giovedì 27 ottobre 2011

[RECE Cinema] Alla fine di tutto...Melancholia

Quando arriva la melancholia tutto finisce e più nulla ha senso.

Von Trier affronta la sua depressione cercando di darle un senso, o almeno facendotelo credere perchè sappiamo già, dall'alto della sua strafottenza, che il senso non esiste.

Quanti di noi alzano gli occhi al cielo cercando qualcosa?
Chi gli alieni, chi nuove stelle, chi altri mondi.

Stavolta arriva un pianeta che sta collidendo la Terra.
Non c'è la CIA e tutte le menate alla Indipendence Day.

Soltanto due sorelle e il loro piccolo mondo che le circonda.
Le loro sicurezze, vere o presunte, e come queste perdano di senso.

C'è la melancholia di Julie, che altro non è che la depressione, male inspiegabile ma devastante.
Claire invece testardamente vuole vivere fino all'ultimo cercando di dare un senso alle cose.

Però tutto finisce. E c'è soltanto il silenzio universale che accompagnia i titoli di coda

Ennesima prova intensa di Von Trier che mischia una regia Dogma con quella classica, collezionando scene spettacolari ed intense.
Il cast è particolarmente azzeccato. Bravissime la Durnst e la Gainsbourg.

domenica 23 ottobre 2011

[RECE Musica] Dream Theater - A Dramatic Turn Of Events

13° album della band.
Il primo senza il batterista Mike Portnoy.
La recensione non può prescindere da questo.
Lui era il trascinatore e il despota del gruppo, quello che decideva le linee guida del gruppo, le iniziative, le "influenze" da inserire in ogni lavoro.
La sua batteria era una presenza ingombrante e ad un certo punto gli altri hanno detto basta e gli hanno detto andarsene, prendendo Mike Mangini.
Non c'è stata la svolta assoluta ma...
Qui veniamo alla recensione dopo la necessaria premessa su Portnoy.
Questo album non è nulla di nuovo.
Considerando le capacità tecniche e il genere di cui stiamo parlando, proporre qualcosa di nuovo non è così facile considerando quanto tanto ci si aspetti da questo gruppo.
Soltanto che, per me, si respira una certa coesione di insieme e, tolti alcuni difetti, si riescono a sentire tutti gli strumenti suonare sullo stesso piano.
Per esempio il basso torna a farsi sentire e a non essere un semplice tappeto per la batteria. Il silente Myung torna anche a scrivere e lo fa con la più bella (Breaking All Illusions)canzone degli ultimi album, come a dire che nell'equilibrio delle parti questo gruppo riesce a spaccare di brutto.
Le parti di chitarra sono ottime.
L'unico strumento che mi sento di criticare è la tastiera che spesso esagera nei virtuosismi. Da alcune interviste lette si evince come a Rudess stesse stretto il ruolo subalterno che aveva nei confronti di Portnoy.
La batteria non è predominante e questo è un bene anche se non emerge la personalità creativa di Mangini.
Per quanto riguarda la voce La Brie non spicca particolarmente anche per come vengono registrate le sue parti. Forse non è al top delle sue capacità, come già accaduto in passato.
Brani da segnalare? Prediligo il progressive di "Breaking All Illusions", equilibrato e lezioso al punto giusto, cosa che non capita in altri brani, troppo giocati su vecchi schemi freddi e ripetivi, che suscitano fastidio più che apprezzamento (parti di "Bridges In The Sky" o "Outcry").
Ci sono tre brani lenti, piacevoli, quasi a dire che non servono 3-4 minuti di cazzeggio tecnicistico per rendere interessante un brano ma le emozioni (vedi "This Is The Life").
Ecco, tornano le emozioni.
Niente di assurdo ma la strada sembra quella giusta.
Sarebbe utile come test rivederli dal vivo per cogliere la veridicità di queste emozioni. Magari il prossimo anno.

venerdì 21 ottobre 2011

[RECE Fumetto] Lo schifo che è in te...e in me


Sono di parte, lo so.
Adoro Grant Morrison.
E' montato, si atteggia a star, si da molte pose però è bravo.
Ogni volta che leggo un suo fumetto sono letteralmente invaso dalle sue idee, i suoi spunti.
Rimango vittima però della sua scrittura contorta, piena di riferimenti pop-culturali che necessitano di indagini.
Stimola la mia curiosità e reputo questa cosa essenziale per uno scrittore.
Riferimenti:
Philip K. Dick,
William Burroughs,
il cinema di David Cronenberg,
la new wave di Michael Moorcock,
le spy-story di Ian Fleming,
il post-modernismo,
la meta-narrazione alla Animal Man
l’occultismo di Crowley
controculture come la Beat Generation, il punk, etc.

Di cosa parla "Lo Schifo"?
Di ognuno di noi lasciato libero di sfogare le più sordide pulsioni.
Un esempio?
pornodivi che eiaculano seme nero, registi hard che vogliono erotizzare intere metropoli per filmarne la distruzione in una sorta di gigantesco snuff movie, microrganismi che fanno amicizia con il cancro, città bonsai, spermatozoi senzienti, un Presidente degli Stati Uniti con un paio di tette siliconate, scimmie intelligenti e assassine, terroristi surrealisti ed un'ossessione per la pornografia e le perversioni sessuali.
Cosa ancora alla realtà il protagonista?
L'amore per il suo gatto morente a causa del cancro.

Leggerlo ti destabilizza, ti pone di fronte a cosa può essere l'umanità in tutte le sue forme.
Soprattutto di quanto siamo controllati dal sistema nonostante ci sembri agiamo secondo i nostri più intimi bisogni.
Di come per essere realmente liberi bisogna costantemente prendere coscienza delle nostre azioni e delle nostre responsabilità.

E' una lettura difficile, soprattutto per chi non ha masticato tecniche di narrazione non lineari applicate sul fumetto. Un piccolo manuale di sceneggiatura.

Per chi è curioso e per chi va oltre le apparenze.