lunedì 18 aprile 2016

Sotto i ciliegi in fiore - Giorno 6 Verso occidente

Se l'anima della cucina giapponese è il pesce, la visita al porto l'ha confermato.
Una cosa immensa, piena di bettole dove mangiare qualcosa, in mezzo alle persone del luogo.
C'é da dire che i giapponesi sono dovunque.
Non esisteil concetto di turistico almeno nei ristoranti.
Un po'perchè sono loro stessi turisti.

Comunque tra poco lo lascio.
Mi mancherà Tokyo.
Avrei voluto vedere di più, soprattutto di spirituale
La suggerisco a tutti?
Sì, insieme ad una visita di questo paese così difficile da interpretare.
Basta essere curiosi, versatili e...ricchi.
Il fatto che sia caro è verissimo. Non tutto ma si spende.
Alberghi micro e cibo comunque costoso.
Per quest'ultimo ci si può aiutare col cibo da strada.

Tutto è cerimonia.
Il tè.
Il matrimonio.
L'onore (fino all'estremo del seppoku).

A presto, magari con più calma.

Ps. Con tutte queste lingue nella mia testa ho perso l'uso della parola.

domenica 17 aprile 2016

Sotto i ciliegi in fiore - Giorno 5 Lascia fuori il mondo per ritrovarlo

Stamattina partenza assonnata verso il museo Ghibli.
Per chi non conoscesse, è stato dedicato alle opere dell'animatore Hayao Miyazaki, quello de "La città incantata" e "Il castello errante di Howl". Anche però autore di Conan e Heidi e di molto altro.
In pratica devo a quest'uomo quella vena poetico/naturalistica che popola il mio immaginario. Praticamente tutti i suoi film hanno un sapore dolceamaro che incarna qualcosa di scintoista profondamente radicato nella cultura giapponese (faccio il collegamento perché dopo sono andato nel grande santuario Meiji).
Purtroppo a malincuore mi aspettavo molto di tutto questo nella visita ma non l'ho trovato.
C'è sicuramente un'atmosfera particolare con una proiezione di 15 min molto carina. Inoltre si riesce a vedere molti dei processi di animazione, sia tecnologici sia artigianali.
Oltre al fatto che fosse tutto in giapponese, limitando la comprensione di molte cose, mancavano proprio certe suggestioni.
Ad essere onesti qualcuna ne emerge: quella sulla personalità dell'autore, appassionato di natura, di volo e di storie universali.
Mi è piaciuto ma volevo di più.
Come se fossi andato a Disneyland.
Forse sta proprio qui il punto.
Sono in Giappone, la patria della sottrazione nella descrizione delle cose, della fusione tra forma e contenuto, della purezza scintoista, del codice etico (bushido) dei samurai, della contemplazione della caduta dei petali di ciliego come massima esemplificazione della fugacità della bellezza, dei santuario dove è il vuoto dello spazio a rendere spirituali.
Insomma sto ragionando con parametri diversi e questo modifica la percezione.
Questa città e, credo, questo paese da molto ma ti chiede anche molto. Un lavoro mentale per nulla banale.
Se in giovinezza questo spiritualità orientale esercitava fascino tanto da sembrare la nuova via da percorrere per un'esistenza migliore, mi rendo conto di quanto da giovani si sia senza sfumature.
Entrandoci in questi (pochi) giorni, ho potuto farmi un'idea più complessa, coi pro e i contro che a volte si fondono, senza soluzione di continuità.
Mi mancheranno odori, suoni e luci diversi da altre parti.
Rimarrà sempre quella consapevolezza che la personale via per la felicità richieda l'apertura di molte porte mentali e Tokyo te ne offre sicuramente l'opportunità.
Lasciando sempre fuori le scarpe prima di entrare e iniziando con un caldo tè verde.
Si sa, certe esplorazioni richiedono consapevolezza.

