domenica 4 ottobre 2020

Le Zone Soffici - Al confine tra Marche zozze e Marche pulite

Lungi da me entrare nel merito del vero confine che divide questa regione, devo però confessarvi una piccola intolleranza: tra tutti i dialetti italiani, quello che più mi colpisce per la sua "burinaggine" è quello marchigiano. Del sud, ovviamente. Non so il perchè e non vuole avere nessun connotato negativo, ma tant'è. Probabilmente non è conosciuto da tutti, non essendo così di moda (e numeroso) tra quelli che si sentono spesso in giro. Un buon motivo per andare ad esplorare quella zona o, come in realtà, immergermi in una parte di confine linguistica delle Marche, il Conero, ma non solo. Non mi sembra interessante parlare qui della bellezza, notevole, del luogo quanto più della dimensione che avvolge le colline che si trovano dietro. In una serie di gite fatte al suo interno, emerge una ricchezza sconosciuta di storia e di arte praticamente in un ogni paesino arroccato su quelle colline. Ecco, le colline. Onestamente io non ho mai visto un paesaggio collinare così specifico e ipnotizzante. Sono cresciuto col mito della Toscana, in primis, e dell'Umbria, noti in tutto il mondo proprio per quelle. Quelle marchigiane le avevo già scoperte anni fa. Ero stato tra Ascoli e Macerata ad un matrimonio e mi avevano colpito quei saliscendi così ripidi da fare in auto, dove tutto la civiltà è in alto mentre in basso c'è solo natura, più o meno piegata dall'uomo. In particolare, visitando una cantina della zona del Verdicchio, semideserta e al tramonto, sorseggiando del buon vino, sono rimasto incantato dal guardare il tramonto sulle colline. Una linea curva interrota all'improvviso dal profilo di qualche castello. Questa zona di Italia, tanto ricca in passato, ora attraversa un periodo interlocutorio. Da poco la giunta regionale ha cambiato colore, spostandosi verso destra, dopo anni di centrosinistra. Al di là di giudizi politici specifici, queste cose mi colpiscono perché sono segnali di cambiamenti che andrebbero presi in considerazione. È evidente che si ha la necessità di cambiare e smuovere una situazione che forse si è crogiolata troppa di quanto aveva raggiunto, non cogliendo le evoluzioni inevitabile dell'esistenza. Ed è forse questo un terreno comune delle zone soffici. Combattere contro la loro identià millenaria per adattarsi al tempo che evolve. Non è solo un discorso modernista ma proprio il discorso di cambiare rimanendo comunque se stessi. Non cristallizzarsi per essere solo come reliquie o negarsi le proprie identità per essere più di moda. Qui c'era vissuto Leopardi che guardava verso un infinito. Forse bisogna tornare a farlo.

giovedì 17 settembre 2020

Le zone soffici - Valle del Sangro

«Quella sera a mensa sedetti accanto al cappellano che fu deluso e si offese d’improvviso perché non ero andato negli Abruzzi. Aveva scritto al padre che sarei andato e avevano fatto dei preparativi. Rimasi male quanto lui e non riuscivo a capire perché non ci fossi andato. […] Avevo desiderato andare negli Abruzzi. Non ero andato in nessun posto dove le strade fossero gelate e dure come il ferro, dove vi fosse freddo sereno e asciutto e la neve fosse asciutta e farinosa e sulla neve peste di lepre e i contadini che si levassero il cappello e vi chiamassero signoria e ci fosse una buona caccia» «Gli volevo molto bene e speravo che una volta o l’altra potesse ritornare negli Abruzzi. Faceva una porcheria di vita alla mensa e la sopportava bene, ma pensavo a come sarebbe stato al suo paese. A Capracotta, mi aveva detto, c’erano le trote nel torrente sotto la città. Era proibito suonare il flauto la notte.» Addio alle Armi, Ernest Hemingway «Andremo a Napoli [con Hadley, in viaggio di nozze] e staremo lì finché non arriverà il caldo della primavera. Suppongo a Capri e poi negli Abruzzi. Probabilmente a Capracotta. C’è un bel torrente per le trote lì, il Sangro, il campo da tennis ed è a 1.200 metri sopra il livello del mare, il posto più bello che tu abbia mai sentito. Ho tutte le notizie sui prezzi eccetera dal mio miglior amico, Nick Neroni, che è appena arrivato qui. Siamo stati insieme in guerra e se ne è rimasto un po’ con me e mi ha dato tutte le informazioni. Lui tornerà in primavera e ci organizzerà tutto» Ernest Hemingway, lettera del 21 luglio 1921 a Grace Quinlan Quest'estate, un po' per caso, ero su quel fiume. Suggestionato da queste letture e guidato anche dal caso, ho preso un sentiero. Mentre mi avventuravo, pensavo a Hemingway che qui non c'era mai stato in realtà ma ne parlava spesso, a quanto sembra. Paventando l'ipotesi di trasferirvicisi. E mentre scrivo, ora, penso alla mia definizione di zona soffice. Un luogo con una geografia reale e anche una immaginaria. Un po' come quando si va in un campo, una volta luogo di una famosa battaglia, e si immaginano gli eserciti dispiegati e i movimenti. Il tutto prendendosi una quarta dimensione, legata al tempo teoricamente ma per me più legata alla percenzione mentale. E ci si perde. Lungo il Sangro ce n'è una di zona soffice. Non è facile definirla ma c'è. L'ho vista. Scorre lenta. In mezzo al letto del fiume. È sfuggente. Parecchio. Ma c'è. Mi sa che quel cappellano aveva ragione. È un posto bellissimo.

