domenica 1 novembre 2015

Metti un giorno a Lucca

Ogni volta andare a Lucca è come fosse la prima.
La capacità di questa città di accogliere questo casino è straordinaria.
C'è allegria, pazzia, caos e divertimento.
Soprattutto è bello vedere mischiarsi la persone di ogni età, un unico calderone di colori ed interessi diversi.
Tutto con alla base il fumetto.
Questa cosa ti tocca da vicino.
Se c'è una cosa che ha acceso la tua storia, dandoti la possibilità di allargare la tua fantasia e quindi il tuo mondo interiore, beh quella è stata la narrativa sequenziale. Di tutti i paesi del mondo.
Star seduto vicino al capo della Sergio Bonelli Editore, stringere la mano ad una delle autrici che segui da anni, vedere dal vivo sceneggiatori e disegnatori che conosci da sempre e con cui reputi di aver un rapporto quasi amicale per non avendoci mai parlato, sono tutte cose che qui diventano normali, spontanee e vere.
Ricordi quindi tutti quei pomeriggi passati a leggere e a discutere con gli amici su quella storia, quel personaggio o autore. A volte anche chiamandoli per telefono a casa loro da una cabina o un telefono pubblico di un bar per tentare di saperne di più (rivedendo Chiaverotti ti sei quasi vergognato di quella volta mavti sei ricordato di quanto sia logorroico).
È un mondo che senti tuo da sempre, famigliare, semplice e decisamente poco snob. E senti di volerne far parte, anche in maniera attiva.
Entrare nella grande famiglia.
Chissà poi cosa potrà succedere ma queste sono le manifestazioni di comunanza a cui senti di voler partecipare.

Tante storie devono essere ancora raccontate.
Per fortuna.
Allora comincio.
C'era una volta...

venerdì 25 settembre 2015

...

In quella che risulta essere stata una delle peggiori settimane dell'anno per il sottoscritto, troppi sono stati gli avvenimenti da elencare. Uno in particolare (che poi è ripetuto) sta lì come un tarlo a logorarti: il trovarsi a rimanere in silenzio, impotente, davanti a chi quasi sicuramente perderà il posto di lavoro.

Quello sguardo.

Ci sarebbero molte altre cose da dire a riguardo.

Silenzio...

martedì 8 settembre 2015

Finalmente...mandata la raccomandata

Questo post è ad uso personale.
Oggi, dopo anni di pigrizia, pensieri, codardia e quante più cose negativi si possono mettere, ce l'hai fatta.
Ci stai concretamente provando a tentare questa strada creativa, da tempo sognata e basta.
La risposta si farà attendere e probabilmente sarà negativa.
Almeno, da oggi, potrai dirti "C'hai provato".
Potevi fare meglio?
Certamente. Su quello c'è sempre ampio margine.
Intanto l'hai fatto.
Se questa strada non porterà a nulla, potrai tentarne un'altra.
I progetti, di certo, non ti mancano.
Stai seguendo l'onda della positività dovuta al viaggio e tutto quello che ne è venuto fuori.
Il prossimo passo, intanto, dipenderà da te.
Come sempre, basta ricordarlo.

lunedì 31 agosto 2015

Fatemi le domande giuste


Sto raccontando a chi mi chiede del viaggio in oriente da poco conclusosi.
Ed è frustante.
Ne escono sempre sensazioni spezzate che spesso si riducono a soli racconti di situazioni "estreme" vissute magari per l'igiene o il cibo.
O racconti comici e paradossali.
Colpa mia essenzialmente, che non so convogliare il racconto dove, per me, invece è essenziale.

Allego un collegamento ad un brano che mi ronza nella testa in questi giorni.
Che mi fa pensare alla forza della natura e al rapporto che si decide di avere con essa quando è fuori controllo.

Questo viaggio, condito anche da uno studio, superficiale, delle religioni di quei luoghi, arriva a toccare le mie origini, contadine, di ritmi blandi e cadenzate, di alzatacce al ritmo delle attività della terra e ai tramonti trascorsi a innaffiare quei campi, solco per solco.
Si insinua in quella zona tra la razionalità e l'istinto.
Qualcosa che in fondo è un po' il trait d'union di una vita.

