sabato 28 aprile 2018

Il Cairo: pioggia nel deserto - Giorno 4

Ad essere onesti, il Cairo non è quella che si definirebbe una bella città.
Non nella maniera classica del termine. Bisogna andare oltre lo sporco e cercare di scomporla letteralmente dato che è un accatastamento di strati senza un'idea organica.
Prendete la sua isola sul Nilo, Gezira. La residenza dei ricchi di inizio novecento, ora tante belle case con giardino in mezzo a colossi di cemento di rara bruttezza.
Eppure.
Mangi sul Nilo nel caldo infernale e diventi un colono che partirà alla volta delle sorgenti di questo fiume grande e accogliente.
Ok, sono suggestioni dettate da tante cose viste e lette. Le stesse che ti farebbero tornare a quel passato coloniale tanto sbagliate.
Perché il punto sta proprio lì.
Non si può imporre il proprio senso estetico non tenendo conto che 10milioni di egiziani devono vivere questa città. Dalle strade larghe senza corsie, lunghe chilometri senza semafori.
Geometrie folli che neanche gli arabi avevano contemplato nei loro studi millenari.
Lungo tutti questi viaggi credo di aver smesso di voler cambiare il 'quadro' per renderlo perfetto.
La sfida sta nel leggere tra i livelli della stratificazione storica.
Ascoltare quel canto ipnotico, vedere tra le luci delle finestre della prima sinagoga, seguire un airone su una riva del Nilo.
Tutto è tremendamente imperfetto e difficile da digerire ma apre un sacco di mondi.

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