sabato 16 aprile 2016

Sotto i ciliegi in fiore - Giorno 4 Un mondo a parte

Ieri sera sono rientrato a Tokyo, la maledetta città senza indicazioni stradali.
Comincio a dubitare di quanto possa reggere in questa situazione.
Metteteci i postumi post sbornia, le due stronze valigie e l'idea di dormire nella parte di Tokyo più affollata di tutte, sono arrivato in condizioni pietose in albergo.
Stamattina non avevo ancora recuperato ma sta città chiama e io rispondo.
Mi immergo allora nel suo centro geografico e trovo il vuoto.
Il palazzo imperiale e i suoi giardini sono un oasi di pace nel macello cittadino, in termini urbanistici, di questa città.
Un passato mitico, per certi versi più romanticamente percepito da noi occidentali, un misto tra esotico e rogore morale.
Colto da questo momento nostalgici mi trovo da tutt'altra parte a visitard la tomba dell'ultimo shogun.
L'isolamento quasi totale che il giappone ha vissuto per 250 a causa degli shogun l'ho collegato a come oggi, nonostante la tecnologia che loro stessi hanno creato, questo popolo vivano a parte tante cose rispetto al resto.
Basta passeggiare a Shibuya o ad Akihabara per vedere fenomeni sociali solo interni come gli Otaku, fan sfegatati dei manga e derivati, o le Idol, ragazzine cantanti che cantano il J-Pop con video ad alto budget e interi piani di CC dedicati a loro.
Anche per strada se ne beccano così come interi palazzi con stanze dove cantare il karaoke.
Per contrasto nel vecchio quartiere di Yanaka vieni catapultato a 100 anni fa dove tutto è più piccolo e comunque quasi autosufficiente.
Tutto il mondo è lontano ed è di base solo accessorio.
Aprirsi quindi all'Occidente sembra essere stato una cosa necessaria e non voluta, così come tirarsi sù dopo la bomba.
Non perdendo il proprio orgoglio, mai.
Chissà poi se il fatto che le strade non abbiano le indicazioni anche per questo.
Solo chi è e capisce veramente il luogo dove si trova può viverlo.
Agli altri decidere se adattarsi.
Questo viaggio (il Giappone in generale e Tokyo in particolare) lo consiglio di farlo insieme a qualcuno con cui magari condivide una stessa esperienza pregressa (d'infanzia e adolescenza) legata ai cartoni aninati.
Non potete capire quante volte mi sono detto inconsapevolmente: "Cacchio, questo no. Me lo ricordo", legato ad un oggetto,  un casa, uno scorcio, persino un suono come quello del gong o della fontana di bambù e non poter condividere con qualcuno e raccontarsi cosa richiama.
Minchia, qui si portano a galla certe sensazioni un po'dimenticate.
E sono piccole ma piacevoli epifanie.

venerdì 15 aprile 2016

Intermezzo orientale...ripresa

Il risveglio è stato drammatico.
Notte passata insonne, sudando come pochi e capendo che non si ha più l'età per bere.
Scenari interessanti appena aperti ma subito richiusi.
Colazioni mentre le quali si parla di progetti il tuo interlocutore ti dice che è meglio rimandare perché sei un cencio.
Viaggio della speranza con quelle due fottute valigie in centro a Tokyo, toppando quelle dannate strade senza cartelli.
Beh, nonostante ciò, questo viaggio ha talmente tanti salti di fronte che sembra passato un secolo da quando sono partito.
Questa cosa del fuso ha un certo effetto sulla gestione della giornata lavorativa.
Avendo tante cose da fare per il lavoro, l'unica pausa nella giornata è stata quella da turista nelle ore della cena. Poi si tornava in albergo per rispondere ai colleghi statunitensi, appena svegliati.
Tutto per dire che sono fuori controllo.
Da oggi sono in pausa fino a martedì compreso. Mi godo Tokyo che sta già regalando tante soddisfazioni.
Stay tuned

giovedì 14 aprile 2016

Shanghai la città sopra l'oceano - Giorno 4 Telegrafia

Sono brillo.
Non so cosa scriverò.
Serata a cena coi colleghi cinesi.
Risate.
Tre lingue.
Alcool a gogo.
Cazzo quanto bevono.
Ragazza carina.
Devo tornare.
I cinesi sono simpatici.
Altra birra o liquore di riso.
Ad un certo punto non capisco un cazzo di quello che dicono ma annuisco e rido.
Everybody loves Simon.
Tornerò presto.
Ciao Shanghai.
Totalmente impreparato ma meglio così.