Ve lo chiedo per favore, fatemi le domande giuste.
Così magari ci riesco, a dirvi tutto questo e molto di più.

https://www.youtube.com/watch?v=KbwIFzxD1-w

sabato 29 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina - parte decima - Sabadii

Nella grande fiera che è il mondo ogni parte ha le sue contraddizioni.
Inutile trovare coerenza.
Quello che rimane è un percorso in una direzione vaga ma comunque percepibile.
Questo viaggio nel Laos e nella Cambogia ne ha avuto diverse.
Ovviamente l'hai amato manon sapresti dire perché.
Prima volta in oriente e puoi dire tranquillamente che è stata un esperienza sincretica.
Qui tutto è un miscuglio di tante cose.
La religione ne è l'esempio.
Buddista e anche animista con retaggi induisti.
Ogni momento è stato diverso dal precedente, senza soluzione di continuità.
Hai adorato:
I monti a picchi con le risaie,
I fiumi in piena,
Le feste improvvisate locali a cui hai partecipato inbucandoti,
La cena in una famiglia Lao,
Il giro in elefante,
I trasferimenti in barca e van con le situazioni più assurde tipo pioggia e discese nel fango,
La gente locale semplice ma contente,
La discesa in kayak sul fiume,
Il tempo variabile,
I tramonti sui fiumi,
I misteri archeologici,
La percezione delle tragedie storiche e le loro conseguenze (mine antiuomo e khmer rossi),
La civiltà khmer e la città di Angkor,
Gli incontri con altri italiani,
Le chiacchiere coi monaci,
Le guide e gli autisti trash a vari gradi,
I compagni di viaggio tutti sulla stessa lunghezza d'onda e con il giusto spirito di adattamento,
L'acqua e la terra che si fondono,
Ce ne sono tante altre.
Molte difficili da raccontare ma sai di averle dentro.
Poi sei contento di te, di come sei stato, cosa hai vissuto e cosa hai provato.
Esattamente quei viaggi da cui non sai cosa aspettarti e ti riempiono di tante cose, liberandoti la mente.
Ogni viaggio, tante emozioni

venerdì 28 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina -parte nona - Angkor

La visita ad Angkor, mitica civiltà Khmer del medioevo, è un immersione in un passato splendente e lussureggiante.
Estesa su una superificie enorme richiede almeno due giorni per avere un' idea della potenza che i khmer avessero raggiunto.
Di più solo per gli archeologhi e i stakanovisti.
Perché fa caldo e noi hai memoria di sudate così memorabili. Forse in Grecia ma qui si parla di due settimane.
Aggiungici anche le camminate e i trasferimenti meno male hai avuto la possibilitá di fare molti massaggi per riprenderti (nota: ce ne vorrebbero di più assai).
Essendo posti dove la luce gioca un ruolo fondamentale tramonti ed albe sono da mettere in conto.
Questo serve ad avere un quadro più completo di questi due giorni.
Un tuffo nel passato più glorioso e l'attuale situazione cambogiana.
Angkor ha centinaia di templi e superfici acquose estese per km quadrati.
Difficile rendere l'idea. Serve un pulmino per girarla.
Segno della potenza dell'impero che aveva una posizione centrale nel sud-est asiatico.
Ora la Cambogia vivacchia. Ti stupisce il fatto che usino il dollaro nella transazioni coi turisti e la maggior parte delle persone vive di riso e pesce.
C'è decadenza rispetto al passato e mette paura l'invasione dell'occidente (o la sua mancanza di scrupoli).
Ora più che mai si dimostra che il glorioso passato non implica un presente roseo.

mercoledì 26 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina - parte ottava - E arriva la pioggia

Sta arrivando.
La vedi in lontananza.
Non importa se sei in strada, in macchina, fermo o su una barchetta.
La vedi arrivare.
Se vedi su palafitte, in balia dei flussi stagionali, la benedici.
Ti da da vivere.
Ed è ingombrante.
Per te creai disagio.
Affondi le scarpe del terreno e subito vuoi esserne fuori.
In trappola.
Allora togli le scarpe e a piedi nudi cammini nel fango.
E cominci a capire.
È necessaria. Regola la vita di tutti, anche la nostra. Riempe le risaie e fa migrare i pesci.
Rainman nasce da lì, da questa esigenza.
L'acqua che compie un ciclo.
Quei piedi nel fango te lo fanno sentire.
Allora l'ascolti, la pioggia, quel rumore che riempie gli spazi e li disegna.
Ti ricorderai dei monsoni e del carico di vita che portano

martedì 25 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina - parte settima - Nei corridoi al buio tra le celle

