sabato 16 aprile 2016

Sotto i ciliegi in fiore - Giorno 4 Un mondo a parte

Ieri sera sono rientrato a Tokyo, la maledetta città senza indicazioni stradali.
Comincio a dubitare di quanto possa reggere in questa situazione.
Metteteci i postumi post sbornia, le due stronze valigie e l'idea di dormire nella parte di Tokyo più affollata di tutte, sono arrivato in condizioni pietose in albergo.
Stamattina non avevo ancora recuperato ma sta città chiama e io rispondo.
Mi immergo allora nel suo centro geografico e trovo il vuoto.
Il palazzo imperiale e i suoi giardini sono un oasi di pace nel macello cittadino, in termini urbanistici, di questa città.
Un passato mitico, per certi versi più romanticamente percepito da noi occidentali, un misto tra esotico e rogore morale.
Colto da questo momento nostalgici mi trovo da tutt'altra parte a visitard la tomba dell'ultimo shogun.
L'isolamento quasi totale che il giappone ha vissuto per 250 a causa degli shogun l'ho collegato a come oggi, nonostante la tecnologia che loro stessi hanno creato, questo popolo vivano a parte tante cose rispetto al resto.
Basta passeggiare a Shibuya o ad Akihabara per vedere fenomeni sociali solo interni come gli Otaku, fan sfegatati dei manga e derivati, o le Idol, ragazzine cantanti che cantano il J-Pop con video ad alto budget e interi piani di CC dedicati a loro.
Anche per strada se ne beccano così come interi palazzi con stanze dove cantare il karaoke.
Per contrasto nel vecchio quartiere di Yanaka vieni catapultato a 100 anni fa dove tutto è più piccolo e comunque quasi autosufficiente.
Tutto il mondo è lontano ed è di base solo accessorio.
Aprirsi quindi all'Occidente sembra essere stato una cosa necessaria e non voluta, così come tirarsi sù dopo la bomba.
Non perdendo il proprio orgoglio, mai.
Chissà poi se il fatto che le strade non abbiano le indicazioni anche per questo.
Solo chi è e capisce veramente il luogo dove si trova può viverlo.
Agli altri decidere se adattarsi.
Questo viaggio (il Giappone in generale e Tokyo in particolare) lo consiglio di farlo insieme a qualcuno con cui magari condivide una stessa esperienza pregressa (d'infanzia e adolescenza) legata ai cartoni aninati.
Non potete capire quante volte mi sono detto inconsapevolmente: "Cacchio, questo no. Me lo ricordo", legato ad un oggetto,  un casa, uno scorcio, persino un suono come quello del gong o della fontana di bambù e non poter condividere con qualcuno e raccontarsi cosa richiama.
Minchia, qui si portano a galla certe sensazioni un po'dimenticate.
E sono piccole ma piacevoli epifanie.

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