mercoledì 13 aprile 2016

Shanghai la città sopra l'oceano - Giorno 3 - Tra le riunioni

Shanghai non è la Cina.
Così come New York non è l'America e Tokyo non è il Giappone.
In questo elenco evito di mettere Roma perché secondo me come media rappresenta l'Italia...
Questo per dire una banalità?
(Certo, mica posso tirar fuori solo perle di saggezza).
Mi spiego.
Il Centro è in stile Manhattan, più esagerato, pieno di luci al neon in ogni dove e camminamenti pedonali sopraelevati che lo attraversano, anche lungo le strade e non solo per attraversarle.
In generale la città si sviluppa in altezza.
Tutta, non solo nelle zone centrali.
Lungo le strade che portano nelle zone industriali infatti spuntano palazzi da 20/30 piani in schiera, tutti uguali tanto da far pensare che un Caltagirone si è trapiantato anche qui e ha fatto il botto.
Tanti negozi, centri commerciali, zone di struscio e altre di svago.
Il fatto è che, tra le righe, ti accorgi che non sei in una città come le altre.
Sei in Cina, una dittatura comunista in un libero mercato.
E' qui sta il fascino bizzarro dell'avere la possibilità di visitarlo da un'altra angolatura.
Essendo venuto per lavoro, c'è una buona possibilità di interagire coi colleghi di qui.
Togliamoci subito un dente.
Non vi spiegherò come facciano a vivere in questa contraddizione.
Mi sono posto però il dubbio che non tutto quello che sappiamo da fuori spesso corrisponda alla realtà.
Non parlo in termini politici o economici. Non mi dilungo sul fatto che siano decisamente in contraddizione con le evoluzione storiche che le hanno viste protagoniste (e forse ormai passate di moda entrambe).
Ciò che mi affascina è che tipo di equilibrio hanno raggiunto.
Certamente avere la possibilità di interagire con l'esterno, per esempio tramite la conoscenza dell'inglese, ha permesso a loro e a me di riflesso di poter scambiare esperienze e renderci partecipi delle progressioni in atto da entrambi le parti.
Nelle riunioni spesso escono trattati di sociologia, spiccia per quanto si voglia, che neanche troveresti in tanti corsi di formazione.
Chi ride, chi parla, chi urla, chi ascolta, chi domanda, chi si vergogna, in un campionario vario di diversità sorprendenti per poi tornare messa alla chiusura della giornata lavorativa, dove rischi di perderti in una metropolitana piena di milioni di persone.


Al di sopra di tutto domina Lei,la burocrazia,  che incombe su ogni cosa.
Quella che decide se una cosa si può fare o meno.
Se poi capita una cosa non prevista dal codice, questa diventa automaticamente non fattibile, anzichè il contrario come da noi in occidente.
Quindi il caos apparente (manifestato con la guida pessima delle auto e delle vociare sonoro e costante) è sotto controllo.
Mi veniva da pensare al fatto che nelle culture orientali si abbia una propensione alla dimensione interiore mentre in quelle occidentali più verso una socialità umorale.
Sono ovviamente estremizzazioni.
Per dirla meglio, a Shanghai l'eterna lotta tra le due parti dell'animo umano trova una delle sue espressioni più recenti.
Assolutamente non risolta come prevedibile ma sfido chiunque a dirmi dove lo sia.