I tuoi passi rimbombano lungo i corridoi.
Sei stranamente solo.
La tua traiettoria è retta.
Intorno a te solo pareti e porte di legno, ogni tanto una luce sfonda una porta aperta.
Ti guardi intorno.
Scruti velocemente passando in rassegna lestanze, quasi contandole.
A volte entri, controlli se qualcuno ha lasciato segni per scampare alla paranoia.
Quasi morboso.
Ed ad un tratto ti senti orribile come un aguzzino.
Raccogli il passo e la mente e cerchi di andare avanti.
Quell'assordante silenzio cerchi di lasciarlo alla spalle.
Sei a Toul Sleng.
Phnom Penh.
Cambogia.
Il carcere principale di Pol Pot e dei Khmer rossi.

Procedi lento in una specie di parco.
Hai da poco visto quell'albero degli innocenti.
Prosegui con lo stomaco legato e le lacrime che cercano di farsi strada ma non possono.
Cali lo sguardo e ti accorgi di vedere brandelli di vestiti, di ossa.
È realizzi che tutto è reale, tangibile.
Sei a Choeung Ek.
Campo di concentramento dei quei bastardi.

Questo post serve a rendere l'idea di cosa può essere visitare posti come questi, poco battuti da chi come me sapeva troppo poco delle tragedie che accadono in questa parte del mondo.
Puoi immaginare tante cose, sentendo un non suono di questi luoghi o vedendo tutti quei testi.
Anche qui come con le mine e le bombe inesplose, la terra nasconde ancora tanti dolori. La dove molti la lavorano per sostentarsi.
Rischiando la vita e la propria di dignità.
La tua domanda è banale: perché?
Da visitatore ne esco provato e pieno di domande.
Le parole però non escono.
Le poche che raccoglie le vuoi regalare come testimonianza.
Per ricordare.
Per non ripetere.
Solo per dirvi che sono reali.
Purtroppo

lunedì 24 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina - parte sesta- Estremamente

C'è da dire una cosa importante.
Capita sempre la stessa cosa.
Quando parti per un posto in cui la cultura è molto diversa dalla tua, dopo due giorni di adattamento al viaggio e al fuso orario, sei diverso.
Cambia il tuo spirito.
Specialmente se il paese è più povero del tuo, economicamente parlando.
Tu diventi più essenziale.
La tua persona sei tu e la tua valigia.
Le cose che ti porti sono quelle che hai scelto come essenziali (sempre se si sa fare una valigia).
Risolto questo affronti altre due questioni: il cibo e l'igiene.

Sul primo il tuo gusto subisce una prova pesante. Ti rendi conto di come i sapori siano più forti, speziati e misti, con dolce, aspro e salato insieme. La definzione dell'uno perde il significato e si passa ad un sapore olistico, spesso ripetitivo.
Poi cose particolari ne trovi come frutta mai vista e animali che per tua cultura non mangeresti mai. Vai a sapere il motivo poi. Sinceramente non ne trovo se non culturale.

La questione igiene è apparentemente spinosa. Da occidentali non dormirai mai nelle capanne vere. Puoi trovare soluzioni accettabili in posti a cui non daresti una lira.
Rifletterei sempre sul concetto di accettabile.
In questi viaggi stai meno a sindacare su certe cose rispetto a casa.
Come se il tuo cervello, messo alla prova dal cambiamento, ti suggerisce di abbassare pretese e soprattutto organizzarti nel modo migliore con poco. Perché di fondo tutto è risolvibile in maniera più semplice.

L'imprevisto nella giornata è sempre in agguato. Può essere un temporale improvviso, il ritardo di un mezzo di trasporto, un incomprensione vista la poca diffusione dell'inglese o altro.

La velocità con cui si elaborano tutte queste prove ti permette anche di organizzare le cose all'ultimo minuto. Per esempio la gita in Kayak di ieri con uno scenario spettacolare.
Tutto fatto senza pensare troppo.
Ecco, forse il continuo ragionamento su cosa sia giusto fare in queste situazioni ci fa spesso desistere dal partire.
Non stai parlando di incoscienza nel non tutelarsi ma di spirito di accettare i cambiamenti che spesso ti fanno scoprire cose di te diverse da quelle che conoscevi.
Ti danno la possibilità di vedere oltre.
Puoi cenare a casa di una famiglia dell'estremo nord del paese o fermarti a parlare con monaci novizi.
Ti dai delle nuove opportunità. Che comportano un certo grado di rischio. Vaccini e attenzione possono aiutarti molto ma dipende dalla tua testa se vuoi cogliere oltre.
A te la scelta.
Il tutto diventa poi più semplice, percependo un po'quella attitudine alla vita che questi popoli hanno per tanto tempo intrapreso e studiato attraverso discipline meditative e marziali.
E poi un po' di brivido ci droga con l'adrenalina.
Facendo vivere la vita più estremamente.