mercoledì 9 settembre 2020

Le zone soffici - Sannio 2

Per non abbandonare troppo drasticamente l'onda delle vacanze che, ahimé, finiscono per tutti, continuo il flusso di coscienza, a mente fredda. Il Sannio è una regione strana, popolata anticamente da un popolo poco definito ma che era entrato in forte contrasto con gli antichi romani. A Sepino (o Altilia) si trova l'antica città romana di Saepinum. Sito archeologico molto bello, con un teatro particolarmente scenico, tenuto in stato decoroso anche se non valorizzato. Mi spiego: era pulito ma il parcheggio e anche l'organizzazione per fruirlo non erano delle migliori. Visitando un'amica lì vicino, mi è stato detto che molte delle attività che si organizzano non sono note neanche nel comune dove sorge. Questo mi ha fatto pensare a due cose: 1. Al solito, abbiamo tanto in Italia ma poco valorizzato. Soprattutto in quelle zone dove aiuterebbe molto avere un fiore all'occhiello per attirare soldi e interesse. 2. Perché devo ragionare in quest'ottica più capitalistica? Sviluppo il punto 2. E' ovvio che l'economia ci faccia mangiare e pensare di abbattere un sistema come il nostro sia in qualche modo dannoso, soprattutto a chi, come me, lo subisce molto di più delle grandi corporazioni. Va però considerato l'aspetto che, di questi luoghi, cattura di più l'attenzione e mi ha fatto innamorare. Considerando che dopo sono stato anche in un parco in alta montagna (quelli da picnic, per intenderci) dove praticamente non c'era nessuno. Aveva un affaccio verso la provincia di Caserta, da un lato. Veramente volevo quel posto colonizzato? Chi sono io per decidere cosa è meglio per quel luogo? Merita di essere visto e segnalato? Tutte domande che possono avere risposte multiple, ognuna con la sua ragione. Farsele forse rovina solo il godimento di viversi il momento. La scoperta e l'aggiunta di un'altra dimensione alla percezione del mondo che mi circonda. Anche parlarne qui in qualche modo potrebbe tradire quella parte di me che vorrebbe preservare questi posti "per pochi". Lungi da me pretendere di sciogliere la prognosi di tutto questo sentire, rimango soddisfatto di quanto fatto e pronto, quando si ripresenterà l'occasione, a esplorare di nuovo altre zone soffici. Non finisce qui per il Sannio. Va solo rimandato di qualche mese. continua...

mercoledì 2 settembre 2020

Le zone soffici - Sannio 1

Iniziamo con quella che dovrebbe essere la regione di origine della mia intera famiglia (almeno stante ai dati risalenti fino al 1600, grazie a Marcello). Essendo una regione dalla difficile definizione, deve essere frazionata in varie parti che occupano sicuramente 3 regioni (Abruzzo, Molise e Campania) ma quasi sicuramente anche Basilicata, Puglia e Lazio ne vengono toccate. Sto parlando quindi di una vasta regione, di cui però rimangono poche tracce in termini di resti archeologici. Cosa fare allora? Beh, semplicemente basta immergervisi, senza troppe paturnie e cercare di fare collegamenti. Dalla Valle del Sangro, precisamente da Ateleta, parto per visitare alcuni amici a pochi km in linea d'aria ma in terra molisana. Strano dire quel lato della valle, visto mille volte, si a me molto sconosciuto. Il Molise è sempre stato altro rispetto alla zona d'azione della terra "natia". Visito gli amici, gentilissimi (Francesca e Luca) a Carovilli e andiamo anche a Pietrabbondante, in un sito sannita molto suggestivo. Come prevedevo, dall'alto delle millemila montagne, mi si apre un intero orizzonte da esplorare. Non so se vi capita ma quando non conosco la geografia reale del territorio comincio a disegnare mappa puramente soggettive dei confini che allo stesso tempo definisco e estendono territori ignoti. Chi mi conosce sa quanto sia amante delle cartine geografiche, anche quelle fantasy, poiché parto per la tangente con l'immaginazione chiedendomi cosa c'è e chi vive in quei territori. Le zone soffici come il Molise permettono questo in maniera semplificata senza diventare mai scontato. Pertanto anche tornare passando sotto le ennesime pale eoliche che si incontrano lungo il percorso, ho la possibilità di fermarmi ed ammirare l'estensione di un nuovo mondo, per me, riempiendomi di ottime vibrazioni. Accade sempre più spesso quando non so cosa aspettarmi e gli incontri casuali con la gente lungo il percorso, misti ai scenari che fanno da sfondo, rendono cose ordinarie quantomeno meritevoli di attenzioni. Una domanda cominciava a girare nella mia testa, forse più una riflessione: questa apparente mancanza di affolamento umano (anche se quest'anno molto più del solito) sia un bene o anche un male per questi territori? In un periodo dove la solitudine si è mostrata in aspetti non pianificati (vedi la chiusura/lockdown primaverile), stare a distanza è stato rilassante e tonificante ma non riesco a non considerare che in una società come la nostra, lo sviluppo economico ha un impatto importante, sia positivamente che negativamente. Qui ci sarebbero tante cose da fare per renderlo un posto migliore ma allo stesso tempo potrebbe diventare un posto peggiore. Come i Sanniti, lo sento mio anche se riconosco che inizialmente sia ostico e respingente perché non è detto che troverai quello che stai cercando. Anche quando non lo sai. E non è detto che sia un male.