martedì 12 aprile 2016

Shanghai la città sopra l'oceano - Giorno 2 - 20 ore come tante

2 ore e 30 minuti.
Questa è la durata del calvario per arrivare col taxi nell'altro stabilimento qui a Shanghai.
Che poi tecnicamente sia in un'altra provincia poco conta.
Sveglia al solito presto (6:10) per fare colazione e partire per le 7:30 (bucate di un quarto d'ora).
Stamattina, a differenza di ieri, non mi viene a prendere la collega ma vado col taxi.
Con un cinese che ovviamente non parla inglese.
Piove e il solito mondo è in giro.
Ora, sappiamo Roma com'è simpatica la mattina sul raccordo.
Beh qui vanno oltre.
Ho notato lo stesso approccio tra i due popoli, quello del contendersi l'asfalto.
Come un trofeo.
La considerazione viene spenta dal fatto che ho un sonno assurdo e tento di sonnecchiare.
Vengo svegliato dalla simpatica radio cinese che l'autista accende per combattere la noia.
Mica mette la musica però. Solo due persone che parlano per un'ora e si alternano alla radio in dotazione dei tassisti che ripete sempre una stessa cantilena che mi è entrata nel cervello.
Nella zona industriale veniamo fermati.
L'autista scende e scompare sotto la pioggia.
Scattano le diecimila telefonate alla collega per capire cosa sta succedendo.
Intanto il mio passaporto scompare perchè richiesto per entrare.
Beh, per motivi di sicurezza, lui non può entrare e devo essere venuto a prendere da uno autorizzato.
L'espressione del mio viso è al di là della previsione che se ne potrebbe fare.
Arrivo quindi in ritardissimo e vengo deriso da ogni collega che incontro, anche se non parlante lingua inglese.
Non vi dico le operazioni con badge, metal detector e altro.
Essendo ormai maturato dopo anni di esperienza, scatta la vendetta.
Nelle riunioni li massacro di domande.
Nel plant tour pure.
Credo che il responsabile della cassaforte mi volesse richiudere nel caveau a vita.
Questo perché le domande scomode tocca farle a me.
Cibo della mensa decente e lì scatta lo show vendicativo coi colleghi piegati dalle risate.
Nel pomeriggio scontro su una tabella da dati nel quale vinco su tutta la linea.
Scatta ovviamente la vendetta al contrario.
La cattiva collega dice alle 16:50 che l'ultimo shuttle per tornare è alle 17 e dobbiamo correre per prenderlo poiché il taxi non può entrare per i motivi di cui sopra.
Scatta la corsa per uscire.
Ora, secondo voi nel mega stabilimento aziendale dove è posizionato il nostro, piccolo in confronto agli altri?
Sì, bravi, nell'angolo più lontano.
Almeno un chilometro per uscire.
Lei scappa su un altro urlando "Sorry, Simone".
Io vengo lasciato al suo complice.
Ci facciamo un'ora di autobus per poi prendere tre metro.
Ore 19 circa.
Stanco come uno straccio, cosa decido di fare, finalmente solo?
Vado sulla torre di Shanghai alta 200 metri con camminamento su pavimento fatto da vetri.
In pratica cammini nel vuoto, con l'ansia per le altezze che ti sale a mille.
Litighi con la tua coscienza. Tema "Come renderti la vita facile complicandotela a caso".
Ore 20:45. Scendi e cerchi un ristorante.
Memore del fatto che nella downtown i ristoranti sono nel centro commerciale (come la sera precedente) imbocchi in uno.
Da solo, nel tavolo in fondo.
Ordini a caso e a gesti visto che l'inglese non è cosa.
Ti viene il dubbio che accettino la tua carta di credito e valuti se lavare i piatti dopo un giornata leggera aiuti almeno la circolazione (dei vaffanculo sicuro).
Finisci di mangiare con praticamente i tavoli vicini già apparecchiati per il giorno dopo (ore 21:30).
Esci dal CC e vai in strada.
Shanghai è una versione di light di Singapore.
Le persone camminano non al livello della strada (non solo) ma su ponti pedonali.
Vai a trovare adesso un posto dove chiamare un taxi considerando che chiamarlo per telefono non sarebbe servito molto (solito problema lingua).
Segue una passeggiata di un chilometro per trovare un marciapiede senza transenna.
Ti pisciano in 10.
Uno per caso si ferma e ti chiede più del doppio di quello che hai pagato la sera prima.
Ovviamente neanche pensi di scendere.
Pagamento? contanti con ricevute che sembravano buoni pasto. Vedremo se in nota spese li accetteranno.
Ovviamente visti i tempi compressi in camera d'albergo ti sei messo a lavorare per recuperare qualcosa.
Inutilmente.