domenica 23 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina - parte quinta - Avanti Popolo

Ti stupisci di quanto poco si conoscano le storie dei popoli fuori dall'Europa.
Intendiamoci, ne sai qualcosa ma riassunto molto velocemente in cui vengono sacrificate le complessità in favore della semplicità.
Tra ieri e oggi hai visitato siti megalitici che non ti saresti aspettato di trovare qui. Non vecchi come quelli in Europa ma sono altrettanto misteriosi.
Il popolo Lao come quello khmer/cambogiano o il thai o il viet hanno avuto una storia talmente travagliata che li ha mischiati frequentemente e allo stesso tempo divisi da guerre.
Hai visto il museo delle mine antiuomo e le bombe buttate in queste terre durante la guerra del Vietnam e la cosa che più ti ha colpito è statolo stato d'ansia che deve cogliere chi cammina sulla propria terra rischiando di saltare in aria mentre svolge il suo lavoro per vivere.
Ci sono poi anche le influenze dei governi occidentali e dell'ideologia comunista che insieme hanno creato situazioni di tensioni e di guerra.
Popoli fieri delle proprie terre e della loro religione ma anche scostanti nel lavoro, pronti a spendere quel poco che guadagnano in alcool.
Insomma un misto di conseguenze postcoloniali e neoliberiste.

Poi incontri tante persone che ti raccontano le loro storie, che si sono trasferite dall'Italia in posti sperduti degli altipiani.
Continuando un melting pot culturale sempre molto interessante.

sabato 22 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina -parte quarta - la discesa sul Mekong di Annibale

Tanti momenti importanti lungo le giornate in Laos.
Diversi per tipologia e per intensità emotiva.
Possono essere chiacchiere scambiate coi bonzi che studiano per fare i monaci in uno dei tanti templ della piacevole Luang Prabang.
Oppure la questua mattutina degli stessi delle 6 in rigoroso silenzio.
Oppure il folle mercatino dove la contrattazione non ti da tante soddisfazioni.
O anche le visite nei vari Vat doratissimi a volte silenziosi e a volte ritmati da musica ipnotizzante, interrogandoti sul rapporto delle persone con la religione buddista e l'animismo.
Alla fine, però, il punto è sei salito su un elefante.
Lo hai accarezzato.
Lo hai guidato.
Stavi quasi per fartici insieme il bagno.
Con la proboscide che ti avrebbe fatto la doccia.
Immagina quando hai quei sogni di te bambino.
Cose semplici e allo stesso tempo assurde.
Tu ieri l'hai fatto.
Difficile descrivere un cosa del genere.
Le sovrastrutture successive che ci costruisci nella crescita si sgretolano in pochi istanti.
Basta un semplice tocco, una mattina d'agosto nelle terre Laotiane.
I castelli crollano prima o poi perché i sogni rimangono in agguato.

venerdì 21 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina -parte terza - Eppure

Alla deriva.
Bagnato dalla pioggia che penetra nelle tendine della barchetta.
Il fiume, un'affluente del Mekong in piena, torbido ma dal corso tranquillo.
Il pescatore che lascia il posto di guida per vedere se il motore funziona bene viste le miglia da fare.
La cipolla della colazione che ti si ripropone.
Senza via d'uscita.
Eppure...
Scalo arrangiato pochi metri prima della diga.
Scendi col tuo bagaglio sbagliato. Te lo carichi per la salita, non prima di esserti tolto le scarpe per scendere dalla barchetta in acqua.
Cammini per metri, affondando i piedi nel fango, perdendo le ciabatte ogni passo con quei 20 kg addosso che sono tutto ció che hai e sei per 15 giorni.
Arrivato in cima ti lavi le gambe in un rivolo d'acqua per non sporcare tutto.
Eppure...
La frizione cede e stai dal meccanico per un'ora. Arrivi nel villaggio del liquore nazionale con un'afa allucinante. Più tardi quei 200 e passa gradini alla laotiana in cima ad una parete rocciosa.
Eppure...

