così dimostrerò che la nostra causa deve essere perorata. Sono Princip, un ragazzo.

Sono oltre quel ponte, sta bruciando una biblioteca. C'è gente che cerca di salvare i libri ma io sarò infallibile, qui col mio mortaio. Sono un serbo/bosniaco, un ragazzo

Sono appena arrivato da Istanbul. Renderò questa città un esempio della multiculturalità. L'islam porterà fine ai conflitti tra i cristiani di queste terre. Costruirò strade, ponti e moschee di fianco a chiese e sinagoghe. Sono Solimano il Magnifico, un turco.

Sono qui per rendere la Bosnia il fiore all'occhiello dell'impero austro/ungarico.
Qui creerò palazzi neo-moreschi per far studiare tutti. Sono l'imperatore Francesco Giuseppe, un austriaco.

Io non so come descrivere Sarajevo senza considerare queste e altre cose.
Non si possono ignorarle soprattutto quando vedi tutti quei fori di proiettili sui muri.
Sarajevo è bella, a ridosso di una valle con tutte le sue montagne.
Per i suoi palazzi, la luce e la natura.
Soprattutto per la sua gente. Che è rimasta o è potuta rimanere. Oltre la guerra e le conquiste.
La Gerusalemme d'occidente resiste ancora. Di nuovo. Probabilmente lo farà ancora se ricadiamo di nuovo nella nostra cecità.
Nel giorno della Resistenza d'Italia al regime fascista mi sento di celebrare questa città, simbolo di un popolo che nei secoli non ha mai smesso di subire.
Neanche di reagire, spesso da solo.
Io voglio non dimenticarlo.

mercoledì 24 aprile 2019

Cupe Vampe, Giorno 2 - Quei racconti che non so

Non ho potuto conoscere mio nonno.
Morto troppo presto, forse per le conseguenze della guerra sul suo fisico già debilitato.
È partito per il fronte ed è stato in Dalmazia.
Non so molto altro.
I suoi racconti li ha sicuramente condivisi coi suoi amici e parenti ma poco con la sua famiglia.
Di lui mi sfuggono molte cose.
Questo ha dato adito a creare una figura distorta.
Stando qui ho provato ad immaginare cosa avesse visto lui, qui.
È uno strano meccanismo di cui necessito per colmare dei buchi.
Ho come il sospetto che gli erano piaciuti.
Monti, valli e una terra piena di rocce. Dura da coltivare. Orizzonti ampi.
Mi ricorda molto il mio Abruzzo. Un luogo pieno di storie tramandate, di piccoli agglomerati di case che sembrano grandi quanto la narrazione lo richiede.
Tutto è in qualche modo collegato a lui, nonostante io non l'ho mai visto in quel contesto.
È una strana sensazione ogni volta e lentamente sto provando a definirla.
Essere venuto qui mi aiutato.

Mostar.
Una valle che si apre su una pianura.
Più suggestiva la sera, al nostro arrivo.
Un luogo di connessione tra popoli. Luoghi che per me suscitano un fascino particolare, dove le cose si mescolano e non si sa dove finiscono.
Il tema di molti dei miei ultimi viaggi.
Le zone di confine.

Medjugorie
Sono seduto fuori, nella parte posteriore della chiesa.
Un grande anfiteatro di panchine, allestite per un grande evento.
Gruppi di persone cantano e suonano. Insieme o da soli.
Pace.
Basta solo questo per percepire meglio i santuari.
Sto bene.

Cupe Vampe, Giorno 1- Dall'altro lato del mare, quello che scordiamo spesso

Non c'è un motivo razionale per pensarci ma, di fatto, è così: questo lato d'Europa, esiste ed è praticamente sconosciuto.
Non parlo della sua costa, splendida e adatta ad una villeggiatura.
Questo piccolo viaggio, per me, significava andare oltre quelle montagne costiere.
Verso un luogo dolorosamente sconosciuto.
Prima, però, inizi dal mare.
Che costa.
Se provi a guardare dal bus verso l'orizzonte, non riesci mai a vederlo lineare.
Laggiù c'è il tuo paese che viene coperto da un'infinità di isole che giocano con la prospettiva e il senso della profondità. Non è solo acqua ma tante piccole terre, ognuna con una piccola storia da immaginare.
E intanto sali per scavalcare verso l'ignoto.
Lasciandoti dietro l'approdo di tanti, re o mercanti che fossero, per guardare (o guardarsi) dentro.
Arriva una frontiera, antico concetto per questa Europa desiderata unita.
Lenta, isolata, brulla.
Ed entri nelle innumerevoli valli con deserti verdi. Alte montagne solcate da fiumi.
Un Abruzzo ancora più stratificato, dove nulla è dritto e tutto è andato storto.
Sono passati anni dal conflitto e la prima cosa che ti colpisce è la distanza dal resto. Il mare è geograficamente vicino ma l'hai già dimenticato.
Le strade sono strette, poche case sparse, paesini vuoti, cimiteri e tanta natura.
Non hai voglia di parlare perchè non ne vedi il senso.
Per calarti dentro, serve solo lo sguardo.
Zitto, aspetti la prossima curva.
In attesa di vedere quel ponte che fu fatto crollare per dimostrare il potere a questa natura aspra e alla gente la abita.
Tu, che vieni dall'altra parte del mare, non puoi capire veramente cosa significhi.
Ma ci provi lo stesso.
Ritenta.
È ancora troppo presto per riuscirci, ben sapendo che potresti non riuscirci mai.