giovedì 17 settembre 2020
Le zone soffici - Valle del Sangro
«Quella sera a mensa sedetti accanto al cappellano che fu deluso e si offese d’improvviso perché non ero andato negli Abruzzi. Aveva scritto al padre che sarei andato e avevano fatto dei preparativi. Rimasi male quanto lui e non riuscivo a capire perché non ci fossi andato. […] Avevo desiderato andare negli Abruzzi. Non ero andato in nessun posto dove le strade fossero gelate e dure come il ferro, dove vi fosse freddo sereno e asciutto e la neve fosse asciutta e farinosa e sulla neve peste di lepre e i contadini che si levassero il cappello e vi chiamassero signoria e ci fosse una buona caccia»
«Gli volevo molto bene e speravo che una volta o l’altra potesse ritornare negli Abruzzi. Faceva una porcheria di vita alla mensa e la sopportava bene, ma pensavo a come sarebbe stato al suo paese. A Capracotta, mi aveva detto, c’erano le trote nel torrente sotto la città. Era proibito suonare il flauto la notte.»
Addio alle Armi, Ernest Hemingway
«Andremo a Napoli [con Hadley, in viaggio di nozze] e staremo lì finché non arriverà il caldo della primavera. Suppongo a Capri e poi negli Abruzzi. Probabilmente a Capracotta. C’è un bel torrente per le trote lì, il Sangro, il campo da tennis ed è a 1.200 metri sopra il livello del mare, il posto più bello che tu abbia mai sentito. Ho tutte le notizie sui prezzi eccetera dal mio miglior amico, Nick Neroni, che è appena arrivato qui. Siamo stati insieme in guerra e se ne è rimasto un po’ con me e mi ha dato tutte le informazioni. Lui tornerà in primavera e ci organizzerà tutto»
Ernest Hemingway, lettera del 21 luglio 1921 a Grace Quinlan
Quest'estate, un po' per caso, ero su quel fiume.
Suggestionato da queste letture e guidato anche dal caso, ho preso un sentiero.
Mentre mi avventuravo, pensavo a Hemingway che qui non c'era mai stato in realtà ma ne parlava spesso, a quanto sembra. Paventando l'ipotesi di trasferirvicisi.
E mentre scrivo, ora, penso alla mia definizione di zona soffice.
Un luogo con una geografia reale e anche una immaginaria.
Un po' come quando si va in un campo, una volta luogo di una famosa battaglia, e si immaginano gli eserciti dispiegati e i movimenti. Il tutto prendendosi una quarta dimensione, legata al tempo teoricamente ma per me più legata alla percenzione mentale. E ci si perde.
Lungo il Sangro ce n'è una di zona soffice.
Non è facile definirla ma c'è. L'ho vista.
Scorre lenta. In mezzo al letto del fiume.
È sfuggente. Parecchio. Ma c'è.
Mi sa che quel cappellano aveva ragione.
È un posto bellissimo.
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