Vedi il grande Mekong, gli elefanti, un luogo sacro ai buddisti, la gente nei villaggi,  la compagnia dalle grosse risate, le penniche nel van, il parlare con la persone e tanto altro.

Eppure...beh, ne vale la pena,  in un flusso costante di situazioni impreviste che segnano il tempo con una velocità diversa.
Ne sembra passato tanto, eppure...è la tua vacanza.
Ad orari assurdi

giovedì 20 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina - parte seconda - Nella valle, tra le risaie

La corrente del fiume é media. Qualche piccola rapida ma il battello procede spedito senza troppe oscillazioni. Le montagne sono in parte coperte dalle nebbie monsoniche della mattina.
I pescatori sono pochi e il fiume marrone non sembra invitare alle pescate.
Sei al centro del battello.
Ti stai immergendo nelle gole verdeggiante in una zona non troppo distante dal grande Mekong.
Dopo più di un'ora di navigazione arrivi ad un altro piccolo paesello laotiano.
Porto sul fiume e un po'di gente in giro.
Posate le valigia subito via per il trekking.
Dopo un po' sei in mezzo alle acque.
Agli argini.
Alle diverse tonalità di verde che da poche altre parti hai visto.
Un'intera vallata di risaie si stende davanti ai tuoi occhi.
Camminare sugli argini è come tèssere disegni casuali di sentieri immaginati.
Lo sfondo con picchi interamente coperti dalla vegetazione.
Qualche coltivatore di riso che pulisce gli argini.
Se ci puó essere qualcosa che rende l'idea di cosa voglio dire essere fuori dal mondo, questo puó essere visitare una risaia di una provincia sperduta tra i monti e le valli di un grande fiume nell'Indocina.
Se poi trovi l'amaca con vista su questo paesaggio, il quadro è fatto.
Cominci coi sentieri e vedi dove ti portano.
Con base color verde per lavorare sulle sfumature.

mercoledì 19 agosto 2015

Passaggi nell'Indocina - parte prima - Sei qui

Sei in una strada in ricostruzione in mezzo alle foreste del nord del Laos. Piove sulla strada dissestata ed intorno solo montagne di un verde lussureggiante. Ti fermi su un autogrill in cima tempo di prendere un brodo e un po' di riso per ripartire ae farti altri 50 km fino alla prossima metae
Sei al centro di un mercato alle 7 di mattina. Unpo'perso e frastornato. Osservato come alieno e fagocitato dalla folla.
È la frontiera, a pochi km dalla Cina e il Myanmar. Il popolo Lao viene invaso e si mischia a tante etnie diverse. La storia ho giocato molto con queste terre, insanguinandole spesso, senza soluzione di continuità.
Sei circondato da monti , campi di riso, banani, cacciù e mais.
E il verde,ovunque, acceso dalla pioggia monsonica e dei riflessi dell'acqua delle risaie.
Sei in mezzo ad una festa di neonato. Trascinato a ballare una danza del luogo e bevendo birra ghiacciata a rischio congestione.
Sei a terra sul futon dove c'è una tavola imbandita preparato dalla famiglia locale condita da risate e cibo raffinato.
Sei ovunque e sei qui, ora, in attesa di un nuovo piccolo importante accadimento.

mercoledì 3 giugno 2015

Breizh Moi - Jour 5: Costa di Smeraldo. Dinard, Saint Malo e Cancale

Se qualche accenno lo poteva dare Quiberon a sud, sulla Manica ancora di più si vede come una località di mare possa essere votata alla bella vita. Per noi sudisti il mare vuol dire bagni a gogo. Non ha senso una bella spiaggia, l'acqua pulita e i bei colori se non può immergerti.  È evidente come questa sia un'esigenza solo di chi può godere di un mare caldo come il mediterraneo. L'anomalia siamo noi, questo va capito.
Per non parlare del concetto di ressa.
Sarà anche una questione di spazi a disposizione ma emerge come anche qui noi italiani li vediamo come conquista.
Con mosse di prepotenza.