L'autore di quanto sopra non ha mai sostenuto che i viaggi siano un qualcosa di rilassante.
Pertanto si astiene dal considerare i perditempo che pensano che la vita debba essere una discesa in bicicletta.
MAINAGIOIA







lunedì 11 aprile 2016

Shanghai la città sopra l'oceano - Giorno 1 - Metti una sera a cena seconda parte

Tolta l'esperienza estetica del viaggiare, piena anche di toccate e fughe spesso frustranti in luoghi da tempo desiderati, i viaggi di lavoro permettono anche di guardare le cose da un diverso punto di vista.
Giornate piene di riunioni dai mille argomenti, di scambi di esperienze lavorative e di formazioni complesse.
Tutte cose che se lette superficialmente possono essere solo boriose.
E lo sono spesso.
Metteteci però essere dall'altra parte del mondo, dove in giro per gli stabilimenti se l'unico occidentale, dove tutti ti guardano in maniera "strana". Beh,insomma, tutto questo ti permette uno scatto ulteriore in avanti, anzichè retrocedere per una presunta difesa autoconservativa.
Fatto il passo, inizi a vedere le sfumature. Gli altri lati delle medaglie di cose che normalmente dai per scontate.
Lentamente ridi, scherzi...e scopri.
Capita sempre piú spesso soprattutto quando sono solo durante i viaggi (stavolta la capa è via per un paio di giorni).
Creare rapporti in posti dove la sola idea della loro grandezza rende ogni individuo piccolo e inutile.
Allora anche nell'immensa e ipertrafficata Shanghai, una sera a cena ti trovi a parlare della vita con chi meno te l'aspetti, con le proprie barriere culturali trasformate in ponti.
Davanti ad una birra, in mezzo a vecchi edifici, sovrastati dal immensi grattacieli.
A noi.
Cin.

domenica 10 aprile 2016

Intermezzo orientale

Giornata di trasferimento.
Dalla splendente Tokyo alla nebbiosa Shanghai.
Mai come in queste situazioni riesci a cogliere la complessità di un mondo che è sempre stato rivolto nella direzione opposta a quella dove vivi tu.
Tante differenze.
Sicuramente l'approccio caotico cinese ha messo a dura prova la tua pazienza.
Per esempio sul volo eri tu, qualche francese e 10000 cinesi urlanti.
Paragonare questo ai sibili dei dialoghi giapponesi rende ogni considerazione relativa.
Un esempio contrario? Shanghai ha una pianta col classico reticolato romano. Devo dire, almeno fin qui (zona Pudong), abbastanza pulita.
Tokyo invece non capisci bene se ha un senso il suo piano regolatore.
In comune hanno questi palazzi con appartamenti da 40 metriquadri in serie. Ovunque.
Se Tokyo spende ed é cara, Shanghai ha il suo mercato del falso.
Le griffe a prezzi completamente stravolti.
Di là negozi sontuosi, di qua negozi nascosti dentro altri negozi. Dove ti chiudono dentro per non farsi trovare.
Come se non si sapesse in realtà.
Sono solo le prime impressioni.
Certo avere il sole coperto per cinque giorni da questo smog influenzerà molto la mia percezione.
Molto più di studi e ragionamenti.
Domani vi parlerò meglio di Shanghai. Almeno per cena avró modo di andare in centro, spero.

sabato 9 aprile 2016

Sotto i ciliegi in fiore - Giorno 3 - State of mind part 2

Qualche tempo fa parlavo di come ci fossero posti nel mondo che fanno parte del tuo immaginario per non avendoli mai visitati fino a quel momento.
New York era l'oggetto di quel post. Per quanto mi riguarda aggiungerei nello stesso posto in classica la città di Tokyo, andando a scavare ben più radicata di tutte le altre
Chi ha visto i cartoni animati negli anni ottanta sa a cosa mi riferisco.
I rumore del treno in arrivo nelle stazioni sopraelevate, i parchi verdissimi pieni di ciliegi in fiore che un alito di vento trasforma in una tempesta di petali, le ragazze in tenuta scolastica o all'ultima moda tanto da essere bellissime, i buffi cartelli pubblicitari lungo le strade, i rituali di buddismo zen carichi di silenzio.
Insomma tutte cose che conosci dentro di te e che cerchi incosciamente dietro ogni angolo.
Ecco, posdo dire tranquillamente che Tokyo la sto riscoprendo. Lentamente e all'improvviso, contemporaneamente. Giro l'angolo e parte una sinapsi neuronali che apre vecchi mondi mai veramente dimenticati.
Fermatevi a riflettere.
Non avreste voglia di fermarvi, la sera dopo il tramonto, al chioschetto sotto la ferrovia, con fuori appese le tendine coi Kanji, per mangiare un caldo ramen insieme ad un goccio di sakè?
Io sì, per seguire le ormai di tanti nostri eroi. Che siano Godai, Kyosuke, Sugar, l'uomo tigre, poco importa.
Magari in attesa di Koycho o Madoka.
Ecco, forse laggiù.
Chissà se...

