lunedì 26 agosto 2019

Ferie d'agosto - Lassù, nei monti, lungo una mulattiera

Per comprendere appieno cosa sto per scrivere, vi basti sapere che in termini genetici sono abruzzese al 100%, almeno fino al 1700 e forse anche prima.
Questa cosa, di primo acchitto solo una simpatica nota di colore, in realtà ricopre un ruolo molto più rilevante e profondo nella mia vita.
Non averne pienamente coscienza mi ha permesso lo stesso di vivere ma ultimamente, in un lungo processo di consapevolezza, sta recuperando importanza soprattutto quando, come in questi 4 giorni di agosto, torno al paese "dei miei" come capita in maniera irregolare lungo la mia vita.
Sono nato a Roma, ci sono cresciuto e credo che in fondo non riuscirei mai ad abbandonarla.
Solo che da lì si estende una corda che in qualche maniera mi ha sempre tirato a sé.
Senza tirare in ballo cose più personali, basti pensare che, girata quella specifica curva, entro regolarmente in un mondo a parte: una bolla spazio temporale, dove si attiva una parte del cervello che normalmente rimane silente o in secondo piano.
Gli occhi guardano oltre. Una macchina che passa in un posto isolato, un rumore sospetto, un ricordo stratificato.
Si attivano sensi specifici. Badate, non tutti positivi. Perché l'intento del post non è declamare la vita bucolica che noi cittadini votati alle stress non riusciamo a vivere se non per brevissimi periodi. Almeno non è solo questo.
Faccio prima a raccontare una cosa semplice per rendere l'idea.
In una tarda mattinata, decido di fare una passeggiata lungo le varie frazioni collegati tra loro da strade più o meno sgarrupate.
Sto parlando di neanche un paio di km, in luoghi dove non passavo da molti anni poiché fuori itinerario (un chiarimento: la geografia del territorio è allo stesso tempo semplice e superstratificata). Mi faccio accompagnare da mia zia che funge da cicerone, compagnia, spalla e molto altro.
Nel giro di due ore incontriamo una sacco di gente, non tutti necessariamente parenti, tutti pronti a parlare con te e raccontarti cose o, semplicemente, condividere le più svariate emozioni (dalle nascite alle perdite). E' tremendamente disarmante constatare come un ritmo lento predisponga le persone ad aprirsi e stupirsi. Non parlo solo delle persone incontrate, abituate a quei ritmi visto che ci vivono ma anche di me e degli altri che vengono da fuori quel mondo ma che in qualche modo ritornano per starci un po'.
Ovviamente si entra anche nei pettegolezzi più bassi (di cui molto spesso fatico a tenere le fila viste le ramificazioni allucinanti). Di per sé non è un male. Fa parte del gioco e lungi da me sentirmi superiore. Accade sempre.
Stavolta, forse con un approccio mentale leggermente diverso (più narrativo?) sono stato lì, vivendo momento per momento, contestualizzandolo, dandogli un paesaggio e, soprattutto, una luce.
Non so se è per via dell'età, che tutto colora con la memoria e la nostalgia. Forse ma non solo.
Era anche qualcos'altro, ne sono sicuro. Non riuscivo a focalizzarlo.
Poi...
Poi mi son detto 'chi se ne frega'.
So che mi è rimasta una sensazione estremamente positiva.
Un'energia.
Una ricarica potentissima.
Come detto da altre parti, non sarà mica questo lo scopo delle vacanze?

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