Quindi che dire alla fine del viaggio?
Che non finisce mai. La Bretagna è tutta da scoprire. Non è sicuramente facile.
Si nasconde nelle sue mille valli.
La cosa più bella è stata scoprirla, anche camminando.
Le suggestioni sono tante: la civiltà megalitica, i celti, i romani, i bretoni, la saga della tavola rotonda, la religione, la Francia che incombe, le guerre. Poi la natura con le maree, le foreste, le coste, le scogliere, i fari, la pesca, il burro salato, i laghi, i pascoli e il cibo.
Se giungi alla fine del mondo, quello ti aspetterà, lì al faro, ricordandoti cosa c'è dietro e facendo sognare quello che c'è oltre.
Adieu Breizh

martedì 2 giugno 2015

Breizh Moi - Jour 4: Foret de Broceliande

Ad un tratto giri la testa.
Come se fosse seguito da qualcuno.
Allora ti guardi intorno ma non vedi nessuno.
Di persone neanche a parlarne.
Quindi continui il tuo cammino, forte dell'incantesimo appena lanciato.

Benvenuti alla foresta incantata di Broceliande, fove ogni passo nasconde sortikegi, leggende e storie d'amor cortese.

Mai la suggestioni ti ha coinvolto come oggi.
Sarà perché hai vagato nella foresta praticamente da solo.
Sarà forse perché sentir parlare della dama/strega Viviana e del suo lago, di Merlino e la sua fonte o di Morgana e della sua valle del non ritorno, ti ha traslato in un altro mondo.
La giornata di pioggia finissima ha fatto il resto.
Questa foresta è immensa, piena di luoghi magici.
Vecchi di secoli, dove antiche leggende si mischiano ad altre più recenti fino a paradossi come la cappella con il graal e Morgana che compare nella via Crucis.
La Bretagna è fatta di strati che si mischiano come rocce metamorfiche.
Dove i colori brillano anche quando è nuvoloso.
Dove per celebrare il superamento di un brutto incendio inventano un albero d'oro, creando un corto circuito con quei fantasy che quegli stessi luoghi hanno contibuito a creare.
Ti sei bagnato nelle fonti e hai lanciato incantesimi.
In fondo basta crederci, è solo magia.

lunedì 1 giugno 2015

Breizh Moi - Jour 3: Cote d'Armor, Dinan

Se qualcuno si immagina di trovare i celti con le loro musiche per le strade si sbaglia di grosso.
O almeno non fuori stagione, cioè in estate, che come in Italia con le sagre, sbucano fuori dappertutto.
Però...

Nei tuoi viaggi nel nord ovest d'Europa, in Asterixlandia per intenderci (Cornovaglia inglese, Irlanda, Bretagna, Galizia e uno sputo di Galles) hai trovato tutti denominatori comuni.
Le genti celtiche sono gentili ma schive. Hanno giornate in cui il sole tramonta tardi, il cibo é forte e il tempo è la cosa piú variabile della loro vita.
In giro non c'è mai nessuno e quando dicono che un posto è pieno di turisti non sanno cosa vuol dire Ostia in un fine settimana di luglio.
Ecco, in questi posti, appena fuori stagione ma con belle giornate di sole come in questi giorni, puó visitare in solitudine in una maniera assoluta.
Tu passeggi e il resto viene per osmosi.

Notavi come il rapporto con la natura sia piú bilanciato.
La campagna bretone è una piccola toscana segnata dal vento e dalle invasioni barbariche.
Chiese, capelle di almeno mille anni fa.
Domani ti dirigi alla foresta incantata di Brocielane. Da Merlino, Viviana, Morgana e tutti i cavalieri di Pendragon.
Di oggi ti rimane impressa la costa nord, piú segnata dalle maree. Complice la giornata di sole, anche i colori restano vivi nella tua mente.
La cittadina di Dinan è un piccolo gioiello arroccato che da su una valle deliziosa.

Ps. Ovviamente hai avuto una disavventura delle tue a Brest la scorsa notte. Uno di quei momenti in cui quasi rimpiangi il viaggiar da soli. Ma i viaggi sono continui saliscendi di emozioni

Breizh Moi - Jour 2: Finistere

Basta pochi gradi di inclinazioni.
5 o 10 in avanti.
E via ad affrontar il vento... e la vita.

Finalmente le scogliere e l'oceano.
Lunghe camminate nella brughiera.
Vento contrario.
Una costante.
Poi non ti capaciti di come l'essere umano affronti tutto questo per affermarsi. La natura sempre a dominare ma nonostante ciò c'è chi scala le scogliere, chi costruisce fari per andare e vedere oltre, chi bunker di guerra o altri cerchi di rocce a sorvegliare.