venerdì 8 aprile 2016

Sotto i ciliegi in fiore - Giorno 2 - Le vie di Tokyo sono...ignote

Conosco tanta gente che si perderebbe pure girando dentro la propria casa.
La cosa ovviamente mi fa abbastanza incazzare ed è forse la cosa che più fatico a comprendere delle persone.
Unita magari ad un atteggiamento di totale abbandono alle mie capacità di farlo. Come si la cosa non fosse per me una fonte di stress. Essere consapovoli di dove si è permette di potersi abbandonare.
Non è un caso che io giri le città un po'a caso, facendomi guidare dalle suggestioni che il posto offre in quel determinato momento. C'è chi la chiama psico-geografia. Lasciarsi guidare dalla testa.
Tokyo è quel tipo di città dove capire dove ci si trova è dannatamente difficile.
Non ci sono cartelli col nome delle vie. Quindi se vuoi andare in posto, punti la mappa e (ti) dici : "voglio andare qua".
Allora parti e metti in conto di non arrivare.
Aggiungete poi le persone generalmente non parlano inglese e se lo fanno passi la metà del tempo a dirti che la esse stranamente si pronuncia sci e cose del genere.
Oggi un appuntamento perso da qualche parte tra due ferrovie e uno scambi di battute con tassista concluso con un teutonico Eine Moment.
Accettato questo rischio Tokyo diventa una sorpresa.
Non chiedete ai passanti un informazione.  Potresti starci a parlare per ore per poi non concludere nulla e lasciarsi con un circostanziato e laconico Arigató.

mercoledì 6 aprile 2016

Sotto i ciliegi in fiore - Giorno 1 - Espiazione e inclusione

Se dovessi pensare ad un posto dove sentirsi allo stesso tempo tanto piccolo e tanto grande mi verrebbe in mente quando si è sopra un aereo, in un volo a lunga percorrenza.
Se poi il volo é mezzo vuoto scopri una strana forma di spirito di soppravivenza: la corsa ad accaparrarsi i posti a 3 per sdraiarti e dormire.
Già così certi viaggi diventano processi di purificaziohe atti a spurgarti dai pensieri spazzatura che popolano la vita di tutti i giorni.
Espiazione e rinascita.
All'insegna della pioggia.
La tua prima esperienza giapponese é la primavera caduca dei ciliegi in fiori, accelerata dalla pioggia.
Tokyo è nuova, tentacolare, moderna. Eppure la prima impressione è di fusione. Anzi di compenetrazione.
Qui gli edifici durano massimi 20anni e si rifanno nella stessa forma.
Strano rapporto col passato. Celebrativo e ingombrante nella sua immutabilità per noi occidentali, liquido ed estetico qui.
Per esempio uscito dall'hotel mi sono trovato dentro un tempio budfista con uno splendido giardino, curatissimo e rigoglioso.
Qui sono molte le situazioni di piena esperienza estetica e sensoriale.
In un contesto che richiama all'opposto scenari alla blade runner (Tokyo è una delle fonti di ispirazione della città del film).
Mi riservo di viverne altre anche per spiegarle meglio.

La cena coi colleghi è stata al solito una bella esperienza di melting pot.
Due italiani, un tedesco, un francese e cinque giapponesi.
Di questi solo noi italiani non viviamo qui.
Si è parlato di sport, Tokyo, Yakuza, Anime (cartoni animati), economia e rivalità storiche coi popoli vicini.
Non ho riscontrato quella famosa riservatezza ma sicuramente molta gentilezza.
Intanto inizio un nuovo giorno intravedendo da lontano il monte Fuji. Bellissimo