martedì 12 aprile 2016

Shanghai la città sopra l'oceano - Giorno 2 - 20 ore come tante

2 ore e 30 minuti.
Questa è la durata del calvario per arrivare col taxi nell'altro stabilimento qui a Shanghai.
Che poi tecnicamente sia in un'altra provincia poco conta.
Sveglia al solito presto (6:10) per fare colazione e partire per le 7:30 (bucate di un quarto d'ora).
Stamattina, a differenza di ieri, non mi viene a prendere la collega ma vado col taxi.
Con un cinese che ovviamente non parla inglese.
Piove e il solito mondo è in giro.
Ora, sappiamo Roma com'è simpatica la mattina sul raccordo.
Beh qui vanno oltre.
Ho notato lo stesso approccio tra i due popoli, quello del contendersi l'asfalto.
Come un trofeo.
La considerazione viene spenta dal fatto che ho un sonno assurdo e tento di sonnecchiare.
Vengo svegliato dalla simpatica radio cinese che l'autista accende per combattere la noia.
Mica mette la musica però. Solo due persone che parlano per un'ora e si alternano alla radio in dotazione dei tassisti che ripete sempre una stessa cantilena che mi è entrata nel cervello.
Nella zona industriale veniamo fermati.
L'autista scende e scompare sotto la pioggia.
Scattano le diecimila telefonate alla collega per capire cosa sta succedendo.
Intanto il mio passaporto scompare perchè richiesto per entrare.
Beh, per motivi di sicurezza, lui non può entrare e devo essere venuto a prendere da uno autorizzato.
L'espressione del mio viso è al di là della previsione che se ne potrebbe fare.
Arrivo quindi in ritardissimo e vengo deriso da ogni collega che incontro, anche se non parlante lingua inglese.
Non vi dico le operazioni con badge, metal detector e altro.
Essendo ormai maturato dopo anni di esperienza, scatta la vendetta.
Nelle riunioni li massacro di domande.
Nel plant tour pure.
Credo che il responsabile della cassaforte mi volesse richiudere nel caveau a vita.
Questo perché le domande scomode tocca farle a me.
Cibo della mensa decente e lì scatta lo show vendicativo coi colleghi piegati dalle risate.
Nel pomeriggio scontro su una tabella da dati nel quale vinco su tutta la linea.
Scatta ovviamente la vendetta al contrario.
La cattiva collega dice alle 16:50 che l'ultimo shuttle per tornare è alle 17 e dobbiamo correre per prenderlo poiché il taxi non può entrare per i motivi di cui sopra.
Scatta la corsa per uscire.
Ora, secondo voi nel mega stabilimento aziendale dove è posizionato il nostro, piccolo in confronto agli altri?
Sì, bravi, nell'angolo più lontano.
Almeno un chilometro per uscire.
Lei scappa su un altro urlando "Sorry, Simone".
Io vengo lasciato al suo complice.
Ci facciamo un'ora di autobus per poi prendere tre metro.
Ore 19 circa.
Stanco come uno straccio, cosa decido di fare, finalmente solo?
Vado sulla torre di Shanghai alta 200 metri con camminamento su pavimento fatto da vetri.
In pratica cammini nel vuoto, con l'ansia per le altezze che ti sale a mille.
Litighi con la tua coscienza. Tema "Come renderti la vita facile complicandotela a caso".
Ore 20:45. Scendi e cerchi un ristorante.
Memore del fatto che nella downtown i ristoranti sono nel centro commerciale (come la sera precedente) imbocchi in uno.
Da solo, nel tavolo in fondo.
Ordini a caso e a gesti visto che l'inglese non è cosa.
Ti viene il dubbio che accettino la tua carta di credito e valuti se lavare i piatti dopo un giornata leggera aiuti almeno la circolazione (dei vaffanculo sicuro).
Finisci di mangiare con praticamente i tavoli vicini già apparecchiati per il giorno dopo (ore 21:30).
Esci dal CC e vai in strada.
Shanghai è una versione di light di Singapore.
Le persone camminano non al livello della strada (non solo) ma su ponti pedonali.
Vai a trovare adesso un posto dove chiamare un taxi considerando che chiamarlo per telefono non sarebbe servito molto (solito problema lingua).
Segue una passeggiata di un chilometro per trovare un marciapiede senza transenna.
Ti pisciano in 10.
Uno per caso si ferma e ti chiede più del doppio di quello che hai pagato la sera prima.
Ovviamente neanche pensi di scendere.
Pagamento? contanti con ricevute che sembravano buoni pasto. Vedremo se in nota spese li accetteranno.
Ovviamente visti i tempi compressi in camera d'albergo ti sei messo a lavorare per recuperare qualcosa.
Inutilmente.


L'autore di quanto sopra non ha mai sostenuto che i viaggi siano un qualcosa di rilassante.
Pertanto si astiene dal considerare i perditempo che pensano che la vita debba essere una discesa in bicicletta.
MAINAGIOIA







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