Poi rifletti su quanto l'uomo sia stato proteso a guardare oltre l'immenso e brutale oceano atlantico.
Da sempre ho voluto piegarlo. Ne sa qualcosa santa Maria dei naufraghi. Protesa ad accogliere gli sventurati.
Pensi a come tanta letteratura, specie quella fantasy, vede l'ovest oltre oceano come il regno supremo.
Qui c'è la vecchia città di Lys per esempio, forse riconducibile alla mitica città di Atlantide.
Solo che hai molto da perdere contro l'oceano. Sbatte forte sulle rocce e ti risucchia con le maree impossibili.
puoi solo contemplare allora. Pensando al guardiano del faro che forse sono giorni che non può veder nessuno perché col mare in tempesta si può rimanere isolati dal resto.
In compagnia del vento e dell'onda, assordanti e incessanti.

sabato 30 maggio 2015

Breizh Moi - Jour 1: Carnac, Quiberon e Vannes

Il concetto di bellezza sfugge ad ogni definizioni.
Oggi per esempio passeggiando nei sentieri in mezzo ai megaliti, dolmen e tumuli, ti è sembrato strano percepire la bellezza come una violenza.
Intendiamoci.
Qui un popolo misterioso costruì questi immensi campi di pietre immersi nella boscaglia, battuta dal vento e circondata da un mare sempre imperdonabile.
La vita è dura. La terra è difficile.
Nonostante ciò, sentirono la necessità di fare qualcosa di grandioso.
Ti è capitato di trovarti da solo sopra un mulino e , immerso nel silenzio, sentire solo il vento che lambiva tutto.
Ecco, vivere una vita contro qualcosa genera una necessità. Circondarsi di qualcosa di potente. Anche in Irlanda, Islanda e Inghilterra ti è capitato di vedere posti improbabili in saturazione magica.
Chissà se la bellezza nasca quando si percepisce un'armonia.
Può essere un campo di mehnir battuti dal vento, una collina della val d'orcia o una fabbrica abbandonata da anni.
Non fa molta differenza in fondo.
Dietro c'è sempre quell'ambiguo rapporto di sentimenti che abbiamo con Dio, la natura e il vento.

Breizh Moi - Jour 0: Nantes

Non si inizia un percorso senza varcare una porta.
Non si può quindi iniziare a visitare la Bretagna se non da dalla sua antica capitale, forte della resistenza contro il regno di Francia. Per difendere la propria identità.

Hai pensato al tema del viaggio già da qualche tempo.
Memore di un incontro con una bretone lo scorso anno, la voglia ti è tornata immediata.
Complice la sensazione di un nuovo inizio di una fase della tua vita, hai pensato subito ad un posto ancestrale. Da fare in solitudine.
Un recupero dell'essenza, uno scavare senza parole nel profondo.
E dove trovare un posto migliore.
Abitato già da 6500 anni.
Civiltà scomparse, altre sopraggiunte e poi conquistate. Di nuovo e svariate volte.
Il tutto battuto da ciclo delle maree.
Il luogo dove nascono le storie dei cavalieri che tanto hanno influito sul tuo immaginario.
Megaliti, celti e druidi, artú merlino e la tavola rotonda, asterix.
E la costa, il vento, le maree.
E le tue scogliere che si affacciano su tempeste e vengono illuminate da fare.
Si inizia il percorso.
Sarà come al solito straziante. E bellissimo.

mercoledì 22 aprile 2015

Essere Donald Draper

In poltrona, seduto, con una sigaretta e un drink.
Poi all'improvviso cominciano a crollare le pareti, i mobili, i solai.
E ti trovi a cadere anche tu, da un altissimo grattacielo pieno di specchi.
Nella caduta vedi solo pubblicità ammalianti che sembrano guardarti e seguirti.
La caduta arriva alla sua fine e ti ritrovi di nuovo in poltrona, seduto, con la stessa sigaretta e il solito drink.


Quello descritta è la sigla di Mad Men.
Uno dei telefilm che più di affascinano degli ultimi anni.
Dove la ricerca di identità è praticamente il tema di fondo di ogni personaggio.
La scelta se sia meglio vendersi al mondo, come un prodotto pubblicitario, o seguire la propria indole.
Essere arte o commercio.
Illudersi di diventare qualcosa che si desidera o avere il coraggio di essere mediocre.

In ogni puntata va in scena la tua recita col mondo e con te stesso.
In cui apparentemente non avviene nulla ma succede tutto.

Soprattutto turbamento per come si riesca ad essere empatici verso personaggi così meschini da non avere il coraggio di ammettersi quello che si è.

