mercoledì 13 aprile 2016

Shanghai la città sopra l'oceano - Giorno 3 - Tra le riunioni

Shanghai non è la Cina.
Così come New York non è l'America e Tokyo non è il Giappone.
In questo elenco evito di mettere Roma perché secondo me come media rappresenta l'Italia...
Questo per dire una banalità?
(Certo, mica posso tirar fuori solo perle di saggezza).
Mi spiego.
Il Centro è in stile Manhattan, più esagerato, pieno di luci al neon in ogni dove e camminamenti pedonali sopraelevati che lo attraversano, anche lungo le strade e non solo per attraversarle.
In generale la città si sviluppa in altezza.
Tutta, non solo nelle zone centrali.
Lungo le strade che portano nelle zone industriali infatti spuntano palazzi da 20/30 piani in schiera, tutti uguali tanto da far pensare che un Caltagirone si è trapiantato anche qui e ha fatto il botto.
Tanti negozi, centri commerciali, zone di struscio e altre di svago.
Il fatto è che, tra le righe, ti accorgi che non sei in una città come le altre.
Sei in Cina, una dittatura comunista in un libero mercato.
E' qui sta il fascino bizzarro dell'avere la possibilità di visitarlo da un'altra angolatura.
Essendo venuto per lavoro, c'è una buona possibilità di interagire coi colleghi di qui.
Togliamoci subito un dente.
Non vi spiegherò come facciano a vivere in questa contraddizione.
Mi sono posto però il dubbio che non tutto quello che sappiamo da fuori spesso corrisponda alla realtà.
Non parlo in termini politici o economici. Non mi dilungo sul fatto che siano decisamente in contraddizione con le evoluzione storiche che le hanno viste protagoniste (e forse ormai passate di moda entrambe).
Ciò che mi affascina è che tipo di equilibrio hanno raggiunto.
Certamente avere la possibilità di interagire con l'esterno, per esempio tramite la conoscenza dell'inglese, ha permesso a loro e a me di riflesso di poter scambiare esperienze e renderci partecipi delle progressioni in atto da entrambi le parti.
Nelle riunioni spesso escono trattati di sociologia, spiccia per quanto si voglia, che neanche troveresti in tanti corsi di formazione.
Chi ride, chi parla, chi urla, chi ascolta, chi domanda, chi si vergogna, in un campionario vario di diversità sorprendenti per poi tornare messa alla chiusura della giornata lavorativa, dove rischi di perderti in una metropolitana piena di milioni di persone.


Al di sopra di tutto domina Lei,la burocrazia,  che incombe su ogni cosa.
Quella che decide se una cosa si può fare o meno.
Se poi capita una cosa non prevista dal codice, questa diventa automaticamente non fattibile, anzichè il contrario come da noi in occidente.
Quindi il caos apparente (manifestato con la guida pessima delle auto e delle vociare sonoro e costante) è sotto controllo.
Mi veniva da pensare al fatto che nelle culture orientali si abbia una propensione alla dimensione interiore mentre in quelle occidentali più verso una socialità umorale.
Sono ovviamente estremizzazioni.
Per dirla meglio, a Shanghai l'eterna lotta tra le due parti dell'animo umano trova una delle sue espressioni più recenti.
Assolutamente non risolta come prevedibile ma sfido chiunque a dirmi dove lo sia.





Nessun commento:

Posta un commento

Sei caldamente invitato a lasciare commenti. Certo potrei ignorarti comunque!