Tu sei Donald Draper.
Un'identità che non esiste ma ti costruisci inevitabilmente.
Che viene cade a pezzi quando viene smascherata ma alla fine ritorna perché chi sa vivere senza una maschera?

sabato 7 febbraio 2015

Bella la musica, eh?

Pizzeria. Concentrato sui millemila discorsi intrapresi, ti accorgi che qualcuno del tavolo vicino al tuo vi guarda completamente rapito dai vostri discorsi.
Non è solo un impressione ma proprio vi sta ascoltando.
Uomo sui 70, a cena con la moglie con cui scambia poche parole.
Una volta arrivati a parlare di musica, si rompe l'argine e arriva la fatidica interruzione. L'uomo fa una domanda attinente il discorso chiedendo come si possa registrare la musica del proprio complesso.
Da lì un fiume in piena.
Per mezz'ora chiacchiere, ricordi, aneddoti, precisazioni, pipponi, vanterie tra i due musicisti.
Da interlocutore non esperto, ti metti ad osservare. Così come la signora che tenta di intervenire ripetendo "Bella la musica,eh?" svariate volte.

Quello che ti colpisce, oltre le parole, è la luce negli occhi di chi parla.
Intere storie piene di suoni.

Ed intanto continui a rimanere in silenzio e ad ascoltare.
Tanto sai che meglio della signora non sapresti dire.

Bella la musica, eh?


lunedì 19 gennaio 2015

Sacro e profano

Ci sono cose intoccabili per te.
Una ferita sanguinante, banalmente.
O un ambito per te irrisolto o irrisolvibile.
Ti sei chiesto, tanto ultimamente, cosa ti reca offesa.
Nonostante cerchi di essere razionale e oggettivo, non ci prendiamo in giro, ci sono cose che ti fanno male e odi quando qualcuno o qualcosa le colpiscono lasciandoti inerme.
E' qualcosa che impariamo già fin da piccoli, coi genitori o gli amici dell'infanzia.
Cosa ti offende?
Spesso può essere qualcosa di non risolto.
Con te stesso e quindi anche con gli altri.
Oppure di irrisolvibile come il rapporto col sacro.
In quanto tale, è qualcosa che esula dalla tua piena comprensione.
Solo un atto di fede.
Qualcosa che decidi che sia così, vicino alla tua visione del mondo ma quasi mai costante e palpabile.
Sfugge e cercando di inseguirlo, lo imbrigli in una struttura riconoscibile.
Spesso questo atto di fede si esprime in una religione.
Questa struttura per sostenersi richiede fatica e va manutenuta.
Difesa perché sei un essere cangiante e a volte ti senti spinto verso altro.
Per riconoscerti hai bisogno del tuo riferimento, per capire dove sei e dove stai andando.
Soprattutto come ti senti.

Fin dall'antichità, i greci riconoscevano la potenza degli dei e del fato.
Il concetto di sacro ce lo hanno dato loro.
Li temevano.

Per questa cosa immensa avevano introdotto anche una società.
Imperfetta perché fatta di molte singolarità relative.
Che si dava delle regole tramite il diritto.
Una di queste era la possibilità di fare satira.
Pensavo ad Aristofane.
Non era una mera presa in giro della religione ma la loro necessità di darsi un punto di vista per capire dove erano e dove stavano andando.
Il sacro non era inviolabile ma solo inspiegabile.
Sapevano che era un strumento utile per se stessi.
Sapevano anche che non equivaleva ad una mera offesa.
Per quella c'erano e ci sono tutt'oggi regole che accettiamo di rispettare nel momento che rimaniamo in società
La legge e la libertà di espressione camminano insieme.
Hanno introdotto la responsabilità.

Oggi ti chiedi se ti senti offeso da certe esternazioni.
Sì, per molte più di quelle che ti vuoi ammettere a te stesso, per quanto tu voglia essere "illuminato".
Ti incazzi perché essere sbeffeggiato ti rende debole, inerme e pieno di rancore.

Se ti senti offeso, hai il diritto di ricorrere alla legge che la società ti ha costruito intorno per tutelare la critica dalla becera calunnia.

La satira per me fa altro.
E' un'arma del debole contro il potente.
Un modo per parlare del sacro (che è un costrutto astratto), per riflettere su di noi.
E il sacro va sempre affrontato, mai recintato, in una continua ridefinizione.
Chi, in suo nome, commette atti contro le persone, confonde due piani diversi.
Quello della definizione dei limiti (il sacro) e quello che siamo (la società).
Personalmente propenderei per il secondo, in continua ridefinizione del primo.